Regionali: Passatu lu voto gabbato lu santu…???

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti 24 novembre 2014

Aut aut

Ora i renziani di tutte le ore, dalla punta della piramide politica fino al più piccolo blogger operante nella più remota e oscura stanzetta italiana, si affretteranno a farla facile, a dire che comunque si è vinto, ed è solo questo che conta. E ‘me ne frego’, per giunta, se hanno votato davvero in pochi. Ma non è così. Per quanto si accampino giustificazioni di ogni sorta, anche le più sciocche, dando la colpa a tutti gli altri (ai sindacalisti, alle regioni che non sono amate, ai cittadini che non sono andati a votare per pigrizia) meno a che a se stessi, per quanto già assistiamo a questo ‘spin’ comunicativo da due soldi, il fatto resta: nel breve giro di pochi mesi quel 70% emiliano di votanti alle europee si è trasformato in un 37% e pochi sfrizzoli: una debacle vera e propria. Sulla quale nel segreto delle proprie compiaciute stanzette, i dirigenti nazionali del PD rifletteranno eccome! Ma che, tuittando e postando, oggi non lasciano affatto intravedere. Siccome la comunicazione si è mangiata la politica e l’ha pure digerita, il dibattito politico e l’analisi del voto (quella vera) sono ormai robe da carbonari, si fanno di notte, al lume di candela in qualche sgabuzzino del Nazareno, magari pure con Verdini, tutto meno che in streaming ovviamente.

E così. Da quando la cultura politica si è acconciata entro 140 caratteri striminziti, l’etere mediatico e il web si sono ridotti a nugoli di stupidaggini scritte in fretta e pure malamente, che si rituittano a vicenda sulla base di quello che dice il Capo e anche di più. Anche stavolta, lo spin impresso in fretta alla realtà dai comunicatori-politici tenta di rovesciare i termini, di accreditare un’immagine dei fatti diversa dalla sostanza. In fondo, nascono per questo gli ‘spin doctors’, per ‘curvare’ un andamento rettilineo evidente a tutti, per colorare di verde quelle che è giallo. Un trucco, insomma. Una magia alla Mandrake. Che può funzionare una volta, due, ma non in eterno. Prima o poi si sbatte. Magari come Pieraccioni, che nel ‘Ciclone’ va contro un muro col motorino, ma si rialza dall’angolo e, tutto sderenato e impolverato, si affretta a ripetere: non-è-successo-niente! D’altronde, cosa volete che siano quasi 700.000 elettori in meno al PD rispetto alle europee di appena sei mesi fa! Nulla, un’inezia. E poi, che ce ne facciamo degli elettori se già abbiamo Renzi? Che da solo sta facendo tremare l’Europa? Volevamo un uomo solo al comando? Eccolo: e tra un po’ avremo persino un uomo solo tout court.

Renzi è contento, quindi. Una pasqua. Dice che il PD avrebbe asfaltato le forze che sostengono lo sciopero generale della CGIL. Più avveduti, altri del suo partito aggiungono che in realtà l’astensione sarebbe dovuta proprio alla propaganda per il non voto della potente FIOM emiliana. Delle due l’una: o le forze sindacali sono state asfaltate, oppure esse, al contrario, hanno provocato per prime il deserto alle urne. Aut aut. Ma quando le analisi sono un po’ improvvisate, strette in un social network o costrette nella battuta da pochi secondi che sola oggi sembra rimasta, si accampano troppo in fretta (smart!) scuse, ragioni e giustificazioni, e si rischia così di dirne di cotte e di crude, a onta di qualsivoglia risvolto logico, pur di alzare barriere fumogene. Quando anche uomini politici poco accorti sollevano il polverone antipolitico, d’altra parte, è normale che ne subiscano anche essi nefaste conseguenze. Quando si svellono radici, non ci si lamenti se la base si ritira altrove. E se il partito cessa di essere intellettuale collettivo, per tramutarsi in una macchina comunicativa (e pure mal funzionante: va bene i comunicatori, ma che sappiano fare il loro mestiere, eccheccazzo), è quasi conseguente che ne escano dei singulti, più che veri pensieri. I tempi sono miseri, soprattutto politicamente, ma è ben più misero non accorgersene, anzi esaltare questa povertà come se fosse una ricchezza. Il nuovo, insomma.

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