Il ministro delle finanze che non c’è più

per Gabriella
Autore originale del testo: Mario Pianta
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/il-ministro-delle-finanze-che-non-ce-piu/

«Poco dopo i risul­tati del refe­ren­dum sono stato infor­mato di una certa pre­fe­renza di alcuni mem­bri dell’Eurogruppo, e part­ner assor­titi, per la mia assenza dai loro incon­tri». Que­sto è stato con­si­de­rato da Tsi­pras «poten­zial­mente utile per rag­giun­gere un accordo. Per que­sto, lascio oggi il Mini­stero delle finanze». Così Yanis Varou­fa­kis ha annun­ciato le sue dimis­sioni, aggiun­gendo che «por­terò con orgo­glio l’odio dei creditori».

Un esito inat­teso quest’uscita di scena di un per­so­nag­gio fuori dagli schemi – foto della sua par­tenza in moto­ci­cletta com­presa — tanto da rice­vere la sim­pa­tia di molti media per nulla teneri verso il governo Tsi­pras. Al di là dell’immagine – niente cra­vatta, nes­suna paura di scon­trarsi con gli avver­sari, bat­tuta pronta – la pre­senza di Yanis Varou­fa­kis nel governo Tsi­pras è stata fon­da­men­tale per segnare la discon­ti­nuità rap­pre­sen­tata dalla vit­to­ria di Syriza al voto del gen­naio scorso.

Sul piano eco­no­mico ha por­tato una grande com­pe­tenza. È stato pro­fes­sore all’Università di Atene e all’Università del Texas ad Austin, dove inse­gna il suo grande amico e con­si­gliere James Gal­braith – dopo aver inse­gnato in Gran Bre­ta­gna e a Sid­ney. Ha saputo rove­sciare la logica dei cre­di­tori con gli argo­menti svi­lup­pati nei suoi libri «È l’economia che cam­bia il mondo» (Riz­zoli), «Il mino­tauro glo­bale», «Con­fes­sioni di un mar­xi­sta irre­go­lare», e «Una mode­sta pro­po­sta per risol­vere la crisi dell’euro», scritto con James Gal­braith e Stuart Hol­land (usciti da Aste­rios), oltre a quelli apparsi in inglese sui fon­da­menti dell’economia, la teo­ria dei gio­chi, l’economia dopo la crisi del 2008. Un baga­glio di idee e di poli­ti­che alter­na­tive che è stato essen­ziale per met­tere in discus­sione – per la prima volta dall’interno dei palazzi euro­pei – auste­rità e neo­li­be­ri­smo. Tanto da essere accu­sato da fare «discorsi da eco­no­mi­sta» in ver­tici di mini­stri acco­mu­nati dal «pen­siero unico».

Sul piano poli­tico il suo ruolo è stato ancora più dirom­pente. Ha messo in discus­sione i rap­porti di forza e ha rotto le for­ma­lità dell’Eurogruppo – il ver­tici dei mini­stri delle finanze euro­pei – facendo sal­tare l’unanimismo di fac­ciata e le media­zioni al ribasso che regnano a Bru­xel­les. Si è scon­trato fin dal primo ver­tice con Schau­ble e Dijs­sel­bloem, ha defi­nito la troika «un comi­tato costruito su fon­da­menta marce». E, alla vigi­lia del refe­ren­dum ricor­dava: «Per­ché ci hanno costretti a chiu­dere le ban­che? Per dif­fon­dere la paura tra la gente. E dif­fon­dere la paura si chiama terrorismo».

All’indomani del voto euro­peo dell’anno scorso, in un’intervista a Tho­mas Fazi — nello spe­ciale «Sbi­lan­ciamo l’Europa», nel mani­fe­sto del 30 mag­gio 2014 – spie­gava: «Non c’è nulla all’orizzonte che fac­cia pre­ve­dere che le élite rispon­de­ranno in maniera crea­tiva alla crisi eco­no­mica. Solo un’insurrezione demo­cra­tica con­tro l’establishment euro­peo sarà in grado di inver­tire l’attuale pro­cesso di fram­men­ta­zione dell’Europa». Il refe­ren­dum greco ha ora dato il primo scos­sone, ma que­sto ha sca­te­nato il panico tra i potenti di Bru­xel­les. Non gliel’hanno per­do­nata e la sua sosti­tu­zione è stata chie­sta come con­di­zione per discu­tere seria­mente un accordo.

Ma pro­prio que­sta è la vit­to­ria più impor­tante per Varou­fa­kis. Il fatto che da oggi a Bru­xel­les ci sia una pro­po­sta d’accordo che riguarda la ristrut­tu­ra­zione del debito e non più sol­tanto le misure da auste­rità è un impor­tante cam­bia­mento di rotta. Il suc­cesso di una stra­te­gia a cui il governo Tsi­pras è rima­sto fedele fino in fondo, pre­miato dalle urne: non uscire dall’euro, ma cam­biare le poli­ti­che dell’Europa.

«Un mini­stro delle finanze adatto a una tra­ge­dia greca?» era il titolo di un lungo ser­vi­zio su Yanis Varou­fa­kis del New York Times Maga­zine del 20 mag­gio 2015. Ed è un’immagine da tra­ge­dia greca quella del con­dot­tiero vit­to­rioso che viene sacri­fi­cato per poter vin­cere la guerra.

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