Fonte: La Stampa
Wolff: “Il pedofilo Epstein e Trump come fratelli. Uno suicida in cella, l’altro alla Casa Bianca”
Giornalista, autore di Fuoco e Furia, uno dei libri più clamorosi sulla prima presidenza Trump, Michael Wolff è più che mai al centro del caso Jeffrey Epstein, il finanziere accusato di traffico di minori a scopo sessuale morto suicida in carcere nel 2019, in attesa di processo. Ieri, i democratici della Commissione di Vigilanza della Camera hanno reso pubblici documenti che appartengono all’indagine e che sono una minima parte di una documentazione più ampia che il Dipartimento di Giustizia, dopo averne promesso la pubblicazione, sta cercando di tenere nascosta.
Tra questi, c’è un messaggio del 2011 di Epstein a Ghislaine Maxwell – ex fidanzata e poi sua complice nel reclutare le ragazze, in carcere dal 2022 – in cui si afferma che Trump «ha trascorso ore a casa mia» con una delle vittime, il cui nome è stato censurato (ma che si pensa possa essere Virginia Giuffre, già accusatrice del principe Andrea). In un’altra email del 2019 proprio a Wolff, Epstein scrive: «Trump ha detto di avermi chiesto di dimettermi, ma non sono mai stato un membro (di Mar-a-Lago, Ndr). Certo che sapeva delle ragazze».
Il rapporto tra Epstein e Trump era più profondo di quanto il Presidente lascia intendere?
«Parliamo di un’amicizia di quasi 15 anni, di parlare al telefono ogni giorno, andare ovunque insieme, andare a caccia di ragazze insieme, fare strani affari insieme. Erano fratelli».
Quanto c’è ancora da scoprire nei documenti che l’amministrazione Trump non vuole rendere pubblici?
«Sappiamo molto, ma non tutto. E poi una cosa è immaginare, un’altra è aggiungere dettagli: le ragazze, i soldi, un ritratto completo – non solo un’istantanea – di una vita tra gli Anni ’80 e ’90 in cui Epstein e Trump erano profondamente coinvolti nel mondo delle modelle, circondati da ragazze di ogni forma e età. E sottolineo: età».
Che fine hanno fatto le due fotografie di Trump con in braccio ragazze giovani a seno nudo che lei dice di aver visto?
«Non ne ho idea. So che le ho viste, ma non so dove siano ora. O se siano state distrutte».
«Perché ha gestito male tutta la questione, ma anche perché abbraccia gran parte della sua vita, ed è una parte in un certo senso segreta. Nessuno sa davvero che cosa abbia fatto in quegli anni, dei suoi affari ad Atlantic City, del suo operare nel mondo del gioco d’azzardo nel New Jersey, di tutti quei concorsi di bellezza con ragazze giovanissime. È semplicemente straordinario che non ne sappiamo di più. Ma Trump ha il dono di cambiare argomento, di spostare la narrazione».
Perché un mese fa ha fatto causa a Melania Trump, dopo che la First Lady aveva a sua volta minacciato una causa miliardaria per alcune frasi sui rapporti con Epstein?
«È una forma di intimidazione. Niente di ciò che ho detto è diffamatorio. I Trump non vogliono che la gente parli di Epstein e stanno facendo di tutto per impedirlo. Melania ha un documentario in uscita pagato da Amazon 40 milioni e oltre a non volere nessuna narrazione concorrente, usa queste minacce (nel mirino della First Lady sono finiti anche il Daily Beast e HarperCollins Uk, Ndr) come operazione di marketing. Ho deciso di contrattaccare grazie a una legge dello stato di New York che protegge dalle cause come la sua, volte a mettere a tacere i critici intimidendoli attraverso azioni legali costose: in questo modo sarà costretta a testimoniare sotto giuramento».
Quali sono le frasi incriminate?
«Che faceva parte della cerchia sociale di Epstein. Ma dire che qualcuno conosceva qualcun altro, visto che esistono prove fotografiche, non è diffamatorio. Epstein stesso mi disse che Melania aveva fatto sesso per la prima volta con Trump sul suo aereo».
Cosa rende Steve Bannon sicuro di un terzo mandato di Trump?
«Conosco bene Steve e gli sono affezionato ma è un opportunista, bisogna leggere così le sue parole. Detto questo, il problema con i regimi autoritari è che infrangono così tante regole e si fanno così tanti nemici che l’unico modo per evitare ritorsioni future è rimanere al potere. Vedremo se Trump avrà la capacità di aggirare i limiti legali e costituzionali».
Che tipo di scenario vede nel 2028?
«Penso che vincerà un democratico. Trump, che si sarà preventivamente dato la grazia da solo prima di lasciare la presidenza, tornerà a Mar-a-Lago e da lì agirà come il re del Partito Repubblicano, che è ciò che gli piace essere. A un certo punto si libererà da questa valle di lacrime e potremo iniziare a raccogliere i cocci».
Questo periodo della storia americana finirà con lui?
«Sì, molto si concluderà con la sua fine. È un personaggio insostituibile. Non c’è nessuno che possa prendere il suo posto».


