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NERO TAV. MORTE AD ALTA VELOCITA’ – DI GIORGIO BALLARIO . ed. CORDERO
da www.archiviostorico.info
ROMANZO
Due giovani scomparsi. L’ombra della criminalità dietro a un grande appalto pubblico. La battaglia di una popolazione per impedire la distruzione del proprio territorio. Non sarà un’indagine facile per lo sonclusionato detective italo-argentino Hector Perazzo, alle prese con una storia che ben presto si rivela difficile da gestire, forse al di sopra delle sue possibilità. Districandosi fra militanti No Tav, mafiosi, giornalisti ficcanaso, politici collusi e l’amore di due donne, Hector s’imbatte persino in chi vorrebbe fargli la pelle. Un romanzo ad alta velocità.
Dal creatore dell’apprezzato ciclo di gialli coloniali del maggiore Morosini, un noir contemporaneo, che si muove all’interno di una cornice di fatti ed episodi reali e realitici. Nulla o quasi di ciò che è descritto nel romanzo è accaduto, ma tutto (o quasi) sarebbe potuto accadere. E forse ancora potrebbe accadere.
DAL TESTO – “Avevo letto della manifestazione No Tav il giorno prima sul giornale. I tecnici della società incaricata di eseguire dei sondaggi geologici preliminari agli scavi – i cosiddetti carotaggi – avrebbero dovuto cominciare quel giorno il loro lavoro, ma tutti sapevano che non sarebbe stato possibile. Lo sapevano i tecnici, in primis. Non era la prima volta che ci provavano e che veniva loro impedito. Trattandosi di gente normale, che stava lì per guadagnarsi uno stipendio e non aveva certo la vocazione del martire, anche quel giorno s’erano presentati più che altro per onor di firma. La polizia li avrebbe protetti, certo. Ma se fossero iniziate a volar botte non ci avrebbero pensato un minuto a squagliarsela.
“Anche i giornalisti sapevano benissimo che i lavori non sarebbero cominciati quel giorno. Troppa incertezza e troppa esitazione politica, a Torino come a Roma. Il governo faceva la voce grossa, così come le autorità regionali, ma in valle la situazione era paralizzata perché sindaci e amministratori locali non ci stavano. Il Pd valsusino era al novanta per cento anti Tav, anche se la federazione provinciale minacciava scomuniche; ma pure i sindaci di area Pdl nicchiavano, sapevano che i cittadini magari votavano Berlusconi, ma poi a casa loro schifavano il super treno come tutti gli altri. Ed era lo stesso per i leghisti, infatti sull’Alta velocità il Carroccio manteneva una posizione volutamente defilata.
“Insomma, senza il via libera del territorio cominciare gli scavi sarebbe stata un’impresa complicata, a meno di comportarsi come Israele in Cisgiordania e di far proteggere i bulldozer dall’esercito. Qualcuno a dire il vero ci aveva provato: «Rendiamo i cantieri zone militari», era stata la proposta. Ma pochi l’avevano presa sul serio. In compenso, proprio negli stessi giorni, era arrivato un chiaro pronunciamento di oltre trecento fra medici e farmacisti della Val Susa: «Il progetto Tav è pericoloso per la salute pubblica». Dopo aver esaminato il piano proposto dalla società incaricata dei lavori, gli esperti avevano ribadito ciò che i comitati No Tav sostenevano da anni: i lavori avrebbero causato un innalzamento del livello delle polveri sottili nell’aria, con il rischio di veder aumentare del 10 per cento le malattie cardio-respiratorie, soprattutto nei soggetti più deboli, anziani e bambini. E poi c’era l’incognita delle gallerie sotto il massiccio dell’Orsiera, che nelle sue viscere celava da millenni rocce di amianto; e sotto il massiccio dell’Ambin, dove invece si trovavano tracce di uranio.”
L’AUTORE – Giorgio Ballario è nato a Torino nel 1964. Giornalista, appassionato di storia, ha lavorato per l’agenzia di stampa Agi, è stato corrispondente per diversi quotidiani nazionali e redattore del settimanale Il Borghese. Dal 1999 lavora a La Stampa, dove si occupa di cronaca nera e giudiziaria. Con il racconto My Generation ha partecipato all’antologia “Crimini di piombo” (Laurum Editrice, 2009). Dal 2008 ha pubblicato, per i tipi della Edizioni Angolo Manzoni i noir di grande successo “Morire è un attimo. La prima indagine del maggiore Aldo Morosini nell’Eritrea italiana” (primo classificato al Premio Letterario Internazionale Arché Anguillara Sabazia 2010) e “Una donna di troppo. La seconda indagine del maggiore Aldo Morosini nell’Africa Italiana”, “finalista alla 43ª edizione del Premio Acqui Storia, sezione romanzo storico”, inaugurando un genere: la letteratura coloniale.
INDICE DELL’OPERA – Capitolo uno: Una misteriosa scomparsa. Anzi, due – Capitolo due: Aria di rivoluzione – Capitolo tre: Barbera e guerre moderne – Capitolo quattro: Scavare ad ogni costo – Capitolo cinque: Di padre in figlio – Capitolo sei: Caccia fuori stagione – Capitolo sette: Un appuntamento al buio – Capitolo otto: La linea della palma – Capitolo nove: Calabria-Torino, solo andata – Capitolo dieci: Un giorno in Procura – Capitolo undici: I picciotti vestono in doppiopetto – Capitolo dodici: Crisantemi fuori stagione – Capitolo tredici: Benvenuti in Val di Susistan! – Capitolo quattordici: Tex Willer in Val Susa – Capitolo quindici: Il trionfo del paradosso – Capitolo sedici: Il segreto di Pian Gelassa – Capitolo diciassette: Morti che camminano – Capitolo diciotto: La confessione – Capitolo diciannove: Corsa contro il tempo