Renzi si smarca da B ma non troppo

per Gabriella
Autore originale del testo: Corradino Mineo
Fonte: facebook

di Corradino Mineo – 4 agosto 2014

Il titolo scelto dal Giornale “Renzi si fida solo di Berlusconi”, e che mi ero permesso segnalare nel mio caffè, era davvero troppo. E il segretario del Pd nonché Presidente del Consiglio oggi corre ai ripari con un’intervista a Repubblica: “Mai una legge salva-Berlusconi” è il titolo. Il Patto del Nazareno è “scritto”, ammette Renzi, ma che dentro c’è solo “quello che (si) legge negli atti parlamentari sulle riforme”. “Ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e la metta in un cassetto?” Dunque non è nei patti l’approvazione di alcuna norma che premetta al condannato di candidarsi.

Naturalmente io credo al segretario e, dopo aver sentito il ministro Orlando – oggi ne parla Civati a Repubblica -, sono propenso a credere che anche sulla Giustizia, il Patto del Narareno non sia andato più in là di un impegno generico a riformarla in senso “garantista”. Ma la materia del contendere riguarda proprio gli atti parlamentari di cui Renzi parla: legge elettorale, approvata dalla Camera, e Riforma del Senato, come si sta configurando. Il combinato disposto consegna al premier poteri da svuotare la Costituzione del 48 e che non hanno pari in nessuna democrazia liberale.

Premier non più “nominato” dal Presidente della Repubblica ma che si impone conquistando con il suo partito, o con coalizione, il premio di maggioranza. Premier che controlla personalmente più della metà dei deputati, li ha scelti uno per uno (grazie a liste bloccate o semi bloccate), e mantenendo la carica di capo partito, ha in mano la loro rielezione. Premier che non deve più fare i conti con il Senato e lascia alle opposizioni solo un diritto di tribuna: questa la ratio per cui si vogliono infilare in Costituzione i regolamenti parlamentari e questo il senso dell’attacco di Renzi a Grasso “troppo accondiscendente con le richieste delle opposizioni, certe scelte ci sono parse sbagliate”. Il Premier fa così intendere che le tecniche usate dal Presidente del Senato -“canguro”, contingentamento dei tempi, no al voto segreto – sarebbe ancora poco. Le opposizioni debbono obbedir tacendo fino al prossimo voto.

Se, infine, questo premier-dominus potesse scegliersi anche il Presidente della Repubblica, grazie al pacchetto di mischia dei deputati di maggioranza, e di conseguenza la maggioranza dei giudici costituzionali, allora sarebbe in pericolo l’intero sistema delle garanzie previsto dalla Carta.

È però assolutamente vero quello che scrive Ilvo Diamanti: Renzi non si è inventato niente. “Da vent’anni siamo divenuti una Repubblica “preterintenzionale”…A metà fra presidenzialismo e premierato. Fra accentramento e federalismo. Senza disegni né riforme di sistema. Di fatto. Inseguendo emergenze continue e infinite. Reagendo a spinte particolari e faziose” La colpa di Renzi – scrive Diamanti, nel suo saggio,Repubblica pagina 23 – è semmai di assecondare questo andazzo ventennale. “Accentuando e rafforzando gli aspetti più coerenti con i suoi interessi. E con la sua vocazione di Leader del PdR. Alla guida di un governo personale e di una democrazia per caso”.

Proprio così. Solo che ora, un Matteo in difficoltà – non a caso il Corriere titola “La crescita ostaggio del debito. 1650 miliardi per interessi dal 1993” e il Giornale “Allarme economia. Le tasse che verranno”- reagisce avvelenando il dibattito e, così, impedendolo. Dall’intervista di oggi: “L’obiettivo non era fermare la riforma ma fermare noi” L’obiettivo di chi, Matteo? “Questa non è una riforma imposta, ma costruita da un paziente lavoro di ascolto e dialogo”. Dialogo? E perché non hai mai risposto sul tema delle garanzie, posto da Tocci e Chiti? E perché non rispondi ora al quesito: può il premier scegliersi il Presidente che più gli aggrada?”. Sempre dall’intervista: “I nostri senatori sono stati pazienti nel sopportare gli insulti, ora basta”. E gli insulti di Nardella, “sono marziani, non capiscono il Paese”, quelli non contano? E i tuoi delle scorse settimane: “perdono tempo per non perdere la poltrona”, “dissidenti  in cerca di visibilità” ma anche il contrario “dissidenti  incappucciati nascosti dietro il voto segreto”?

Che fare? Tenderei a fare mia la soluzione proposta da Diamanti. “Per andare oltre, ci vorrebbe un progetto coerente, elaborato e discusso in un’assemblea costituente”. Prima però occorre che qualcuno, da sinistra, dica a Renzi che il ricorso demagogico e populista alle “paroline” (gufi, dissidenti, frenatori), che l’uso spregiudicato dei retroscenisti nei giornali, quello smodato di RenziDroni  in rete, e le minacce sparate da goffi “fidati e fedeli” nel Pd, tutto ciò sta facendo crescere un mondo di “avanguardisti” del segretario-premier. E di questo, proprio, la nostra scassata democrazia non sentiva il bisogno.

Corradino MineoCorradino Mineo

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.