“Siamo tutti Franco” il corteo del paese in sostegno del tabaccaio che ha sparato

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabio Martini

di Fabio Martini – 12 giugno 2019

IL CORTEO IN SOSTEGNO DEL TABACCAIO CHE HA SPARATO FA RIFLETTERE: SULLA PROFONDITA’ DEI SENTIMENTI DI DIFESA 
E SUL PERICOLO DI TRASFORMARLI IN AGGRESSIVITA’

<Siamo tutti Franco>: il corteo del paese in sostegno del tabaccaio che, stando alla prima ricostruzione, sparando dal balcone di casa, ha ucciso un ladro che scappava, è un evento che non può essere liquidato con un’alzata di spalle. L’irruzione nella propria casa di un estraneo, magari armato, è qualcosa che viene avvertito come una violenza insopportabile e così quando un conoscente reagisce, magari con un eccesso di difesa, scatta istintiva la solidarietà: poteva capitare a me, siamo tutti Franco. Davanti a questo sentimento profondo e comprensibile, il ministro dell’Interno esercita un’azione maieutica: anziché far in modo che le sparatorie diventino la regola, tira fuori le pulsioni più aggressive che albergano in ognuno di noi e concede per legge di poter sparare.

E poi, quando la sparatoria avviene in condizioni controverse, dice, come fa Salvini: io sto comunque dalla parte di chi ha sparato per difendersi. Ci sono pochi in casi nei quali si comprende la differenza tra una classe dirigente e una politica che preferisce incoraggiare i sentimenti di aggressività che, ahinoi, tutti coltiviamo in qualche angolo della nostra testa. Sentimenti che sappiamo spegnere per un ragionamento interiore e grazie ad una classe dirigente – di centro, di destra moderata e di sinistra – che finora (e da 70 anni) è stata attenta non farci tornare nella legge della giungla.

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