Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 7 gennaio 2015
Il polverone
L’affare del 3% ha avuto anche dei risvolti comici. Per esempio, il tentativo di produrre dei diversivi, o cos’altro. Davvero pretestuoso il video clip sulla riforma della scuola lanciato il 5 gennaio, in piena bagarre sulla manina che avrebbe inserito il salva-Berlusconi nel decreto fiscale. L’annuncio di Renzi appare come i cavoli a merenda: non c’entra niente col clima politico, con la fase, e soprattutto non disegna alcuna novità rispetto al cumulo di annunci dedicati alla ‘buona scuola’ e al referendum in atto sul web. Appare innanzi a noi così, come una singolarità fisica, un evento imprevedibile, una tantum, che difatti pochi notano, compresi i media, e di cui nessuno parla. Appare anche curioso il tweet renziano sul ‘crollo’ del viadotto. Anche perché (nonostante lo ripetano instancabilmente i tg) non c’è stato un ‘crollo’ del viadotto, che difatti appare intatto nei servizi video, ma uno smottamento o sfaldamento della strada di accesso al viadotto che l’ha resa impraticabile. Fatto grave, certo, a cui si sarebbe posto riparo con il collaudo. L’impresa ha già detto che porrà rimedio. I responsabili dovranno spiegarci tutto. Ma il tentativo anche qui è alzare polvere, ingigantendo un fenomeno a dismisura. È stato come dire che è in corso uno tsunami, mentre si è trattato soltanto di un vento di tramontana. E comunque, dicendo ‘crollo’ si sposta l’attenzione di una certa parte dell’opinione pubblica verso i guasti della PA (che oggi è il vero punching ball del governo), tentando di distoglierla dall’affare del 3%. Per non parlare del tentativo del premier di dire che questo affare sarebbe già chiuso, che se ne parlerà a condanna di Berlusconi già scontata: escamotage poco convincente, perché in ogni caso il decreto (in quale forma? nella stessa?) continua a pendere sul capo di Berlusconi, condizionandone i comportamenti in vista delle votazioni sull’Italicum e poi per il nuovo Capo dello Stato. Anche perché il punto della riabilitazione politica dello stesso Berlusconi non cadrebbe del tutto: le vie degli avvocati sono infinite, soprattutto se si è in presenza di una nuova norma meno severa verso il proprio assistito, anche a condanna già scontata. Insomma, il tema dell’agibilità politica di Berlusconi continuerebbe a sussistere (se il 3% permanesse) anche dopo il 20 febbraio.
Una volta ci si chiedeva cosa ci fosse dietro ai polveroni e ai diversivi. In tempi di grande politica (o anche solo di ‘media’) le cortine venivano alzate per nascondere serissimi affari trattati in segrete stanze da governi e da plenipotenziari. Era la ragione di Stato che rimuginava e covava nascostamente, mentre alle popolazioni e all’opinione pubblica veniva dato in pasto un cibo precotto ed edulcorato, che fungeva da paravento alla pietanza vera. Dietro quel polverone (bello o brutto che fosse) covava dunque un forte lavorìo politico-politico. Ovviamente, era giusto chiedere trasparenza, era giusto che i democratici volessero squarciare il velo e mostrare le carte che riguardavano, comunque, i cittadini in primis, non solo i governi o la classe dirigente. Ma non si può negare che la ragion di Stato abbia un senso e un peso. Oggi cosa c’è, invece, dietro le cortine renziane (per quanto deboluccie)? Il Patto del Nazareno, in primis. Ossia un accordo opaco, impronunciabile, su reciproche convenienze politiche e personali. Forse è l’unico vero atto politico rilevante compiuto dal premier, ma nulla di strategico, più che altro una manovra tattica e di corto respiro: il voto sull’Italicum, le manovre attorno all’elezione della PdR, il desiderio di rendere marginale la sinistra, gli interessi patrimoniali dell’ex cavaliere, la sua agibilità politica. Cose rilevanti certo, ma nulla che punti gli occhi fuori dell’immediatissimo futuro. Anche perché Italicum e nuovo Capo dello Stato non sono di assoluto dominio del ‘Patto’, visto le critiche, le opposizioni, lo stato dei gruppi parlamentari, l’esistenza di una fronda in Forza Italia, la debolezza di Berlusconi. Dov’è la polpa, dunque?
Ecco, la mia impressione è che polpa non vi sia. Che dietro alle cortine sollevate oggi vi sia il solo Patto del Nazareno, e che dietro di esso non vi sia null’altro, se non quello che stiamo scoprendo giorno per giorno. Tattica, solo tattica. Corto respiro senza un disegno. I tempi brevissimi della comunicazione applicati alla politica, che invece necessita di lungo corso, di una visione ampia, di profondità spaziale e temporale. Non di fretta, ma di pazienza e applicazione. È un polverone che nasconde la ‘cosina’ del Patto, ma che serve più che altro a celare il niente di niente di cui si tratterebbe oggi nelle segrete stanze: al più i tempi di una campagna di comunicazione, il battage sul web, le uscitine nelle scuole, i retweet e i video clip. E magari pure una certa visione degli interessi in gioco, certo, ovviamente a partire da quelli più grandi (il 3% indica anche questo!). Ma nulla di più, o poc’altro. Per la prima volta una così grande messe di fumogeni e di diversivi, di comunicazione e di storytelling non serve a coprire una polpa, una sostanza, un disegno, ma a mascherare l’inesistenza di una vera prospettiva politica di lungo corso. A camuffare l’inesistenza della politica. Una comunicazione che non comunica, insomma. Se non la solita strategia, vecchia come il cucù, così riassumibile: la sinistra fuori e i grandi interessi dentro. Punto.


