A proposito dell’appello “Organizzare Articolo Uno, organizzare la Sinistra”

per Riccardo Aprea
Autore originale del testo: Riccardo Aprea

di Riccardo Aprea, 4 agosto 2017

L’appello ai dirigenti di Articolo Uno-MDP è molto condivisibile, essendo il frutto di un ragionamento fondato sul buon senso.

In questa fase, infatti, non è all’ordine del giorno la formazione di una forza politica unica a sinistra del PD, ma un’alleanza di forze distinte che, tuttavia, sappiano trovare un importante e fondamentale punto di incontro e mediazione a livello programmatico per presentarsi, qui sì unitariamente, alle prossime elezioni politiche con un’unica lista.

Sarà proprio l’accordo a livello programmatico che renderà questa auspicata lista unitaria non un’accozzaglia indistinta di soggetti diversi, incapace di parlare un medesimo linguaggio, ma un punto di riferimento elettorale credibile per avanzare in un progetto di trasformazione fondato sugli obiettivi dell’uguaglianza sociale, di uno sviluppo economico sostenibile, del rilancio della dignità del lavoro (ripristino art. 18), su una politica economica caratterizzata da investimenti fondamentali per irrobustire l’infrastruttura del Paese, attraverso opere, ormai non più rinviabili, di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico, di manutenzione profonda delle reti idriche e così sviluppare occupazione.

Il punto vero, discriminante, a mio parere, è di cultura politica, nel senso che al discorso programmatico bisogna crederci, è esso che deve essere discriminante rispetto a possibili dialoghi futuri con altre forze politiche (ad es. PD) e la riprova che, a sinistra, nel variegato mondo a sinistra del PD, si crede realmente al valore discriminante del programma è data dall’avvio di un confronto, serrato quanto si vuole, ma di un confronto vero tra tutte le forze che possono rappresentare un’alternativa programmatica di governo.

Sotto questo profilo di particolare importanza è quanto si dice nell’appello circa la necessità di non escludere alcuna di tali forze dal confronto:

 

“Non si possono mettere a margine Fratoianni, Civati, Falcone e Montanari per prediligere Campo Progressista che in fondo non ha molto più peso dei nomi citati. Non si può incoronare re un politico (?) vago che non raccoglie consensi adeguati, anzi”;

“organizzare giornate di incontro trasversali con gli altri partiti, movimenti e associazioni già strutturati nella loro rappresentatività per scrivere un manifesto programmatico condiviso”

“importantissimo: andare alle future elezioni con una lista unitaria altrimenti si rischia davvero di scomparire………. Inoltre, chiaramente, la lista dovrebbe essere il fine di un’attività di sintesi in modo tale da non essere soltanto operazione elettorale, ma un inizio per un futuro cammino. E, soprattutto, dedicare attenzione ai candidati, senza lasciarsi andare a proposte di rottamazione o rotazione: badiamo al curriculum, all’empatia ed alla preparazione di chi dovrebbe sedere sui banchi del Parlamento, delle Regioni e degli enti locali”

“Bisogna esser chiari, non promettere ma proporre e, soprattutto, avere la sicurezza che a sinistra del PD quei valori ci sono già e sono, in gran parte, condivisi. Non dobbiamo inventarci nulla, soltanto smussare, limare e tentare di mettere a fattor comune le priorità condivise”

Ricominciamo dalle discussioni a tutti i livelli e dalle decisione di fare nomi, questi sì, su chi faccia parte di una cabina di regia che si occupi dei soli due aspetti veramente importanti e prioritari: struttura organizzativa (di Articolo Uno e poi delle “Federazione di Sinistra”) e programma.

Aggiungo, da ultimo, che in questo momento, per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco e da atteggiamenti che possono rappresentare un ostacolo al necessario dialogo e confronto, occorrono un chiarimento e un ammorbidimento.

Il chiarimento spetta a Pisapia che sembra non ritenere possibile la ricomprensione di talune forze, come Sinistra Italiana e l’area magmatica Falcone-Montanari, nel progetto di formazione di una lista unitaria, così, a mio parere, anteponendo un non spiegato pregiudizio politico-ideologico al confronto programmatico (il che vuol dire non credere fino in fondo a quest’ultimo e agli esiti positivi cui può pervenire una discussione nel merito delle scelte e delle politiche).

L’ammorbidimento spetta all’area Falcone-Montanari nella misura in cui non è possibile sedersi ad un tavolo di confronto programmatico per valutare la possibilità concreta di raggiungere l’obiettivo di una lista unitaria (mi piace molto il nome “Federazione di sinistra” che gli autori dell’appello danno a questo obiettivo e a questo processo di ampio respiro”) pretendendo, in qualche modo, delle abiure da quelli dei possibili interessati al confronto (come appunto Pisapia) che hanno operato scelte non condivise, quali quella del “si” al referendum costituzionale o (nel caso di D’Alema, presidente del Consiglio) quella della partecipazione diretta dell’Italia all’intervento ONU-Nato nel Kosovo nel 1999.

Senza entrare nel merito, ora, di queste due scelte (la prima, ad ogni buon conto, non necessariamente inquadrabile all’interno delle medesime motivazioni di Renzi e della maggioranza governativa che ha promosso la riforma costituzionale, poi giustamente bocciata dal referendum, la seconda, a mio pare, decisamente non definibile tout-court quale un atto belligerante acriticamente appiattito sulla volontà imperiale degli Stati Uniti esercitata attraverso la Nato), non c’è dubbio che occorre disporsi con il massimo di apertura al confronto, superando rigidità che sembrano rimandare, a sinistra, a non comprensibili atteggiamenti di intransigente “purezza”.

 

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2 commenti

Fausto Tenti 7 Agosto 2017 - 22:02

Ancora…lo dico col cuore in mano e con la massima sincerità: noi del PRC siamo preoccupati se nel percorso ci portiamo dietro cospicue dosi di ambiguità politica, di non coerenza e di non chiarezza, sin da subito…
Se lavoriamo per una lista NON SOLO autonoma ma anche STRATEGICAMENTE alternativa al resto del panorama politico, come risulta evidente dal percorso tracciato al Brancaccio, non possiamo non
vedere le troppe ambiguità di Art. 1, ma soprattutto di Pisapia…
Siamo letteralmente terrorizzati dal fatto che magari riusciamo a mandare a Montecitorio una trentina di deputati del fronte dell’alleanza democratica che magari non stanno nello stesso gruppo manco 1 settimana:
col probabilissimo proporzionale, il governo si forma dopo il voto…e non vorremmo vivere uno scenario di questo tipo: 1) una decina di deputati, provenienti dai movimenti di Pisapia e Bersani, dichiarano di “essere
responsabili” e quindi non possono non aiutare Renzi a formare un Governo purchessia, perché ce lo chiede l’Europa; 2) una altra decina, di provenienza magari del PRC, di Possibile e della società civile, coerenti col
mandato ricevuto dal corpo elettorale, non ci stanno e formano un altro gruppo per dignità e coerenza politiche; 3) e gli altri dieci – mettiamo di SeL – fanno magari l’elastico per tenere insieme le prime due decine…
Ne convenite che sarebbe uno psicodramma, divisi in 3 tronconi…che senso ha, che senso avrebbe il confluire in una sola lista appiccicata con vinavil scaduto?
Sarebbe suonata invano l’ULTIMA campana dell’ULTIMO giro per un fronte unitario e plurale – non solo ovviamente elettorale – civico e di sinistra alternativa nel nostro Paese…
Fausto da Arezzo

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mario tomasucci 18 Agosto 2017 - 18:05

Chiudete bottega, fate prima

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