Boschi: conflitto o rappresentanza degli interessi?

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=1699

di Lucia Del Grosso – 19 dicembre 2015

Se fosse sopravvissuto un minimo di cultura politica diffusa in questo Paese dovrebbe essere chiaro a tutti lo squallore che si nasconde, e nemmeno bene, dietro la vicenda Boschi. Di cui la giovanotta è solo un perno, perché tante solo le viti che serrano questo governo ad un coacervo di interessi. Praticamente tutti, tranne gli interessi dei lavoratori e dei deboli.

Focalizzare il tema sul conflitto di interessi della Boschi è infatti come la famosa questione dito/luna: il problema non è se è entrata o uscita dal Consiglio dei Ministri mentre si discuteva del decreto, quante azioni ha, di chi è figlia, ecc. ecc. Il problema è che in un governo non dico di sinistra, ma almeno di svolta e cambiamento, la ragazzotta in macchina ministeriale figlia di quello che andava a piedi a scuola non avrebbe dovuto ricoprire nemmeno il ruolo di portaborse.

Perché la stucchevole favola della prima laureata in famiglia è un artificio retorico non si quanto efficace che invece di nascondere rivela i motivi per cui è stata chiamata al governo: a rappresentare una borghesia di antica o nuova ricchezza (apprendiamo che quella di suo padre è nuova, ma non ce ne fregava niente) che siede in decine di consigli di amministrazione (che raggiunge in macchina, sono finiti i tempi in cui si muoveva a piedi) anche di banche, così completa il giro degli affari con l’accesso a credito e fidi concessi spesso in maniera spregiudicata, in conflitto di interessi, dato che se li concedono da sé medesimi (e anche questo capitolo sta emergendo).

E di fronte a questa evidenza la posizione della sinistra PD che vota contro la sfiducia argomentando sull’inesistenza tecnica del conflitto di interessi è penosa: è chiedere troppo, a chi dice di volere rappresentare le ragioni della sinistra, di decidersi a porre il problema di questa provincia massona (Arezzo) che nomina ministri (la Boschi) e membri del CSM (Fanfani) che autorizzano un PM (Rossi) ad assumere incarichi di consulenza al governo (e si torna alla Boschi), mentre invece dovrebbe indagare sul padre della Boschi? Tutto un giro che non sembra di un governo di una nazione, ma di un condominio.

E a proposito di famiglia: i dirimpettai che si incontrano nel pianerottolo parlano della famiglia, non i ministri. I ministri spendono almeno una parola su chi si è ammazzato per la disperazione, non su quanto bene vogliono a papà. E c’è pure chi dice dalle colonne dell’Huffington Post che la Boschi ha fatto un figurone.

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