Redempion song della Domenica

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 16 luglio 2017

Adesso anche Scalfari lo ha lasciato, preferendo la rimeditazione melanconica e in solitario dei versi di Montale e Quasimodo a una inutile fatica pedagogica ispirata ai padri del risorgimento. L’ennesima occasione mancata. Come osso di seppia il discepolo non risponde agli stimoli. Renzi sic stantibus il pazzo di Rignano muove imperterrito con la bava alla bocca e mulinando i pugni, improbabile Peres, alla sua Kadima, dove già lo attende Berlusconi, che invece di Sharon ricorda almeno qualche aspetto, come il bizzarro istrionismo. Volendo riuscire dove fallì il preveggente Rutelli. Altro che Macron. Una Kadima mignon, con lo scolapasta. Previsione comunque data quasi per certa tanto da sospingere tutti i curatori al disarmo professionale e ad attendarsi ormai altrove.

Salvo Cuperlo però…. che adesso, a ben pensarci, mi ricorda vagamente nella fisionomia Richard Chamberlain nella indimenticata interpretazione di Padre Ralph nel mitico Uccelli di rovo. Decisivo il taglio dei capelli, ma anche il resto. Egli, pur amante della vita, come e più di padre Ralph, si è infatti assegnato, in barba agli scettici, una funzione pastorale, redentiva e testimoniale. Essendo disposto a esercitarla fino all’ultimo. Con stoica dedizione, intima sofferenza, ma anche gigantesco orgoglio. L’umiltà sublime del salvatore, del profeta, del confessore e insieme dell’espiatore delle colpe altrui. Questo lo sprone che alberga in lui. Disposto anche ad amputarsi più di un arto, come in occasione del referendum. Anni di moniti inascoltati. Di predizioni di sventura sempre verificate quanto irrise. Ed efferate violenze subite con gandhiana accondiscendenza. Eppure ancora perseverando. Ai limiti dell’autolesionismo politico. Ritto su quel battello di ubriachi che va a fondo, ormai con solo la testa fuori dall’acqua. Predicando fino all’ultimo respiro.

Kadima de noantri a parte, possiamo immaginare il destino di Renzi in almeno tre scenari. In un plot tragico lo vediamo nel bunker del Nazareno mentre distribuisce pillole di cianuro a sè stesso, a Lotti e alla Boschi (questi ultimi molto riluttanti). In un altro, quasi fantozziano, si vede un infermiere che scende dall’autolettiga, sempre sulla soglia del Nazareno, con in mano un tso vergato da Franceschini e Del Rio. Ma ce n’è anche uno d’intonazione mistica. Ovvero la conversione del reo, l’abiura dei peccati commessi, il rigetto della libido dominandi, l’orrore per l’ego, l’espiazione, il cilicio, una tombale vita monastica o un ramingo vagare in eremitica povertà, con saio sandali e scarsella. Una storia alla Joseph Roth. Credo che questo sia il film al quale Cuperlo intende partecipare come protagonista. La sua intima aspirazione. Il compimento della sua stessa missione testimoniale, novello Prete Gianni nelle terre vieppiù remote e inselvatichite del Pd. Mi vien quasi da pensare questo: che a Cuperlo, più autentico cristiano che cattolico, della salvezza del Pd freghi il giusto, essendo piuttosto la salvezza dell’anima di Matteo la mira che da il senso fatale a una vita letterariamente vissuta. Solo le bestie, solo gli empi e i blasfemi, solo chi non ha il cuore del camelloporco può ignorare la grandezza di questo sacrificio e non amare Gianni Cuperlo. Con quel suo perenne sorriso ineffabile e amaro.

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1 commento

Lia Sellitto 19 Luglio 2017 - 11:57

Quando il raccontare è fatto con ironia, dove si mescola così sapientemente,politica, poesia, letteratura, con un uso della lingua così vivo di immagini, così carezzevoli le parole, cosa altro desiderare da una pagina? Nulla.
Solo ringraziare chi ce ne ha fatto dono
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