di Alfredo Morganti – 28 maggio 2017
Ritorno a casa
Ma ve li immaginate i renziani, anzi i turco-renziani, in una delle loro riunioni? Magari stipati in qualche ufficietto, stretti stretti per evitare che trapeli voce, tanto poi ai retroscenisti raccontiamo la prima frescaccia che capita? Io sì. Non vi aspettate che discutano di politica, di strategie, di idee! Macché! Si parla solo di date elettorali, manovre di corridoio, tattiche spicciole, si dice ‘noi’ e ‘loro’, si fanno calcoli. Immagino il consesso in cui si è deciso ‘che fare’ a proposito di legge elettorale ed elezioni anticipate. Si sarà parlato soprattutto di come fare per anticipare la scadenza, e che fine riservare al governo, e quando far scattare la provocazione – incidente, in modo che essa coincidesse il più possibile con la svolta Renzusconiana sulla legge elettorale. Piazziamo l’uno-due avrà detto il gregario di turno, coordiniamoci: stringiamo con Berlusconi sulle nuove regole del voto, poi tiriamo la bombetta dei voucher, e magari lo facciamo dopo il G7, pure per non far indispettire Gentiloni e concedergli la ribalta, poi diciamo che si va a votare tranquillamente a ottobre e così evitiamo anche i musi lunghi dei parlamentari. Be’, io ce li vedo con il calendario in mano, la mappa aperta sul tavolo, i soldatini da spostare e i generali che confabulano tra loro in una nuvola di fumo di sigaro.
Questo resta del glorioso partito della sinistra, di quello che faceva riunioni ponderose, e si dilaniava per le idee e le posizioni strategiche. Il PD non c’entra niente, è ‘avulso’ da quella storia direbbe Verdone. Nel PD è tutto un chiacchiericcio di tattici e comunicatori, è tutto un calcolo di ‘noi facciamo così se loro fanno colà’. I retroscena non raccontano di un Renzi impegnatissimo a ‘mettere in un angolo’ i suoi avversari con mosse intelligentone? E infatti è così. C’è una povertà di pensiero, e un’arroganza commisurata, che io non ho visto mai in alcun altro partito della sinistra, ma anche di altri schieramenti. Se parlate con un sostenitore di Renzi al più vi dirà che siete invidiosi, perché Renzi vi ha prima rottamati e poi pure ‘asfaltati’. Non è così? Non vi sembra di vivere un’esperienza mistica, dove qualcuno vi parla di politica avendo in mente, in realtà, il calcio o il burraco? Diciamolo con la morte nel cuore: c’è più pensiero nel centrodestra, nel partito di plastica di Forza Italia, che in certe frange piddine. Berlusconi a confronto è uno statista liberale.
La domanda allora è: perché? Perché quella lunga storia è affondata qui, in questa palude amara del PD? Io dico per i tanti errori commessi, per la sottovalutazione (o sopravvalutazione) di certi personaggi, per aver davvero creduto che Renzi fosse l’uomo nuovo, per aver ritenuto che gli ‘uomini nuovi’ fossero decisivi, per aver sbagliato strada, per aver deragliato dai binari, per non aver capito che certe idee, certi pensieri non ci appartengono, per non aver intuito che certi atteggiamenti erano un suicidio, per aver pensato che ‘loro’ avessero vinto in via definitiva e dunque si trattasse al più di salvare la pelle allestendo una specie di riserva indiana, per aver ceduto autonomia di pensiero in cambio di qualche inquadratura televisiva, per aver chiamato ‘centrosinistra’ quella che doveva essere invece sinistra plurale, ampia, democratica, aperta con dentro comunisti, socialisti, cattolici democratici, laici in genere, purché desiderosi di dare voce e rappresentare ancora gli ultimi, gli sfruttati, i disagiati, i sofferenti, per aver pensato che la cultura politica fosse divenuta un optional, e che bastasse masticare un po’ di fondamentali della comunicazione mediale e delle neuroscienze per essere vincenti, per aver creduto che la politica sia ‘vincere’, e il potere solo comando, e le istituzioni solo Governo, per aver dimenticato il linguaggio del popolo, dei lavoratori, degli ultimi, delle persone normali, per essere divenuti radical, magari chic, invece di restare donne e uomini che nella vita quotidiana imparano cosa significhi vivere, non solo sui libri o nei salotti. Ecco, per tutto questo e altro ancora, oggi ci sono i turco-renziani a capo di un partito che ha l’obiettivo di asfaltare la sinistra e rottamare i suoi dirigenti.
Qualcosa sta avvenendo però, e non è come appare o fanno apparire certuni. Ed è una specie di homecoming: in SI, in Articolo 1, nel sindacato, nel mondo delle associazioni, nelle nostre coscienze. Un ritorno a casa che potrebbe essere un’uscita verso il futuro. Con tutti i limiti, con tutte le difficoltà e le contraddizioni possibili, talmente facili da segnalare che sembra di sparare sulla croce rossa. Pur tuttavia una casa c’è, la intravedo, erge le sue mura. Una casa che è ancora una scommessa: ma non è meglio scommettere, in taluni casi, piuttosto che apparire saggi e misurati come sempre? Una scommessa che si può perdere, perché no. Ma noi non siamo nati per ‘vincere’, piuttosto per essere sempre più forti e sempre più rappresentativi di chi non conta nulla. Andate a risentire ‘I treni per Reggio Calabria’ di Giovanna Marini, lì c’era già tutto. Per questo, per questa sciocca ragione e per altre ancora, io direi che è ora di ritrovare un senso di comunità e riprendere il cammino. Ognuno a modo suo, ma tutti uniti.


