Ancora oggi, l’opera di Dante Alighieri suscita tanto interesse e costituisce motivo di studio perché i suoi contenuti, i suoi valori, la sua proiezione universalistica oltre il tempo e le generazioni confermano la modernità, l’attualità del pensiero dantesco.
Dante è moderno, attuale perché, senza difficoltà, ravvisabile interprete di talune condizioni dell’uomo, odierne, ma da sempre imperiture, nonostante il progresso incalzante della società: la fragilità e la possibile decadenza della realtà contemporanea, quindi il costante desiderio di sognare, progettare, aspirare al rinnovamento di noi stessi e del nostro mondo. Un giovane che, pur con qualche iniziale difficoltà, oggi si avvicina alla conoscenza e all’interpretazione di Dante, in modo particolare della sua Divina Commedia, alla fine sente quanto prossimo gli sia questo poeta, sommo perché grandemente sognatore e instancabile progettista di una realtà più giusta e vicina al bene, poi rivoluzionario araldo di un primordiale “Risorgimento Italiano” di unità linguistica e politica, infine, soprattutto, coraggioso nocchiero oltre le Colonne d’Ercole delle convenzioni, dei pregiudizi e dei dogmi.
Dante diventa così avanguardia letteraria e politica, precursore di nuove strade, capace agli occhi dei nostri giovani di congiungersi all’ I have a dream di Martin Luther King davanti al Lincoln Memorial di Washington il 28 agosto 1963: insomma, due profeti, tanto storicamente distanti tra loro, ma uniti dalla stessa fede cristiana, dalla medesima conoscenza delle Sacre Scritture, dunque anche dei versi del profeta Isaia, ispiratori in Dante dell’incipit “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura….” Forse, al pensiero del loro audace accostamento tra questi due eroi i nostri giovani sorridono compiaciuti, magari nel sottofondo rock di Un mondo migliore di Vasco Rossi, a tutto volume nella loro cameretta.
Dante è, ancora, moderno, attuale per il rigore e la coerenza del suo impegno nelle vicende politiche di Firenze e della Toscana alla fine del ‘200, sempre combattendo l’establishment di una politica, ormai lontana dagli ideali evangelico-sociali, sostenuti, al suo sorgere, dalla società comunale. Dante è moderno, attuale nella sua affermazione di una forma ideale di vita, società e governo, attenta allo spirito e al confronto associativo della iniziale realtà comunale, quella dei cosiddetti Consigli Generali, di solito con la responsabilità di eleggere consoli di carica annuale: dunque, Dante difende, vivifica una sorta di democrazia rappresentativa, convinto che tale pratica istituzionale possa contribuire all’efficacia di governo dell’Impero.
Di nuovo, Dante è moderno, attuale perché, come Winston Churchill, pur sconfitto ripetutamente in battaglia, non si rassegna al pensiero di aver perso la guerra, per questo insiste nella sua critica alla gente “nova, avara, invidiosa e superba” della borghesia mercantile, accusandola di sottomettere la politica alla ricchezza, agli interessi di pochi, fuori da ogni condotta “sobria e pudica”. Indiscutibilmente, Dante è moderno, attuale per la sua scelta, quasi anticipatrice del cavouriano “Libera Chiesa in libero Stato”, di uno stato laico, autonomo dall’autorità della Chiesa: non poca cosa per lui, cristiano, legato alla tradizione, ma pure all’innovazione religiosa, tanto da far convivere Sant’Agostino con San Francesco nel suo retroterra culturale. Non stupisce, a tal riguardo, che politici contemporanei, come Giorgio La Pira o Oscar Luigi Scalfaro, sottolineassero spesso con richiami danteschi la loro concezione laica della nostra repubblica, pur essendo entrambi impegnati in un partito d’ispirazione cattolica. Infine, Dante moderno, attuale quale europeista ante litteram per la sua convinzione che l’Impero possa assicurare sia la sovranità nazionale di singoli stati europei sia la sovranità di una federazione di nazioni del vecchio continente, tra loro legate da comuni interessi e aspetti di identità culturale, religiosa. Così, le pagine dantesche de Il Convivio, del De Monarchia e delle Epistole costituiscono la trama del pensiero filosofico, politico, perché no anche della proposta ideologica di Dante, vero maitre à penser del suo e del nostro tempo con un consistente patrimonio di idee, spesso ripreso, chiarito o approfondito, anche divulgato proprio attraverso i versi de la Divina Commedia.
Dante è poeta della catarsi morale dell’umanità attraverso un viaggio dall’Inferno, luogo di condanna dei vizi umani persistenti, al Paradiso, ideale regno del bene, aperto alle anime pie e giuste: una sorta di percorso simbolico, allegorico, pure profetico, alla fine compendio e termine dell’età medioevale. Ecco, Dante chiude proprio il nostro Medioevo, gettando le basi linguistiche, culturali dell’identità italiana, così che quest’ultima possa definirsi attraverso l’età moderna e quella contemporanea. La vicinanza di Dante e del suo pensiero alle problematiche dei nostri giorni conferma pure la duplice immortalità del nostro Sommo: da una parte, quella personale dell’uomo e del poeta dopo la morte, dall’altra, nota in tutto il mondo, quella identitaria della sua figura con la nostra amata Italia.