Il nuovismo realizzato

per Gabriella
Autore originale del testo: Carlo Galli
Fonte: il manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/lavventurismo-del-senso-comune/

IL NUOVISMO REALIZZATO – di MICHELE PROSPERO – ed. BORDEAUX

recensione di Carlo Galli

L’avventurismo del senso comune


Più di vent’anni di poli­tica ita­liana sono ricon­dotti, nell’ultimo libro di Michele Pro­spero (Il nuo­vi­smo rea­liz­zato. L’antipolitica dalla Bolo­gnina alla Leo­polda, Roma, Bor­deaux, 2015, pp. 418, euro 26) al filo con­dut­tore dell’antipartitismo, e in gene­rale dell’antipolitica che nei par­titi ha avuto la pro­pria testa di turco.Un’antipolitica solo par­zial­mente spon­ta­nea — gene­rata da una rivolta etica con­tro il sistema poli­tico dege­ne­rato — e in gran parte indotta dall’alto, da agen­zie di senso e da poteri media­tici (a loro volta ricon­du­ci­bili a forze eco­no­mi­che) inte­res­sati al risul­tato dell’antipolitica: non solo distrug­gere i par­titi esi­stenti (un dise­gno di lungo periodo della sto­ria d’Italia, pre­va­len­te­mente con­no­tato a destra, da Min­ghetti a Mara­nini a Miglio), rea­liz­zando una discon­ti­nuità radi­cale (un’idea a cui non si sot­tras­sero però né il Pd di Occhetto né i Giro­tondi, e che fu il cavallo di bat­ta­glia del primo Ber­lu­sconi), ma scre­di­tare la forma par­tito in quanto tale (s’intende, il par­tito pesante, orga­niz­zato, che è spa­zio di con­fronto e di par­te­ci­pa­zione dia­let­tica, ovvero di media­zione). E aprire così la strada al Nuovo, che è un miscu­glio di ideo­lo­gia (la società liquida, l’individualismo post­po­li­tico, l’immediatezza) e di solida realtà, tanto isti­tu­zio­nale (il par­tito leg­gero, la demo­cra­zia d’investitura, lo spo­sta­mento del potere verso l’esecutivo, il lea­de­ri­smo pseudo-carismatico) quanto eco­no­mica (la fine della poli­ti­cità del lavoro, la sua pre­ca­riz­za­zione e la sua subal­ter­nità) quanto infine sociale (l’aumento delle disu­gua­glianze, il declino — pro­gram­mato — del ceto medio).Pro­spero, per que­sta via, incon­tra (con­vo­cando un grande mate­riale ana­li­tico in chiave pre­va­len­te­mente poli­to­lo­gica) una con­trad­di­zione strut­tu­rale dell’intero pro­cesso storico-politico preso in esame, ossia le due crisi di sistema del 1993–94 e del 2013–14, tutta la seconda repub­blica e l’inizio della terza: da una parte vi è in que­sta sto­ria un dato di occa­sio­na­lità, di con­tin­genza, e quindi vi è pre­pon­de­rante l’agire di una per­sona (ovvia­mente, Renzi) e anche il suo dire, il suo nar­rare, il suo raf­fi­gu­rare per il popolo un altro mondo, ricco di spe­ranza e di otti­mi­smo e quindi ben diverso da quello di cui la mag­gior parte dei cit­ta­dini fa espe­rienza.
Que­sto livello è spie­gato con fre­quenti rife­ri­menti a Machia­velli, non tanto per­ché l’autore sostenga che Renzi incarna il “Prin­cipe nuovo” — anzi, spesso attra­verso Machia­velli si met­tono in rilievo debo­lezze e fal­la­cie del suo agire, la sua pro­pen­sione alla fuga nell’irrealtà, al «roman­ti­ci­smo poli­tico», a un deci­sio­ni­smo fatto di annunci — quanto piut­to­sto per il peso inu­suale («rina­sci­men­tale») che la figura del sin­golo ha nella vicenda poli­tica contemporanea.D’altra parte, non­di­meno, que­sta figura di Prin­cipe imma­gi­na­rio e dopo tutto inca­pace di dare una forma alla repub­blica, impe­gnato com’è a gestire con­ti­nue emer­genze in con­ti­nue affa­bu­la­zioni, è con­trad­detta dalla robu­stis­sima realtà delle pro­fonde tra­sfor­ma­zioni che il suo agire pro­duce: vera­mente il par­tito è sul punto di estin­guersi e di dive­nire un cor­teo di obbe­dienti seguaci, in perenne lotta tra loro (soprat­tutto attra­verso lo stru­mento delle pri­ma­rie, che doveva essere di aper­tura alla società civile e che invece è una leva per i con­flitti interni), men­tre nei ter­ri­tori le cor­date di potere pren­dono il posto della par­te­ci­pa­zione; vera­mente le isti­tu­zioni (e il par­la­mento in primo luogo) sono inde­bo­lite dalla per­so­na­liz­za­zione della poli­tica, e tro­vano ener­gia poli­tica solo in quelle che erano state pen­sate come posi­zioni di garan­zia (Qui­ri­nale e Con­sulta); vera­mente la poli­tica è ormai com­pe­ti­zione fra lea­der popu­li­sti extra­par­la­men­tari per la con­qui­sta di un elet­to­rato sem­pre più pas­sivo (anche se in parte estre­miz­zato); vera­mente que­sti pro­cessi si sono svi­lup­pati coin­vol­gendo tanto la destra quanto la sini­stra fino all’attuale for­marsi, non casuale, di un par­tito di Cen­tro la cui forza di gra­vità spap­pola ogni altra for­ma­zione poli­tica; vera­mente sono stati varati il jobs Act e la legge elet­to­rale per la camera ed è in corso di appro­va­zione la riforma della Costi­tu­zione; vera­mente il sin­da­cato è stretto nell’angolo e gli viene sot­tratta la con­trat­ta­zione nazio­nale; vera­mente la sini­stra fatica (ed è un eufe­mi­smo) a tro­vare una base sociale, una chiave di let­tura del pre­sente, una mis­sione poli­tica; vera­mente l’astensione e il popu­li­smo assor­bono e neu­tra­liz­zano le ener­gie che potreb­bero essere di pro­te­sta; vera­mente l’analisi strut­tu­rale della realtà passa in secondo piano rispetto alla tra­du­zione emo­tiva dei pro­blemi e alla que­stione della legalità.L’occasionalismo pro­duce un ordine, quindi; l’avventura per­so­nale costrui­sce forma poli­tica, la chiac­chiera è lar­ga­mente per­for­ma­tiva; l’immediatezza è anche media­zione.
Un ordine, certo, non inclu­sivo ma esclu­dente — che espelle da sé le con­trad­di­zioni, per­ché non le teme (e in ciò il Pd è ben diverso dalla Demo­cra­zia Cri­stiana, pur ripren­den­done il ruolo cen­trale di pivot e di diga) — e che cerca una base di con­senso nel livello più sem­plice del senso comune (molto bene inter­pre­tato), elu­dendo o smor­zando ogni tema con­tro­verso ed esclu­dendo il pen­siero cri­tico (i «gufi», i «pro­fes­so­roni»); una forma con­trad­dit­to­ria, segnata dalla con­flit­tua­lità fra quel che resta del vec­chio par­tito e il nuovo lea­der, fra anti­chi pro­fes­sio­ni­smi e il nuovo «popu­li­smo mite» che è la cifra ideo­lo­gica del Capo (tutt’altro che dilet­tante, in verità). Eppure, con que­ste con­trad­di­zioni, Renzi è non solo un pro­blema, ma anche una solu­zione; non solo un coa­cervo di azzardi e di prov­vi­so­rietà ma anche un fat­tore di sta­bi­lità; non solo un pro­dut­tore d’annunci e d’irrealtà ma anche un fab­bri­cante di realtà e di processi.È una realtà con­di­zio­nata dal popu­li­smo (Ber­lu­sconi è il popu­li­smo nichilistico-aziendalistico, Grillo è il popu­li­smo aggres­sivo dal basso, Renzi è il popu­li­smo mite del potere), fun­zio­nale, in quanto implica una società disgre­gata che non deve essere letta poli­ti­ca­mente, alla pre­senza onni­per­va­siva di logi­che e valori libe­ri­sti, rispetto ai quali la sini­stra (il Pd) è, non certo da oggi, del tutto interna.
Ma è realtà, o almeno fascio di potere effi­cace. È vano pen­sare che il tempo breve, l’attimo, dell’occasione e della deci­sione non abbiano la forza di reg­gere l’assetto della poli­tica; anzi, ne sono capaci, si dila­tano in un’eccezione per­ma­nente che è il tempo lungo in cui si pre­sen­tano oggi il potere e la libertà che esso concede.La rispo­sta a ciò della sini­stra, secondo Pro­spero, è il par­tito orga­niz­zato, capace di espri­mere ripo­li­ti­ciz­za­zione della società, par­te­ci­pa­zione popo­lare e lea­der­ship auto­re­vole (non popu­li­sta). Più facile a dirsi che a farsi, natu­ral­mente. Certo è che la sini­stra avrà un futuro solo se saprà pen­sarsi a que­sta altezza, e se a par­tire dalle con­trad­di­zioni del pre­sente, ben iden­ti­fi­cate, saprà pro­porre un modello di società che com­bini in sé, con la stessa forza, un’analoga e oppo­sta capa­cità di tenere insieme l’immaginario e il reale.
Risultati immagini per MICHELE PROSPERO
Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.