Il fronte del nord e la connessione che non funziona
C’è un fronte del nord delle regioni, che contesta al governo la data del 3 giugno per la riapertura dei confini. Un fronte traversale politicamente, dentro il quale c’è anche Bonaccini. Fontana è tra questi contestatori: lui che governa la regione più colpita, che ancora oggi è un passo indietro le altre, che ancora conta morti e contagi in un numero che desta preoccupazione.
Si dovrà prima o poi discutere del perché di questo triste primato lombardo, delle difficoltà che la regione ha manifestato, della crisi del suo sistema, più forte di altri. L’impressione è che la rincorsa verso la riapertura sia anche un modo per evitare questo dibattito, anzi per negarne l’utilità. In realtà, queste crisi sono l’occasione per grandi scelte, per cambiamenti profondi. Le crisi sono un test, una sfida, sotto certi riguardi una opportunità per il futuro.
Dietro la richiesta sobillatrice di Fontana c’è in realtà il rifiuto di questo redde rationem, ossia del valore della crisi come chance. C’è il desiderio di portarsi dietro il sistema così com’è, purché resti al potere l’attuale classe dirigente fallimentare.
Su Skytg24 intervistano proprio ora, in diretta, dalla sua casa in centro a Milano, un sindacalista o uno studioso (non ho capito), che parla proprio del lavoro e del sistema lombardo. Mi pare di cogliere una critica di fondo, come se volesse mostrare le debolezze del sistema che pure si vanta di essere il più europeo. La connessione va e viene, resta spesso immobilizzato, ‘frizzato’, come si dice. Lui stesso lo rimarca, e dice che è in centro ma la banda di connessione non funziona.
L’impressione è quella di un gigante, o supposto tale, ma con i piedi d’argilla. Che sta perdendo l’occasione vera per cambiare in meglio. Modernità e arretratezza in un unico frame, anzi in un fermo immagine, ecco la verità.


