Fonte: facebook
di Andrea Colli – 21 settembre 2014
“…dieci società in trent’anni e appena un dipendente a tempo indeterminato: il figlio Matteo. Della vita imprenditoriale di papà Tiziano Renzi, ora sotto la lente degli inquirenti di Genova che lo hanno indagato per la bancarotta della Chil Post, colpisce anche la gestione del personale. Dal 1984 a oggi, le dieci società che impegnano Renzi senior fanno uso quasi esclusivo di lavoratori atipici. Anche le sorelle di Matteo, del resto, sono tuttora inquadrate nell’azienda di famiglia, la Eventi 6, con contratti co.co.co. E l’attuale premier è stato regolarizzato appena una settimana prima della candidatura alla poltrona sicura di presidente della Provincia di Firenze così da vedersi versare i contributi previdenziali prima da Palazzo Medici Riccardi e, una volta diventato sindaco, da Palazzo Vecchio. Lui si è affidato alla politica, mica ai sindacati. NEI CAPANNONI renziani nessun problema di licenziamenti per l’articolo 18, picchetti per la tutela dei diritti, cause di lavoro e via dicendo. Tutto dribblato alla radice. E ora, da premier, Renzi junior vuole adottare il Jobs act, una riforma del lavoro che secondo il sindacato cancella un paio di secoli di lotte. Lui difende la sua creatura. E attacca. “A quei sindacati che vogliono contestarci io chiedo: dove eravate in questi anni quando si è prodotta la più grande ingiustizia, tra chi il lavoro ce l’ha e chi no, tra chi ce l’ha a tempo indeterminato e chi precario?”. Insomma è colpa dei sindacati se l’esercito più numeroso d’Italia, dopo i pensionati, è quello dei precari. Una convinzione forse maturata vedendo le attività del padre. Proprio sui contratti atipici. I figli sono lo specchio dei genitori. Renzi junior aveva già ricevuto l’imprinting da Renzi senior. Qualis pater, talis filius.”