Il volto della città è completamente cambiato grazie a riforme economiche e di semplice attuazione, come l’aumento delle aree verdi e l’ampliamento degli spazi ciclabili e pedonali anche nelle vie non interdette al traffico. Oggi tre quarti dei trasferimenti che un tempo erano fatti con mezzi a motore avvengono a piedi o in bicicletta, mentre l’automobile viene usata ancora nel 22% dei casi, contro il 45% della media europea per gli spostamenti urbani casa-lavoro. La salute ne ha giovato doppiamente: l’aria di Pontevedra è molto più sana, dato che le emissioni di anidride carbonica sono calate del 66% circa, una quantità equivalente a 500 chili annui per cittadino. Questa cifra assume un significato importante ora che sappiamo che nell’Unione Europea si stimano complessivamente 460mila decessi prematuri causati dall’inquinamento atmosferico, di cui circa 33mila in Spagna. Gli abitanti della città non godono solo di una migliore qualità dell’aria, ma sono anche molto più attivi fisicamente con il 70% degli spostamenti a piedi e il 6% in bicicletta, andando incontro alle linee guida  dell’Oms che raccomandano un’attività fisica moderata di almeno 150 minuti alla settimana per gli adulti. Il comune ha investito anche nella comunicazione, proprio per sottolineare i benefici del nuovo stile di vita: la mappa Pasominuto indica per 20 diversi itinerari a piedi i tempi di percorrenza, le calorie consumate e il numero di passi necessari per completarlo.

Anche i bambini oggi vanno a scuola a piedi e si sono ripresi le piazze come campo di gioco, grazie all’aumento della sicurezza: gli incidenti sono diminuiti drasticamente. Pontevedra, infatti, ha 80mila abitanti come Treviso, ma mentre qui non si sono registrati morti per incidenti in auto dal 2009, nel solo 2017 a Treviso sono morte 52 persone. Inoltre, la riqualificazione del centro – dove sono state trasferite più scuole e i reparti ospedalieri di pediatria e maternità – lo ha rivitalizzato, facendo crollare il tasso di criminalità, che nel 2010 ha raggiunto il minimo degli ultimi 10 anni con 34 reati ogni mille cittadini, scesi a 27 nel 2017.

In vent’anni l’amministrazione di Pontevedra ha saputo ricucire il tessuto sociale della città. Liberata dalle automobili – con una riduzione del traffico pari al 77% nell’anello interno e al 97% nel cuore del centro – la città è tornata a popolarsi, registrando il maggiore aumento demografico della Galizia degli ultimi dieci anni, con una crescita degli abitanti dai 73.871 del 1998 ai circa 83mila di oggi. Nel contesto di una Spagna alle prese con il maggiore calo demografico dagli anni Quaranta, fa ancora più scalpore l’aumento dell’8% della popolazione under 14 a partire dal 2000.

L’esperimento positivo di Pontevedra non ha pari per radicalità, ma molte città del mondo  mondo si stanno mobilitando per attuare politiche simili. A guidarle si trovano le capitali verdi del nord Europa: mentre a Copenaghen già dal 2016 ci sono più biciclette che automobili in circolazione, a Oslo nel 2017 sono stati eliminati circa 300 parcheggi e altrettanti l’anno successivo. Al loro posto sono state create delle piste ciclabili e ridotte le aree aperte al traffico privato. Il piano originale dell’amministrazione della città era la messa al bando totale dei veicoli a motore, ma le proteste hanno spinto il comune ad adottare un approccio graduale come quello di Pontevedra, partendo dalla riduzione dei parcheggi.

Un’altra strategia molto diffusa è quella di ampliare le aree pedonali, come sta facendo New York, dove già sono completamente pedonalizzate zone come Times Square e il Madison Square Park. La città statunitense sta investendo anche sul bike sharing, seguita dalla metropoli cinese di Shanghai che, data la sua densità abitativa, studia da anni strategie di mobilità alternative per ridurre il traffico da veicoli a motore. Oltre alle rete di bike sharing Shanghai ha puntato molto anche su una linea metropolitana all’avanguardia, a un costo equivalente a 30 centesimi di euro circa per corsa. Anche Bruxelles – che ha già un’area pedonale tra le più estese in Europa – spinge i cittadini a usare il trasporto pubblico, che è gratuito nei giorni di maggiore inquinamento, da verificare su un’app specifica aggiornata in tempo reale.

In Italia le città lottano ancora con il sovrappopolamento delle automobili, ma si intravedono segnali di miglioramento, con una leggera flessione nel tasso di motorizzazione: gli italiani si spostano sempre meno con l’auto di proprietà, preferendo il car sharing quando possibile. Nonostante questo, nel nostro Paese in media il numero di veicoli in circolazione è aumentato rispetto all’inizio degli anni 2000. Il risultato sono i 4,5 incidenti ogni mille abitanti e un’impennata delle malattie respiratorie dovute all’inquinamento atmosferico, responsabile di oltre 84mila morti premature in Italia, uno dei tassi più alti in Europa. Diverse amministrazioni si sono impegnate nel rendere più vivibili le loro città, per esempio attraverso l’ampliamento delle zone a traffico limitato e delle piste ciclabili, non supportato tuttavia da un adeguato sistema di trasporti pubblici, come denunciato dal rapporto Mobilitaria 2018.

L’esempio di Pontevedra, facilitato dalle dimensioni ridotte della città galiziana, sarebbe esportabile nella maggior parte dei centri urbani italiani, simili per estensione e caratteristiche storiche e architettoniche. Per il sindaco Lores, restituire le strade agli abitanti non è un’utopia, ma un progetto realizzabile: lui ci è riuscito senza investire milioni in infrastrutture, facendo affidamento solo sulle casse del comune e senza interventi del governo o della regione. Il politico galiziano non ha dubbi nel sostenere che quasi sempre a mancare non sono i fondi o le idee, ma la volontà di una classe politica che ha dimenticato la centralità della salute nella qualità della vita dei suoi cittadini.