Ora o giammai. Il tempo della piccola politica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 2 aprile 2019

Secondo Stefano Lepri, oggi sulla Stampa, i populisti spingono “a consumare subito tutte le risorse di cui si dispone” perché del doman non v’è certezza, e proprio per lenire il “timore di maggiore insicurezza sul futuro”. Si spinge insomma alla ricerca di vantaggi immediati, per farne un uso anche elettorale. Ma con l’effetto di diseducare ai tempi lunghi e alle azioni di lunga lena, indispensabili talvolta a progettare il futuro, tanto più se si presentasse incerto. Consumare tutto e subito, goderne immediatamente, essere premiati adesso, riscattarsi ora, nel presente, dell’incertezza futura. Perdendo in realtà la cognizione della necessità di progettarlo il futuro, assegnandogli delle risorse tolte al presente, investendo sugli anni a venire, capaci anche di attendere non solo di godersi i beni oggi stesso, istantaneamente. Quello che corrode la democrazia, il nostro vivere civile, è anche questa smania di consumare attualmente, senza più pazienza, senza sprigionare il piacere dell’attesa. “Nell’attendere è gioia più compita” scriveva Montale. Investendo su questa attesa, ricolmandola di aspettative e di risorse, dilazionando il piacere immediato in benessere futuro. Si pensa che gli investimenti non si “vedono”, non sono spendibili, e spesso sono un regalo per l’avversario che verrà. È possibile. Ma è pur vero che sulla spesa corrente, sui bonus, sulle gratificazioni, sugli sgravi, sulle ragalie, sugli scambi ora per adesso, do ut des, non si costruisce nessuna grande politica. Quella che interpreta il tempo come una risorsa, non come un peso che rallenta la corsa mediatica oppure una zavorra al consenso spicciolo, immediato.

Tutto è calibrato sulla scadenza elettorale più vicina: i redditi di cittadinanza come le quote 100, gli 80 euro come gli sgravi fiscali o i condoni. Il lavoro diventa materia di contabilità immediata prodotta dai dati trimestrali di questo o quell’istituto, e non sceglie la logica di un Piano degli investimenti che in tre anni, magari, possa intaccare il sistema in termini strutturali e produrre dei solidi benefici. Tutto è sovrastruttura, nulla o quasi è più struttura. I tempi della sovrastruttura (erroneamente ritenuti più rapidi in relazione ai propri fini immediati) vengono privilegiati rispetto ai tempi lunghissimi, necessari a modificare e trasformare apparato produttivo, sistema educativo, armatura sociale. La pessima qualità attuale della politica è anche ingenerata da questo fletterla verso il Si bemolle delle chiacchiere mediatiche. Se non serve investire, se non serve prendere di petto il futuro, se tutto va consumato subito, se nulla può essere sacrificato e dilazionato in vista di un responso successivo, allora a che serve la cognizione progettuale, a cosa i saperi, a cosa lo studio, a cosa la cultura? È sufficiente abbandonarsi al flusso corrente delle emozioni e trarne rapido vantaggio, in attesa che altri (magari i tecnici tanto aborriti) si impegnino poi a ristabilire le dosi dovute e un nuovo equilibrio delle risorse. La politica dell’Adesso! ci prepara, insomma, a quella del Chissà Quando o del Mai. Molti anni fa, ci fu chi pensò equità e parsimonia in connubio, per avviare un grande progetto di trasformazione del nostro Paese. Vallo a dire oggi a chi è pronto a pagare un cellulare anche 2000 euro. E non è moralismo il mio, solo una fredda considerazione politica.

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.