La denuncia di Galli: “Nel mio reparto c’è di nuovo una situazione che non avrei mai più voluto vivere”

per Gian Franco Ferraris
Fonte: Globalist

Il responsabile del reparto malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano: “Dobbiamo fermare questa crescita e lo dobbiamo fare in questi giorni. Il tempo è veramente poco”.

Dopo il libera tutti dell’estate, i faciloni hanno almeno la compiacenza di tacere mentre chi ha sempre denunciato i rischi torna alla carica, visti i rischi che l’impennata di contagi stanno provocando.

“Tutto ciò che non è indispensabile è opportuno che venga ridimensionato”, è ciò che ha ripetuto Massimo Galli, responsabile del reparto malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano.

“Dobbiamo fermare questa crescita e lo dobbiamo fare in questi giorni. Il tempo è veramente poco”.
Ha commentato il professor Galli, ribadendo la necessità di un intervento immediato per non rischiare di dover ricorrere a un nuovo lockdown.

Facendo riferimento anche ad altri Paesi europei, Massimo Galli ha chiesto di mantenere alta la soglia di attenzione, limitando le uscite e tutto ciò che non sia strettamente necessario, per non rischiare di favorire ancora di più la diffusione del virus. “Non abbiamo tanto tempo – ha commentato – basta osservare anche la nostra situazione, con aree che sono state colpite adesso per la prima volta e hanno un numero di infezioni importanti”.

Siamo di fronte ad una situazione importante e rischiosa, anche se non siamo ai livelli della prima ondata, stanno tornando ad aprire i reparti di terapia intensiva, “abbiamo paura per i ricoveri e di rivivere situazioni che non avremmo voluto rivedere”.

E poi un commento sul decreto: “Dobbiamo cercare di evitare il lockdown come a marzo e ad aprile e per farlo bisogna collaborare e tenere conto anche di chi sarà penalizzato maggiormente come attività economiche”.
“Per quanto riguarda le palestre – secondo l’infettivologo – bisogna valutare la possibilità di una gestione di sicurezza. Se c’è il distanziamento può funzionare, l’importante è che non si crei assembramento. Insomma, quello che non è indispensabile cerchiamo di evitarlo. Anche se con rammarico verso tutte quelle attività che proprio per questo dovrebbero essere fortemente sostenute”. “La situazione al Sacco? – ha poi concluso Galli – Nel mio reparto vivo di nuovo situazioni che non avrei voluto più vivere”.

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