Il trumpismo, la destra e, invece, il bene comune
Come sempre, la destra antepone gli interessi di potere, solitamente di gruppo o nazionalistici, a tutto il resto. Secondo uno schema noto (per il quale si crearono dal nulla le prove dell’esistenza di armi di distruzione di massa per giustificare un intervento in Iraq), anche stavolta siamo alla minaccia di prove certe (che nessuno ha ancora visto) per colpevolizzare la Cina della pandemia.
Il trumpismo, pur di scrollare da sé le responsabilità della sottovalutazione del virus, sta inscenando una tragica farsa, che servirà solo a dare corpo a una nuova guerra fredda cino-americana, senza alcun beneficio per le persone colpite dal virus e alcun vantaggio per la ricerca delle terapie. Insomma, la geopolitica e la frode comunicativa verso gli elettori prendono il posto della cura e della attenzione sanitaria.
Cosa c’è da aspettarsi d’altronde dalla destra nazionalista, da una politica meramente identitaria, da chi antepone l’attenzione ai meccanismi di potere all’attenzione verso i cittadini? Nulla, se non questa deriva di potere, questo alzare le barriere e i confini verso l’altro, questo credere che le soluzioni siano in casa, magari nella forza di qualche bugia, di qualche spunto ideologico o di un debito che cresce più di quanto possa essere affrontato.
E allora si individua il nemico esterno (o interno, poco cambia), che diventa il simulacro del male, la causa unica di tutti i nostri incubi. Quel “nemico” ci salva dalle responsabilità personali, ci consente un margine di manovra in più, mette a reddito le bugie. Non è una cosa nobile come l’amico-nemico di Schmitt (che riteneva il politico fondarsi su questa distinzione), no. È una cosa più becera, più tattica, più opportunista. Da destra.
Si divide il male dal bene, si addossa il male tutto da una parte e il bene tutto per sé. E voilà. Ma questo nella realtà è impossibile, tant’è vero che la politica serve invece ad agire per ottenere il bene comune in un mondo che contiene necessariamente anche il male. È impossibile alzare uno steccato, è impossibile ‘salvarci’ per sempre, qui e ora. Se così fosse non servirebbe l’agire politico, ma una bacchetta magica (o tecnica!) per alzare una paratia, una muraglia e tutto cesserebbe.
E invece no. Convivere è il nostro destino di donne e di uomini. Col male, con le difficoltà, coi sacrifici, con dolore, col disagio. In questi mesi anche con il virus. Una sciocchezza, quindi, è quella di pensare il bene da una parte e il male dall’altra. Ecco perché la politica.
Non il potere per il potere, dunque, ma la ricerca del bene comune attraverso la lotta, la discussione pubblica, la mediazione delle istituzioni, l’organizzazione della vita civile, la partecipazione. Ricerca collettiva, anche tragica, anche bella. Ricerca che è prassi, non astrazione intellettuale o fare tecnico o semplice spinta propulsiva comunicativa.
L’uomo è animale politico perché non può liberarsi dal male adottando qualche escamotage oppure negandolo, ma deve cercare collettivamente il bene comune.