Autore originale del testo: Alfredo Morganti
PNRR e altre storie. Siamo un paese allo sbando.
Il PNRR è ormai una categoria dello spirito, fa genere a sé, da solo è in grado di produrre una tale mole di polemiche, bugie e propaganda, che nemmeno la serie A di calcio. C’è chi dice, a questo proposito, che non saremmo capaci a eseguire i progetti previsti, perché non avremmo le adeguate risorse umane, né quelle tecniche indispensabili a spendere sovvenzioni e prestiti europei nei tempi e nei termini fissati dalla UE. Tanto meno, dico io, abbiamo le risorse politiche per farlo, e non solo perché quello attuale è un pessimo governo, ma anche perché non è che Draghi, prima della Meloni, abbia fatto granché. Eppure era salito a Palazzo Chigi con opinionisti e lor signori, che facevano la ola e applaudivano il migliore di tutti, il campione. Conte fu cacciato a pedate perché, si disse, non era capace. Aveva portato a casa i soldi (nel gufaggio dei media) e adesso poteva anche andarsene a casa.
Ma veniamo alla questione delle risorse insufficienti. A un certo punto, in ogni occasione, c’è sempre qualcuno che se la prende con la P.A., giudicata inadeguata, incapace, composta da un branco di fannulloni. Ebbene, sono stati stanziati 30 milioni di euro per consentire nuove assunzioni pubbliche, necessarie a rafforzare il comparto tecnico che avrebbe dovuto lavorare ai progetti PNRR. Il decreto era di Draghi (2021), ma il Corsera ci informa che è entrato in vigore solo il mese scorso. Nel frattempo, le assunzioni sono state appena di 2.500 addetti, a fronte di un obiettivo di 15 mila.
Vedete, la P.A. non è un’astrazione, ma si compone di donne, uomini e risorse tecnico-finanziarie. In assenza di tutto questo, non può funzionare come dovrebbe. Pare anche che molti abbiano rifiutato il contratto a tempo determinato, perché ennesimo fattore di precarietà. E così, mentre impiegati e funzionari invecchiano e vanno in pensione, gli enti pubblici non assumono a sufficienza e l’età media si alza. Pare che al Comune di Roma sia ormai di 55 anni. Partecipereste a una gara di formula 1 con un’autovettura sbidonata? Io credo che nessuno lo farebbe.
Ecco. Volevate lo Stato minimo, leggero, che si occupasse solo di ordine pubblico e poc’altro? Bene, ce l’avete. Volete tagliare ancora le tasse? Bene, lo Stato sarà ancora più minimo di quanto non sia. Epperò, adesso che la “macchina” non è in grado di gestire e portare in esecuzione i progetti, non lamentatevi. D’altra parte, nemmeno potete ridurre solo a questo il problema. Nemmeno si può ritenere che la classe dirigente se la possa cavare alla grande, come sempre ha fatto, puntando il dito verso chi lavora ma non viene messo in grado di farlo adeguatamente.
In questi anni, solo uno si è salvato in questo marasma indecoroso, ed è stato Giuseppe Conte. Ha portato a casa i soldi mentre dall’Italia gliela gufavano solo per poter dire: vedete, è scarso. Qualcuno oggi sostiene addirittura che abbia chiesto troppi soldi alla UE: ma come! non sapeva che la “macchina” italiana non sarebbe stata in grado di spendere tutto quel denaro? Peccato che questa sia una bugia. Come ha scritto Andrea Colombo oggi sul ‘manifesto’, “la scelta di prendere l’intera somma a disposizione, unico paese europeo a farlo, è stata di Draghi”. Conte aveva sottoscritto prudentemente solo i 98 miliardi a fondo perduto, fu Roma a chiedere, oltre alle sovvenzioni, anche i 122 miliardi in prestito. Pochi altri paesi fecero lo stesso. Di che parliamo?
Ricorderete il passaggio brusco da Conte a Draghi. S’era mossa l’interna ciurma di lor signori per spodestarlo, probabilmente per essere certi che avremmo messo in tasca tutti i fondi disponibili (sovvenzioni più prestiti), sicuri così di poter brindare e fare bisboccia. E invece oggi, nonostante il migliore, siamo con le pezze e saremmo costretti a chiedere deroghe e ad apportare modifiche al piano all’ultim’ora. E l’operazione dovrà farla questo governo, pensate un po’, ricavando del tempo tra flat tax, autonomia differenziata, nuovo codice dei lavori pubblici e altre amenità. È questa la vera tragedia, credetemi, altro che il fascismo di ritorno, di cui molti sono spaventati. Questi governanti il fascismo lo hanno visto sì e no in cartolina, mentre i favoretti ai loro referenti sociali li conoscono e li sanno fare anche bene, direi proprio a mestiere, altro che.


