di Luigi Altea 16 dicembre 2014
A 18 anni entrò nel Partito Radicale, ma non trovò trippa per i gatti. Passò ai Verdi, dove un po’ di trippa c’era, ma non per lui.
Approdò, quindi, alla Margherita e divenne capo di Gabinetto del sindaco Rutelli. E lì… di trippa ne trovò così tanta che, mentre i comuni mortali usano fare una pausa pranzo, Roberto Giachetti ebbe la necessità di fare, di tanto in tanto, una pausa digiuno. Pause che volle, con espressione ardita, ribattezzare col nome di “scioperi della fame”.
Né Wikipedia, né la sua biografia ufficiale riportano quali studi, quali scuole e quali maestri, il campione renziano di nuovo conio, abbia frequentato. E neppure quali competenze specifiche abbia acquisito per assurgere, addirittura, alla vice presidenza della Camera.
Se occorreva una prova, a dimostrazione che il PD è un “amalgama mal riuscito”, Roberto Giachetti, dai bontemponi chiamato anche onorevole, la fornisce ad ogni sua apparizione.
In un amalgama ben riuscito, infatti, i discendenti di Gramsci e di Berlinguer non si lascerebbero insolentire, tutti i giorni, da un avanzo rimasticato e rancido dei digiuni pannelliani.



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