di Fiore, 20 maggio 2017
Sono ancora troppo affezionato al mondo che ho conosciuto, vorrei averlo ancora con me, perché ormai penso di averlo capito. Ma ho capito un mondo diverso da quello in cui vivo. Gli anticorpi che mi sono costruito non servono più, ne occorrono di nuovi e non credo di essere capace di produrne.
Perché? Perché non ho ancora individuato con precisione il virus da combattere e perché lui è molto più veloce di me.
Sono arrivato da poco qui su Antilochus, e qui tutto accade in fretta. La mia specie è fatta per adattarsi al mutare dell’ambiente circostante, ma in tempi lunghissimi, centinaia di migliaia di anni. Seguendo la lentissima deriva dei continenti, quello è il tempo a cui siamo abituati. Certo, anche il mio pianeta ha conosciuto cambiamenti repentini, ma per eventi accidentali quali collisioni siderali o eruzioni di supervulcani. Niente che si potesse prevedere e che ha causato estinzioni di massa, poi, da una specie di topo, sono nato io. Un mammifero bipede che con molta fatica ha conquistato la posizione eretta.
Qui, invece, la specie che abita questo pianetino possiede capacità incredibili: riesce a modificarlo in tempi brevissimi, le basta un secolo per trasformarlo in un’altra cosa. Ma riesce ad adattarsi? Non l’ho ancora capito. Qui accade che quasi tutte le risorse del pianeta siano concentrate in poche mani, le stesse che firmano decisioni e premono bottoni.
Ora si aspettano che le calotte polari si sciolgano, ci saranno effetti prevedibili, altri ancora sconosciuti. I mari si innalzeranno, ci saranno cataclismi e carestie, ma a questo i potenti sono preparati. A loro non mancherà mai niente.
E gli altri? Dovranno arrangiarsi o togliersi di mezzo, credo. Già milioni di loro sono in marcia inseguendo il sogno di un pezzo di pane, di un sorso d’acqua pulita, del silenzio che è stato ucciso dalle guerre.
Ci sono delle tundre ghiacciate fino a centinaia di metri di profondità e stanno riscaldandosi, rilasciano gas che peggiorano la situazione di Antilochus, ma quali virus sono rimasti intrappolati in quelle torbiere ghiacciate da milioni di anni? Non lo sanno, non lo possono sapere.
Anche sul mio pianeta apparvero virus sconosciuti, uno, l’AIDS, fece trentacinque milioni di morti. Per fortuna non si propagava per via aerea, altrimenti, dato che solo meno dell’uno per cento della mia specie è immune, ci sarebbero stati pochi sopravvissuti.
E qui, cosa succederà? Neanche il loro DNA riesce ad adattarsi velocemente alle variazioni e anche loro non hanno difese contro virus che esistevano prima ancora che iniziassero a popolare il pianeta.
Ma i potenti ci stanno già pensando: se il DNA non ci riesce da solo lo si può manipolare e sconfiggere cambiamenti climatici e malattie. C’è solo un dettaglio su cui si potrebbe obiettare: la manipolazione genetica sarà per tutti? Credo che sarà per pochi.
Nel frattempo già sanno che, manipolando, nel giro di un paio di generazioni si può raddoppiare il QI dell’individuo, esaltarne caratteristiche genetiche e razziali, poi altri esseri a noi superiori popoleranno il pianeta.
Il superuomo è alle porte, ad Antilochus. Io, per fortuna, non lo vedrò.


