CROTONE. «Capa janca» arriva alle 11 all’ospedale di Crotone. Lo chiamano così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella le centinaia di persone assiepate lungo la strada e nel cortile. Non è mancanza di rispetto, anzi. Anziani e bambini seguono la chioma bianca del capo dello Stato che si staglia nitida tra le altre e la accolgono con un applauso lungo, sincero. Nessuno sapeva quando sarebbe arrivato ma alle dieci erano già in tanti in attesa e sono rimasti anche quando attraverso le comunicazioni delle forze dell’ordine si è capito che c’era da aspettare ancora un’ora. «Voglio vedere il presidente. Lui è venuto, come devono fare le istituzioni e noi dobbiamo esserci come devono fare i cittadini», dice Antonio Rapisarda. Semplice, no? Non proprio a giudicare dalle dichiarazioni che arrivano dalla maggioranza, ma non è il momento delle polemiche. Mattarella è arrivato a Crotone per portare lo Stato in un momento in cui sembra che lo Stato sia lontano. «Giustizia!», urlano alcuni cittadini quando lo vedono. «Verità!», chiedono altri. E’ un coro che si ripete anche venti minuti dopo quando il presidente della Repubblica si sposta di poche decine di metri ed entra al Palamilone dove sono allineate 67 bare. La strage ha scosso questa terra di gente di mare, abituata a navigare e a soccorrere chiunque senza guardare in faccia le persone che hanno bisogno di aiuto, solo la mano che viene tesa nel momento del bisogno. «Presidente si poteva evitare, faccia qualcosa», lo esorta qualcuno mentre il capo bianco di Mattarella si avvia verso l’ingresso dell’ospedale. Un altro, ancora più categorico: «La gente in mare si salva».

In genere Mattarella sorride, saluta i cittadini arrivati ad accoglierlo. Stavolta è scuro in volto, entra nell’ospedale senza guardarsi intorno. Accompagnato dalla prefetta Maria Carolina Ippolito va innanzitutto a salutare i bambini sopravvissuti alla strage. Sono ricoverati nel reparto di Pediatria. Ai medici il presidente chiede notizie sulle loro condizioni di salute. In 6 sono ricoverati, hanno un’età compresa tra i 3 e i 15 anni. Sono arrivati domenica mattina «tutti con un quadro di sospetta inalazione e ingestione di idrocarburi (cherosene) e ferite lacero-contuse multiple», spiega il Primario della Unità Operativa di Pediatria, Stefania Zampogna. Dopo i primi giorni di terapia le loro condizioni sono in netto miglioramento, ha assicurato il primario. Il presidente ha ringraziato il personale sanitario «per la generosità e l’impegno nell’assistenza dei sopravvissuti» e ha lasciato dei pelouches, una pianola, un robot telecomandato e altri doni ai piccoli.

Alle 11.20 il capo dello Stato è arrivato al Palamilone. Poche decine di metri per passare dai sorrisi di chi è sopravvissuto alla disperazione. Le 67 bare sono allineate da tre giorni nella grande sala dal pavimento in legno con i canestri abbassati. Cinque bare bianche e altre 11 marroni circondate da pupazzi e pelouches indicano i minori morti nel naufragio. Quasi 50 i nomi scritti sul legno, fra questi anche quello di Shahida Raza, 27 anni, giocatrice di hockey pakistana che ha tentato il viaggio per far curare il figlio di tre anni semiparalizzato per un ictus.

Il presidente Sergio Mattarella si ferma davanti alla distesa di feretri. Per diversi secondi resta con il capo chino a pregare, poi incontra i parenti delle vittime. Anche loro si rivolgono a lui come i cittadini rimasti all’esterno. Da giorni chiedono di poter parlare con il capo dello Stato agli operatori di Medici senza Frontiere che li stanno assistendo nel difficile momento del riconoscimento dei parenti. Nessuno potrà cancellare il loro dolore, il presidente Mattarella, però, può aiutarli a risolvere i nodi burocratici che rendono ancora più penosa la loro condizione. La mediatrice degli afghani spiega al presidente che nemmeno queste morti fermeranno le partenze da un Paese dove le donne hanno perso ogni diritto e dove la vita non ha più senso, e ha ricordato che gli afghani hanno il diritto di avere l’asilo politico. Affermazioni che hanno molto colpito il capo dello Stato. I familiari hanno poi chiesto al presidente Mattarella che siano trasferite «il più presto possibile le salme nei loro paesi d’origine o dove risiedono i familiari e supporto economico per chi non avesse i mezzi per farlo», una «cella frigorifera per il mantenimento dei corpi». E, ancora, di poter «spostare i sopravvissuti che sono al Cara in un luogo più adeguato alla loro condizione e facilitare i ricongiungimenti familiari». Tutti i presenti hanno infine chiesto al Presidente che tragedie come questa «non si ripetano mai più». Mattarella – prima di lasciare Crotone – ha assicurato «pieno sostegno ai profughi». Quello che dalle parti della maggioranza in queste ore sembra invece mancare.