Il Piddì e il Piddò

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 13 dicembre 2018

Prima di mollare vogliono che la carcassa sia sconquassata. Non si contentano di mollare il Titanic alle prese con l’iceberg. No. Vogliono la sua completa dematerializzazione. Altrimenti non si capisce tutto questo accanimento. Pensate, oggi i renziani sono divisi addirittura in tre. Quelli che seguono Martina (diciamo gli unitari), quelli che seguono Giachetti-Ascani (diciamo gli scissionisti-fondamentalisti) e, in ultimo, Renzi stesso, una specie di one man band che sembra persino infastidito dall’esistenza stessa del partito che pure ha diretto e portato al tracollo finale in soli cinque anni. Il suo claim fu profetico: “Quando lo sfasciamo il PD? Adesso!”. Può darsi che questa trinità renziana sia solo una manfrina, che tutto si riduca a infastidire il più possibile la candidatura di Zingaretti. E forse è davvero così. Ma può anche darsi che il renzismo si stia davvero sgretolando in vari spezzoni, e che Renzi punti ormai alla propria apoteosi in un altro (non) partito, una specie di ventre molle avvinghiato al proprio leader, un po’ come fu per il berlusconismo. Una Grande Leopolda dove non ci sarà più nemmeno il fantasma di un’organizzazione alle spalle, di una struttura o di un soggetto esterno, e dove tutto si ridurrà all’esibizione di giovanotti, comitati, scenografie più la hola finale al Capo.

Non sarà un nuovo PD la prossima creatura renziana, che per quanto ormai consunto era comunque l’appendice seppur sbiadita di una storia gloriosa. Non sarà neanche un partito, perché si ridurrà al vertice puntuto e solitario di una sottostante piramide nebbiosa e dematerializzata. Né sarà un agente collettivo, quanto piuttosto l’espressione organica di un ego mostruoso, espanso sino a comprimere i confini dello spazio globale. Ora, come si chiamerà la creatura renziana chissà chi lo sa. Movimento, Comitato, Pasquale, boch. Per saperne di più, in casi come questi, bisognerebbe andare alla ricerca di più potenti indizi utili alla bisogna. In una dichiarazione riportata dai giornali e pronunciata da Vespa, pare che l’ex-tutto abbia detto che a lui interessa solo l’Italia e frega poco del partito, “Piddì o Piddò” che sia. Voce dal sen fuggita. Dopo il Piddì, mollato al suo destino, Renzi ha in mente di fare il Piddò. Come in una filastrocca, come in una poesiola per bambini. In fondo lui non ama le mediazioni, le organizzazioni, le articolazioni, il lavoro di gruppo. In breve la politica. Lui vuole soltanto, come fu per Berlusconi, che qualcuno lo adori, non lo contraddica, non lo smentisca, gli tenga bordone. Vuole sentirsi Uno. E in questi giorni anche Trino, visto che, dopo aver rimproverato la sinistra di essere litigiosa, ha fra le mani una corrente trinitaria, ridotta ad arte a uno spezzatino tripartito. Poi dice: volete rientrare nel PD! Dove? Quale?

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