La sindrome della bacchetta magica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 11 maggio 2015

Il PD fa male a fare spallucce dinanzi all’astensione. Per tanti motivi, ma per uno essenzialmente. Io credo che, nel tempo, il fenomeno dell’astensionismo stia mutando strutturalmente. Non rappresenta più una quota residuale di elettorato indifferente, inerte, meramente non partecipativo. Al contrario, un pezzo crescente del non-voto si presenta come una forma di elettorato attivo, a cagione proprio dal deficit di rappresentanza che tende ad ampliarsi, soprattutto a sinistra. Ma, più in generale, è la rappresentanza politica in quanto tale, il suo concetto stesso, a venire a mancare. Sostituita progressivamente da un senso verticalizzato e meramente esecutivo della prassi di governo. È per questo motivo che una quota parte di chi non vota non è il menefreghista distaccato, disilluso dalla politica e disinteressato alla questione. No. Una parte dell’astensione (una quota che cresce progressivamente) prende posizione e si percepisce ‘attiva’ proprio non votando, in special modo non votando contro il PD. Si tratta del non voto e del silenzio di coloro che si collocano a sinistra ma non sanno più a chi appellarsi, non sanno più da chi farsi rappresentare, non si riconoscono negli schieramenti attuali, a partire proprio dal raggruppamento più forte, attuale dominus dello schieramento politico, quello rappresentato dal PD.

Un’astensione attiva, dunque, ruvida e oppositiva, verso la quale fare spallucce è una sciocchezza, ed è il segno di un’arroganza che impedisce di vedere come stiano davvero le cose. Solo chi ambisce a ‘comandare’ invece di ‘governare’ può prendere una cantonata del genere. Solo chi ritiene che basti urlare ordini per ottenere un immediato effetto, può pensare che sia sufficiente occupare il trono in società difficili e complesse come le nostre per ottenere a cascata tutti gli effetti voluti. L’Italicum è la legge di chi desidera comandare, non di chi vorrebbe invece governare in modo articolato ed efficace. Idem per il Jobs act, che cambia le regole per dare più potere ai padroni, nella sciocca convinzione che così crescerà un’occupazione effettiva e di qualità senza bisogno di investimenti veri. Così la ‘buona scuola’: si fa ‘comandare’ il Preside, perché si ritiene che così si risolvano magicamente i problemi di didattica, di formazione, di risorse tagliate, di unità e identità culturale del Paese. È la sindrome della ‘bacchetta magica’. È una patologia di genere ‘fiabesco’ che colpisce i bambini (sia piccoli sia grandi), quelli che credono alla fiabe e pensano che chi ‘comanda’ possa fare tutto, produrre incantesimi, uccidere il drago, cambiare il futuro, per scoprire, poi, che le cose sono un pochino più complicate di quanto non appaia alla loro ignorante inesperienza. Ed è allora che cominciano a volare improperi, contumelie, e come ultimo atto pure le monetine.

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