Varoufakis e lo spettacolo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Bruno Montesano
Fonte: Lo straniero
Url fonte: http://lostraniero.net/2275-2/

di Bruno Montesano – 24 marzo 2016

A Berlino, al Volksbühne, il 9 febbraio 2016, Yanis Varoufakis, accanto a diversi intellettuali ed esponenti della sinistra europea, ha lanciato il suo progetto di democratizzazione dell’Europa, DIEM 2025. Per entrare bisognava pagare un biglietto.
La prima tappa dopo il lancio a Berlino di quella che vuole essere, secondo le parole dello stesso ex ministro, un’“infrastruttura” per far comunicare soggetti diversi, si è tenuta il 23 marzo a Roma presso l’Acquario Romano di Piazza Fanti. Questa volta non bisognava pagare, ma bisognava munirsi di biglietti con largo anticipo su internet. Molti così, finiti i posti, non trovando i biglietti o scoraggiati, hanno rinunciato a partecipare. Sul manifesto dell’evento, sotto l’elenco degli ospiti, spiccava la scritta “regia di Berardo Carboni”. La serata si è aperta infatti con una serie di brani dell’Orchestra notturna clandestina, dopo i quali è stato proiettato un video girato appositamente per la data romana dell’iniziativa politica (o, piuttosto, del tour). Nel video vediamo scorrere immagini delle vittorie della sinistra europea, dall’OXI in Grecia, ad Ada Colau in Spagna, al 12% di Marisa Matias alle presidenziali in Portogallo. Quindi appare Varoufakis al Volksbühne e, dopo uno stacco di danza contemporanea, appare di nuovo l’ex ministro greco mentre attraversa sorridente schiere di giornalisti assetati di dichiarazioni. Lui, sereno e sicuro di sé, li ignora e prende la sua motocicletta. Quindi appare il Colosseo e da una curva sbucano dei motociclisti guidati da un uomo con una ragazza bionda sul retro. Corrono sul Lungo Tevere davanti a Castel Sant’Angelo e la celebrazione del leader finisce.
Poi arrivano le “co-conduttrici” di Lorenzo Marsili (European alternatives), lo showman della serata, che condurrà invitati e collegamenti video tra non domande, battute non divertenti e tautologie. La serata è in “diretta televisiva”, dirà fiero alla fine. A sentirlo, non è più il tempo di Gil Scott Heron.
Varoufakis introduce accennando alla necessità di una risposta sovranazionale ai problemi del presente, che passi per una politica comune di accoglienza verso i migranti, per l’obbligo di trasparenza delle discussioni del Consiglio europeo, dell’Eurogruppo e della BCE e per un green New Deal volto alla transizione ecologica. L’obiettivo finale, per il 2025, è poi una riscrittura della costituzione europea che trasformi i “rapporti di potere in rapporti democratici”. I soggetti sono tutti i democratici che non vogliono morire negli stati nazione. Liberali, progressisti, socialisti, radicali che siano non importa.
Quindi Marisa Matias, che si trovava a Bruxelles durante gli attentati, racconta dello shock subito e del disgusto per la narrazione dell’establishment europeo sull’attacco ai valori europei. Gli attacchi terroristici avvengono tutti i giorni in tutto il mondo, dice. Ciò che è in gioco invece è la dignità. E i leader europei la negano con politiche di paura, ipersecurizzazione e respingimenti.
In seguito vengono riportate le sintesi dei tavoli mattutini ma il tempo previsto per l’esposizione è di un minuto scarso. Quindi iniziano le conversazioni con gli invitati. Dopo un primo interessante confronto sulle migrazioni tenuto da Igiaba Scego e Marisa Matias, si ha l’impressione che, nei tempi contingentati, sulla profondità delle analisi prevalga la loro varietà. Il dare voce a diverse personalità politiche e di movimento.
Luciana Castellina, conscia forse della debolezza del volontarismo e dell’ottimismo sotteso ad un evento simile, nell’ultimo giro di interventi, sferza gli organizzatori della serata invitandoli a non cadere nella retorica dell’“Europa dei cittadini”, in quanto connessa a una visione fatta di soli diritti e individui. Quello di cui c’è bisogno, dice, è un potere deliberativo che dia corpo ai diritti e che crei diverse relazioni nella società. La retorica degli individui infatti perpetua la frammentazione sociale e rende impossibile creare un’alternativa all’esistente.
Ma l’industria dello spettacolo non soltanto definisce i modi di produzione contemporanei, ma anche le forme della politica. Così, per come è stato organizzato l’evento, ciò che appare alla fine della serata è che l’altra faccia della spoliticizzazione e dell’individualizzazione della società sia proprio la spettacolarizzazione della politica. Come se l’unico modo per dire cose diverse da quelle del chiacchiericcio dei quotidiani o dei telegiornali oggi fosse organizzare un evento esclusivo in un edificio piccolo e raffinato, con una conduzione televisiva, una celebrità e diversi “esperti” da consultare. I media hanno bisogno di fenomeni per intrattenere i lettori/telespettatori e Varoufakis è stato, consapevolmente o meno, uno di questi. Fondare un progetto politico intorno a una persona carismatica e a degli “eventi” rischia di condurre all’irrilevanza e di riprodurre una subalternità nei confronti dei modelli dominanti.

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