La sinistra belligerante

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La sinistra belligerante
Siamo al paradosso, direbbe il padre della protagonista del romanzo di Veronica Raimo, “Niente di vero”. La sinistra “belligerante”, per la quale la negoziazione sarebbe tout court una resa e che ritiene, invece, necessario che dal conflitto esca necessariamente uno sconfitto (ovviamente Putin) prima di poterla dichiarare cessata, questa sinistra si risente se la chiami per nome e cognome e dici che ha scelto la belligeranza, appunto, invece della negoziazione. Che poi sono gli stessi che usano la parola “pacifista” con disprezzo, con gesto di superiorità: come dire, non avete capito un cazzo della tragica necessità della guerra, così come non capite un cazzo dei “veri” diritti umani e del “vero” diritto internazionale. Nel caso migliore, dicono, siete ingenui, nel peggiore “filoputiniani”, se non entrambe le cose.
Mi permetto di fare un’unica obiezione. Siete così sicuri che l’Ucraina sia destinata a vincere la guerra? E se un giorno, nonostante la pioggia di armi e di dollari, nonostante morti e distruzione osservati in tv, l’Ucraina si trovasse in serissime difficoltà? Se si trovasse in ginocchio e fosse costretta non solo a chiedere armi e soldi, ma un intervento diretto della NATO? Continuare la guerra, difatti, significa rischiare l’abisso della sconfitta, la possibilità di un allargamento del conflitto – e comunque la guerra rimane una tragedia per il proprio popolo, che più ne subisce le drammatiche conseguenze. Il negoziato, ossia mettere sul tavolo tutte le ragioni possibili, per affrontare tutti assieme un riequilibrio delle potenze in campo, vorrebbe dire invece spegnere il fuoco bellico, trovare nuovi assetti, porre mano a un ridisegno dello spazio europeo e mondiale che potrebbe ridare pace a tutti, a partire da chi vive in quelle terre incendiate di confine e oggi è sotto tiro, mentre i potenti spostano le armate.
Si fa un gran parlare di realismo politico e di geopolitica, e si fa presto dire che il “pacifismo” è un illusione da anime belle. Poi scopri che proprio i presunti “realisti” perdono ogni senso della realtà, e preferiscono tenere sotto tiro un popolo, piuttosto che ammettere la necessità di porre mano a un nuovo ordine del mondo capace di garantire altri decenni di pace per tutti. L’Europa, invece di giocare al risiko sospinta dagli angloamericani, potrebbe svolgere un ruolo essenziale di pace, se solo sapesse eseguire il compito per cui è nata: non quello di garantire il prepotere della economia, ma quello di essere un soggetto politico autonomo, pronto a giocare un ruolo di sviluppo e di pace sullo scacchiere mondiale.
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