di Alfredo Morganti – 17 febbraio 2017
Sono il primo ad aver combattuto Renzi sin dal suo apparire. Sono un antirenziano ante litteram, nel bene e nel male. Dunque posso parlare con una certa libertà. Perciò dico che scendere dalla sbilenca ‘giostra’ piddina è ormai una necessità (ma lo è da tempo, a pensarci) non perché il capo giostra sia lo stesso Renzi, non perché i cavallucci che girano sono tutti amici suoi. Non è questione di persone, ma di giostra stessa. Questo partito non ha più nulla da dire a sinistra, non è più definibile, non ha una cultura politica adeguata (o non l’ha affatto), non suscita più alcun entusiasmo, alcun sentimento, è solo marketing, un marchio per di più svalutato, è un comitato elettorale (ecco perché vogliono sempre e solo votare), non ha più referenti sociali, non ha più una base vera di iscritti, si fonda sull’esistenza della categoria dei ‘passanti’ alle primarie (che può andar bene a livello artistico, ma non ha corrispettivi a livello socio-politico), non è più un partito insomma, ma una piramide ridotta alla propria sommità.
A chi mi dice: ‘Renzi è finito, resto per cacciarlo’, io rispondo che la macchina è sfasciata, la giostra non sta più nei cardini, e, a parte i cavallucci che girano alla cieca, non rappresenta più granché. E se anche fosse, la sua base elettorale è stata depurata di molti voti e sentimenti di sinistra. L’ho già detto: scendere dalla giostra è per smetterla di girare attorno alle chiacchiere da imbonitore del Capo, e tornare di nuovo in cammino. Chi resta sulla giostra rimarrà a girare in tondo, incantato o incazzato, chiunque sarà il capo giostra. Anche se non amo i capi giostra, ma i grandi segretari politici.
E poi la differenza di fondo tra ‘noi’ e ‘loro’ è troppa, l’abisso è sempre più profondo. C’è chi mi dice: vi sentite ‘diversi’, ‘migliori’, siete pronti ogni volta a fare lezioni. Rispondo che questa cosa me l’hanno sempre ripetuta quelli di destra. In realtà, io mi sento me stesso e basta, e a parte qualche radical chic, le donne e gli uomini di sinistra che conosco si sentono gente normale, persino troppo umile, persino troppo modesta. Lo penso perché trenta anni fa facevo bellissime riunioni con lavoratori che si erano ‘riscattati’ culturalmente e politicamente anche grazie alle 150 ore, e al diploma di scuola media preso la sera, dopo il lavoro. Tant’è che dico: è venuto il momento di sentirsi se stessi, di non aver timore, di rimettersi in moto culturalmente, politicamente, socialmente e di riavviare un percorso costituente. Parlo a tutti, non solo ai cosiddetti ‘scissionisti’, ma anche a chi oggi entra in congresso per costruire un partito di sinistra italiana, anche a chi si limiterà a essere un osservatore interessato, anche a chi ha finito con la militanza, ma non con lo spirito di partecipazione, anche a chi studia e vuole mettere in circolo il proprio sapere, anche a chi ha tanta passione dentro di sé ma non ha più referenti su cui puntarla, anche a chi si limita a scrivere qualche riflessione come me su facebook nei pochi ritagli di tempo.
Dico a tutti, e anche a me stesso: c’è tanto da ricostruire, tanto da ‘rattoppare’, tanto da studiare, tanto da dibattere, tanto da fare. Nessuno resti indietro, nessuno si perda. Non siete né il bene né il male, siete voi stessi, con le vostre ansie, la vostra esistenza, i vostri timori e le vostre speranze., E dunque, in bocca al lupo ai compagni a congresso, agli altri amici e ai compagni che ripartono in una costituente di centrosinistra (e spero proprio che lo facciano senza tentennamenti), a chi esce o è già uscito dal PD per farne, magari, uno migliore dell’attuale, a tutti i compagni e ai cittadini che inizieranno a volgere di nuovo lo sguardo attorno senza più l’ombra di Renzi a oscurare la vista. A tutti, nessuno escluso dico di fare quel che si sentono di fare, nelle loro possibilità, nei loro desideri, nel loro tempo. Una volta si diceva: al lavoro e alla lotta! Anche oggi è così.


