di Fabio Chiavolini – 25 maggio 2017
ODE AL FIGLIO DEL CAMELLOPORCO
Allora.
Scusate il ritardo, dovuto a problemi di linea Internet.
Cercherò di fare un’analisi breve del bel pezzo che, ieri, Fausto Anderlini ci ha regalato sulla natura del camelloporco.
Ha ragione Fausto nello stigmatizzare la critica ingenerosa ed un po’ autoreferenziale di Stefano Fassina a Fondamenta ed Articolo UNO.
Ha anche ragione nel criticare la proposta di Tomaso Montanari di una “lista civica nazionale” di Sinistra perché, come ho già scritto, la Base vuole un Partito e non iniziative estemporanee.
È anche vero che verso i principali leader nazionali c’è un sentimento ambivalente da parte dei militanti: io stesso, pur essendo molto critico verso la dirigenza storica della Sinistra, ho una sconfinata ammirazione politica per il #Baffo ed una naturale simpatia umana per – nonché un’altrettanto naturale empatia con – #Bersani.
Scendendo d’un gradino in età e notorietà, stimo ed apprezzo molto #DAttorre, #Laforgia e #Quaranta.
Fausto, nella sua illuminata ed illuminante analisi, dimentica – però e nella mia personale ed umile analisi – tre elementi di criticità che rischiano, alla lunga, d’uccidere il camelloporco.
1. Il “politicismo istituzionale” di diversi leader nazionali, che tendono a risolvere la dialettica politica in confronti con “pari grado” d’altre forze: sia chiaro, ciò è preciso compito d’una dirigenza nazionale ma altrettanto doveroso è l’ascolto ed il confronto delle “altezze” con le “Basi” e con i Territori – ed in questo, quantomeno, appare esserci una sorta di mancanza d’attenzione (se non, addirittura, di fastidio).
2. L’esistenza dei “cerchi magici”, malattia senile della Sinistra: i cerchi magici esistono, sono composti da personaggi che sfruttano il proprio rapporto personale (meritato o meno) con i leader nazionali per imporsi come filtro tra questi e la Base – e per condizionare il pensiero dei leader ed impedirne un vero contatto continuativo con la Base, con l’obiettivo di fungere da “lente interpretativa” delle istanze che giungono “dal basso”, sovente per interessi personali. L’abbattimento di questa bieca pratica ha da considerarsi prioritario, se abbiamo a cuore l’esistenza del camelloporco.
3. I cerchi magici esistono perché non c’è più uno strumento efficace di formazione della classe dirigente, che dia spazio al merito e permetta l’accesso alla politica a chi non ha i mezzi per potersela permettere. E non ci sono più gli strumenti per una “carriera” politica interna al Partito (perché non c’è più il Partito). Se esistesse una Scuola di formazione – magari diretta da Fausto – nonostante non sia di primo pelo e qualche esperienza politica l’abbia scontata, sarei il primo a mettermi diligentemente in fila per le iscrizioni. Se da questa scuola (e da passaggi realmente democratici di validazione – in ordine cronologico – cittadini, provinciali, regionali e nazionali) nascesse la classe dirigente della Sinistra, avremmo già compiuto ben più di metà dell’opera. Ma così non è – e non riconoscerlo non sarebbe da camelloporco ma da struzzo.
Per questi tre motivi sostengo che è venuto il momento delle “Guardie Rosse”, ovverosia di una “rivoluzione culturale” nella Sinistra, ad opera della Base, di alcuni “padri nobili” e pochi e preparati “leader funzionali”: per riportare il camelloporco alla sua ragione d’esistenza (e per assicurargli una discendenza – il “figlio del camelloporco” del titolo).
Nessuna rottamazione, nessun movimentismo: solo senso storico, di appartenenza alla Sinistra – e grande uso del Rasoio di Ockham.
Alla morfogenesi del camelloporco, oltre alla testa rivolta all’indietro ed i piedi ungulati, aggiungo il terzo occhio sulla nuca.
Ecco, personalmente mi picco di essere una cellula di quell’occhio che è costretto, per sua stessa collocazione anatomica, a guardare avanti mentre la testa guarda indietro – ed in alto quando il camelloporco si ferma a rimirarsi i piedi ungulati. ![]()
Tutto qui.
Con affetto, sperando che Fausto non mi scomunichi. ![]()


