Cuba protagonista a Roma: un evento culturale in ricordo di José Martí
Questo lunedì 19 maggio 2025, alle ore 18:00, si è tenuto presso l’Ambasciata di Cuba in Italia, in Via Licinia 7 a Roma, un importante incontro culturale in occasione del 130° anniversario della caduta in battaglia di José Martí, eroe nazionale cubano e simbolo universale della lotta per l’indipendenza e la giustizia sociale.
L’evento ha visto la partecipazione del professor Pasquale Amato, illustre storico e studioso dei rapporti tra Europa e America Latina, che ha tenuto una conferenza dal titolo:
«La centralità mondiale dell’Avana nell’America ispanica del ‘700».
Nel suo intervento, il professor Amato ha illustrato con rigore e passione il ruolo strategico, politico ed economico assunto da L’Avana nel corso del XVIII secolo. La capitale cubana è stata descritta come un autentico snodo globale del mondo ispanico, fondamentale nel sistema coloniale spagnolo e nelle rotte transatlantiche tra Europa, Africa e Americhe. Un centro vitale di potere, commercio e cultura che ha contribuito a definire gli equilibri geopolitici dell’epoca.
L’iniziativa, promossa dall’Ambasciata cubana, ha rappresentato non solo un’occasione di approfondimento storico, ma anche un gesto di omaggio e memoria verso la figura di José Martí, poeta, giornalista, filosofo e rivoluzionario. Le sue idee e il suo sacrificio continuano a ispirare i popoli dell’America Latina e non solo, nel cammino verso la dignità, la libertà e l’emancipazione.
L’incontro ha visto la partecipazione di studiosi, diversi rappresentanti del corpo diplomatico latino-americano, militanti della solidarietà internazionalista, esponenti di partiti politici social-progressisti o social-comunisti e appassionati di storia, in un clima di viva attenzione e profondo rispetto.

Un evento che ha ribadito il legame storico e culturale tra Italia e Cuba, rafforzando il dialogo tra i popoli e la memoria condivisa delle grandi lotte per l’indipendenza e la giustizia sociale.
Il professor Amato ha ribadito: “Martí è una figura centrale nella storia dell’indipendenza cubana e nel pensiero politico dell’America Latina. È un simbolo della lotta per la libertà, la dignità e la sovranità dei popoli.
Il suo lascito è immenso. Non solo per ciò che scrisse e fece in vita, ma anche per il modo in cui ha saputo unire cultura e politica, poesia e rivoluzione. Martí ci ha insegnato che l’intellettuale non deve chiudersi in una torre d’avorio, ma deve mettere il proprio sapere al servizio della giustizia sociale e della liberazione dei popoli. La sua opera più celebre, “Nuestra América”, pubblicata nel 1891, è ancora oggi un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia comprendere l’identità e le sfide dell’America Latina. In essa, Martí mette in guardia contro i pericoli dell’imperialismo statunitense e invita i popoli latinoamericani a unirsi, a riconoscere la propria ricchezza culturale, a costruire un destino autonomo. Scriveva: “Trincheras de ideas valen más que trincheras de piedra” – “Le trincee di idee valgono più delle trincee di pietra”. Una frase che sintetizza il suo pensiero: la forza delle idee, della cultura, della conoscenza come strumenti di resistenza e di emancipazione.
Il professor Amato ha aggiunto: “Oggi, mentre celebriamo la sua memoria, dobbiamo anche chiederci cosa significhi, nel mondo contemporaneo, essere fedeli all’eredità di José Martí. Significa forse continuare a difendere il diritto dei popoli a scegliere il proprio destino, senza ingerenze esterne, senza ricatti economici, senza imposizioni culturali. Significa riconoscere la dignità delle differenze, delle lingue, delle tradizioni, delle storie locali. Significa costruire un mondo multipolare, in cui la solidarietà prevalga sulla competizione, in cui la cooperazione sia più importante del profitto.
Per questo, la figura di Martí non appartiene solo a Cuba, ma a tutta l’umanità. La sua vita e la sua opera parlano a tutte le persone che lottano contro l’oppressione, che credono nella giustizia, che cercano un’alternativa alla logica della guerra e dello sfruttamento. In un’epoca come la nostra, segnata da conflitti, disuguaglianze crescenti, crisi ambientali e morali, il messaggio di Martí risuona con straordinaria attualità. Lui ci ricorda che un altro mondo è possibile, ma che per costruirlo occorrono coraggio, coerenza e soprattutto amore per il genere umano.”
Martí, da buon rivoluzionario, non odiava i suoi nemici. Li combatteva con la penna e con la spada, ma sempre con dignità. Credeva nell’educazione come strumento di trasformazione, nella cultura come arma di riscatto, nella poesia come espressione della verità più profonda. Non è un caso che tra i suoi scritti ci siano versi dolcissimi, dedicati ai bambini, alla natura, alla libertà. Versi che ancora oggi vengono insegnati nelle scuole cubane, che fanno parte dell’identità di un popolo”.
Martí crebbe in questo contesto, tra scuole, circoli intellettuali e ambienti in fermento. La sua formazione fu cosmopolita, ma radicata nei valori latinoamericani. Studiò in Spagna, ma anche negli Stati Uniti, dove comprese le dinamiche interne di quel paese e la sua vocazione imperialista. Proprio per questo scrisse pagine illuminanti su ciò che avrebbe potuto accadere a Cuba e a tutta l’America Latina se gli Stati Uniti avessero imposto la loro visione del mondo. Martí capì che l’indipendenza politica non bastava: era necessaria anche un’autonomia culturale, linguistica, spirituale. Da qui l’urgenza di costruire Nuestra América, la nostra America, diversa dall’America anglosassone, una realtà basata sulla solidarietà, sull’identità plurale, sul rispetto delle differenze.
Questi valori oggi ci appaiono più che mai attuali, in un mondo che continua a vivere conflitti, disuguaglianze e tentativi di omologazione culturale. Ecco perché ricordare Martí non è solo un omaggio al passato, ma anche un impegno per il presente e per il futuro. Il suo pensiero ci invita a riflettere su che tipo di mondo vogliamo costruire: un mondo basato sul dominio o sulla cooperazione? Sulla sopraffazione o sulla solidarietà?
Il professor Amato ha concluso il suo discorso, in questa giornata speciale, ribadendo che la memoria di José Martí ci ricorda che ogni popolo ha il diritto di autodeterminarsi, di raccontarsi con le proprie parole, di costruire un futuro secondo le proprie esigenze, i propri sogni, i propri valori. E per questo, ha aggiunto, “la poesia – come il Premio Nosside ben dimostra – può giocare un ruolo fondamentale. Perché la poesia, come Martí ci ha insegnato, non è solo espressione estetica, ma anche strumento di libertà, di denuncia, di costruzione di un’immaginazione politica alternativa.
Con questo spirito, vi ringrazio ancora per la vostra presenza e la vostra attenzione.” Viva José Martí. Viva Cuba. Viva l’amicizia tra i popoli.
Maddalena Celano



