di Gian Franco Ferraris – 6 giugno 2017
Ho molta stima per Guglielmo Epifani e l’intervento che ho ascoltato a Milano mi ha toccato il cuore. In questa intervista, riportata in calce, sono d’accordissimo con lui quando sostiene che “bisogna costruire rapidamente il programma, che è il punto che dà identità e senso all’operazione. Ma anche decidere come si costruisce questa formazione, i soggetti della società civile e dei movimenti che vuole coinvolgere, le regole democratiche. Dobbiamo accelerare” e condivido pure il fatto che «La discriminante è l’adesione al programma. Chi lo condivide sta dentro questo percorso. Senza preclusioni preventive di nessun tipo».
Tuttavia, la stessa intervista fa emergere ambiguità e ombre che stanno caratterizzando il movimento di Articolo uno Democratici e Progressisti di questi tempi:
alla domanda “Sinistra Italiana ci starà?” Epifani risponde:
«Il mio auspicio è che sia un fronte più largo possibile. Un obiettivo impegnativo ma possibile. Certo non possiamo essere un caravanserraglio in cui c’è di tutto. Ci devono essere tutti i pluralismi, ma bisogna anche avere una identità». Questa affermazione combinata con il titolo dell’intervista “Sì a Pisapia leader della sinistra”, titolo che non ha deciso Epifani ma che di fatto pone la domanda: se il leader è stato già scelto nella persona di Pisapia come è possibile aprire un processo costituente cristallino con Sinistra Italiana, con Possibile e i comitati del No al referendum?
Ricordo che l’idea di D’Alema esposta in una intervista al Corriere della sera è semplice e lineare:
«L’alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l’indicazione dei candidati (un punto forte dell’intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo».
Ribadisco che a mio modesto parere questa proposta ha almeno quattro grandi pregi e nessun difetto:
- e’ inclusiva e costruttiva perchè consente a tutti i politici e alle persone di buona volontà di discutere e contribuire a scrivere un programma essenziale e condiviso. Avere come obiettivo un programma per affrontare i gravi problemi del Paese unisce ed evita, per quanto possibile, le discussioni inutili come quelle se è meglio il centrosinistra o la sinistra identitaria, su recriminazioni del passato e vecchie divisioni.
- avere una unica forza politica ‘a sinistra’ chiarirebbe all’opinione pubblica di oggi distratta da mille problemi che c’è una alternativa concreta a Renzusconi, alla Lega e al movimento 5 stelle. Spunterebbe anche l’arma del Pd del “voto utile”.
- Consentirebbe a coloro che hanno l’ambizione di guidare questa forza politica di farlo in modo democratico, civile, scelto dai cittadini. A esempio penso che Giuseppe Civati che in questi anni ha affrontato un cammino tanto solitario quanto coerente abbia il diritto di giocarsi le proprie carte se lo ritiene opportuno, ricordo poi che Anna Falcone in una intervista alla 7 alla domanda su una sua disponibilità a candidarsi alle prossime elezioni, ha risposto: “ Ma non ci si candida, semmai ci si mette a disposizione”. Ebbene ho pubblicato questa intervista su Nuovatlantide e in un solo giorno il testo è stato letto da migliaia di persone e ha raccolto centinaia di condivisioni e commenti di apprezzamento. Altri potrebbero dare la propria disponibilità.
- con la scelta dei candidati a deputato si invertirebbe la rotta della frattura ogni giorno più profonda tra politici e società. Gli attuali deputati rischierebbero ben poco perchè attualmente sono una cinquantina mentre si otterrebbero almeno 100 seggi parlamentari. Inoltre, l’elettorato di sinistra è rispettoso dei politici e nella società liquida attuale gli uscenti sono molto più conosciuti di candidati provenienti dalla società civile.
Ora, se davvero si vuole aprire un processo costituente con l’unica discriminante del programma è bene iniziare il cammino insieme a Sinistra Italiana (se disponibile) e ai soggetti e movimenti della società civile come avviene tra compagni fraterni, davanti abbiamo delle praterie. Come ha ricordato Adele Vignola il 2 giugno: “se vogliamo che al processo costituente partecipino non solo le forze politiche, sociali, culturali, economiche organizzate ma, soprattutto, quelle migliaia di cittadini che hanno abbandonato la politica, e in particolare, il PD, e che il 4 dicembre hanno scelto di difendere la Costituzione, allora si deve aprire al massimo il percorso di partecipazione, condivisione e responsabilità collettiva….” Con un processo limpido ben venga Giuliano Pisapia federatore e candidato (?) di Campo Progressista e Articolo 1. Ma se l’iniziativa del 1 luglio diventerà il tentativo di mettere il carro davanti ai buoi il cammino si farà sempre più tortuoso con danno per l’intero Paese.
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Sì a Pisapia leader della sinistra. Ora incontriamoci per il programma
Intervista di Roberto Giovannini a Guglielmo Epifani – La Stampa, 4 giugno 2017
«L’intervista di Giuliano Pisapia? Era quello che molti di noi aspettavano – dice Guglielmo Epifani, ex segretario della Cgil e deputato di Mdp – Aiuta il processo di composizione di un largo campo di centrosinistra che guarda a sinistra. Così questa sfida è già partita col piede giusto».
Cosa la convince di più?
«Pisapia, molto giustamente, delinea due caposaldi del programma: più giustizia sociale e lotta alle disuguaglianze. Termini che sono praticamente scomparsi dal lessico dei partiti italiani, e che invece fanno la differenza per una formazione progressista che guarda alle disuguaglianze emerse in questi anni».
Intanto, però, le elezioni si avvicinano.
«L’accelerazione dissennata che i tre partiti autori dell’accordo sulla legge elettorale hanno determinato per andare subito alle elezioni fa male al Paese. Ma ci impone anche la necessità di velocizzare la costruzione di questa nuova formazione politica di cui parla Pisapia. L’assemblea promossa da Giuliano a Roma il primo luglio è un passaggio chiave: se si va a votare a ottobre, è chiaro che bisogna costruire rapidamente il programma, che è il punto che dà identità e senso all’operazione. Ma anche decidere come si costruisce questa formazione, i soggetti della società civile e dei movimenti che vuole coinvolgere, le regole democratiche. Dobbiamo accelerare».
Ma ce la farete a fare un programma condiviso dalle tante, litigiose, anime della sinistra?
«La discriminante è l’adesione al programma. Chi lo condivide sta dentro questo percorso. Senza preclusioni preventive di nessun tipo».
Sinistra Italiana ci starà?
«Il mio auspicio è che sia un fronte più largo possibile. Un obiettivo impegnativo ma possibile. Certo non possiamo essere un caravanserraglio in cui c’è di tutto. Ci devono essere tutti i pluralismi, ma bisogna anche avere una identità».
Ma il Pd è un avversario elettorale o no?
«Io non penso che il Pd sia il nostro avversario. Noi dobbiamo combattere le politiche sbagliate fatte dal Pd in questi anni. E fare proposte in positivo: penso alla sanità, alla scuola, al lavoro e ai suoi diritti, a un piano straordinario di investimenti per far ripartire il Paese, le riforme sui diritti civili di cui parla Pisapia, e anche il rispetto delle procedure democratiche come il referendum. Non va bene quanto è avvenuto sui referendum sulle trivelle e sui voucher».
Si può fare una “cosa” così larga? Se si pensa alla tradizione di litigiosità della sinistra italiana…
«Ce la possiamo fare, tutti noi abbiamo il dovere di provarci. Se si accelera il voto costruire un partito è difficile, ma se costruissimo solo un cartello elettorale avremmo il fiato corto. Dobbiamo guardare oltre, ma intanto dobbiamo contare dopo le elezioni in Parlamento e nel Paese. Non sarà una presenza di testimonianza».
1 commento
Ferraris ha anticipato i nodi che stanno venendo al pettine, Anna Falcone e Montanari hanno convocato il popolo di sinistra a Roma il 18 giugno e Civati e Fratoianni ha subito aderito con entusiasmo. Pisapia ‘federatore’ il 1 luglio si vede con i bersaniani – ma articolo 1 ha responsabilità gravi in questo caso, almeno di mancanza di chiarezza.