In Memoriam di Livio Ghersi
E’ morto Livio Ghersi, un liberale di altri tempi che non ho avuto il piacere di conoscere di persona. Il nostro incontro è avvenuto tramite Nuovatlantide, mi ha sempre sorpreso che Ghersi così lontano dal pensiero “di sinistra” degli altri collaboratori, abbia scoperto il blog e inviato numerosi interventi di politica e sulle riforme costituzionali. Anche quando non condividevo le sue riflessioni, rimanevo stupito della profondità del suo pensiero e apprezzavo (tanto) il suo punto di vista – in particolare sulle leggi elettorali.
Nel tempo mi ha commosso: è successo durante le festività dell’ultimo Natale, mi ha spedito per posta il suo ultimo libro: “Lo storicismo in Germania e in Italia (1730 – 1954)”, con una lettera mail che potete leggere in calce. Il volume di oltre 1000 pagine di conoscenza storico-filosofica, è un dono prezioso che conserverò fra le cose più care,
Nell’altra mail Livio Ghersi spiega il tenore del nostro rapporto ed è la cifra della sua adulta educazione ed eleganza. Infine pubblico il ricordo di

È in corso di pubblicazione nella collana Saggi della Casa Editrice Di Girolamo di Trapani il libro Lo Storicismo in Germania e in Italia (1730-1954). Sottotitolo: I problemi del XXI secolo alla luce dello storicismo.
La letteratura sullo storicismo finora è stata scritta, prevalentemente, dai suoi critici e detrattori. Ho individuato cinque cause fondamentali per spiegarne le ragioni. La prima è di natura storico-politica. La tradizione dello storicismo è soprattutto tedesca e italiana: da Herder a Meinecke, da Vico a Croce. La Germania è stata sconfitta sia nella prima guerra mondiale, sia nella seconda. L’Italia è stata sconfitta nella seconda guerra mondiale.
Gli autori dello storicismo viventi nella prima metà del ventesimo secolo erano portatori di un mondo di valori culturali antitetico rispetto a quello proprio dei fascisti e dei nazisti; eppure, la sconfitta non poteva non riguardarli. Proprio in relazione a tale pregiudizio storico-politico, va registrata una estesa e radicata diffidenza dei Paesi di cultura anglosassone nei confronti dello storicismo. Molto significativo, in tal senso, il pamphlet di Karl R. Popper, titolato Miseria dello storicismo.
Il libro mi ha offerto l’occasione di dare il mio piccolo contributo per ribadire quale importanza abbia il pensiero di autori tedeschi quali Johann Gottfried Herder, Wilhelm Humboldt, Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, Leopold Ranke, per il periodico romantico; Wilhelm Dilthey, Georg Simmel, Max Weber, Ernst Troeltsch, per il periodo che va dalla seconda metà del diciannovesimo secolo alla fine della prima guerra mondiale; Heinrich Rickert, Ernst Cassirer, e, soprattutto, Friedrich Meinecke, già attivi nel precedente periodo, ma che fecero pure esperienza personale del regime nazista. Considero una fortuna ed un privilegio avere incontrato, per l’esigenza di studiare lo storicismo, il pensiero di personalità come quelle citate.
Naturalmente, il mio primo debito di riconoscenza è nei confronti di autori italiani, i quali mi hanno abituato a considerare in modo positivo lo storicismo e a riconoscerne il valore: penso, in primo luogo, a Benedetto Croce e a Adolfo Omodeo; ma, risalendo nel tempo, si incontra la rilevante personalità di Giambattista Vico. Così come ci sono altri autori significativi, come Vincenzo Cuoco.
Per rispondere alle critiche e smontare i pregiudizi, ho cercato di dimostrare tre assunti: 1) il concetto di storicismo va tenuto distinto dalle varie filosofie della storia; 2) lo storicismo non tende a consacrare il successo dei vincitori; quindi, non è una forma di giustificazionismo storico; 3) lo storicismo non avvalora il relativismo morale.
La conoscenza storica è compatibile con ogni fede soggettiva in ideali di emancipazione umana. Soltanto che tali fedi soggettive si spiegano ed hanno fondamento in relazione a certe caratteristiche del mondo umano. Quando le predette caratteristiche mutino significativamente, qualunque ideale, qualunque visione del dover-essere, vanno necessariamente ripensati. Non c’è un’unica strada da seguire. Non c’è un pensiero “politicamente corretto” da applicare sempre e dovunque. Secondo il mio giudizio, il maggior problema storico del 21° secolo è la sovrappopolazione mondiale: un pianeta di dimensioni finite non ha le risorse necessarie per soddisfare le aspettative di masse crescenti di persone, alle quali tutte si promettono standard di vita elevati sotto forma di diritti umani universali. Il dovere della procreazione responsabile e il governo dei flussi dell’immigrazione sono due fra le principali problematiche strettamente connesse con la realtà della sovrappopolazione mondiale.

Gentilissimo,


