Arriva carosello…

per Gabriella
Autore originale del testo: Grazia Nardi
Fonte: Rimini Sparita
Url fonte: https://riminisparita.it

di Grazia Nardi – 19 luglio 2014

…E se per la pubblicità del cibo c’era una vera e propria diffidenza, una legittima suspicione, del tutto improponibili alcuni prodotti reclamizzati per la casa, dalla cera di pavimenti, quando i nostri erano fatti di mattoni rossi che venivano ripassati con acqua ed aceto, a quelli per profumare la casa. La Mira Lanza (marchio oggi scomparso) quella di Calimero e dell’Olandesina, leader per molti anni nel campo dei prodotti per l’igiene della casa e della persona, mise in commercio un deodorante per ambienti.
Ma benchè tutta letteratura avesse sancito che nelle case dei poveri dominasse l’olezzo di cavoli e minestrone, nessuno di noi avrebbe definito “puzza” quel sentore che emanava dalle verza rosolata con i murel di salsiccia mescolato con quello della piada cotta sulla stufa a legna.
E’ vero, gli odori di fuliggine, di soffritto, ci rimanevano addosso, assorbiti dai capelli, dagli abiti e si avvertivano quando si entrava nell’aula della scuola od in altri luoghi. C’era anche chi “odorava” di acetilene o petrolio con cui si alimentava il lume in assenza di energia elettrica. Era un marchio che diceva più di una carta d’identità. Ma riscaldarsi, avere cibo per sfamarsi reso gustoso dalla necessità che aguzzava la fantasie delle massaie, erano bisogni primari di un intero o di una parte consistente di un popolo scampato alla guerra. A parte la spesa superflua e già per questo inammissibile, pensare di coprire gli odori che avevano materializzato la speranza, la rinascita era percepito come sacrilegio.
Altra invece era la considerazione per le marche locali che già col nome garantivano la qualità del prodotto. Penso al Caffè Giovannini, comprato all’angolo tra via Soardi e Corso D’Augusto, anche solo mezzo etto in grani, in quella mitica bustina col brasiliano in slip, in grani perché macinato a casa, col macinino di legno a manovella, conservava meglio il suo aroma. Era l’alternativa, quasi di lusso, al surrogato della “Vecchina”…
Ed anche il nome di un negozio rinomato diventava una “marca”, sigillo di garanzia. J’affeted dla Tosca, i furmaj ad Bordoni, al scherpi ad Gori, al camisi ad Severi, i vistid ad Capeli o Sarti o Santareli o del mitico Continolo, i lenzol dla Casa de Cured, al stofi dal Quattre Stason, i filati dla botega dla lena”… attività commerciali che si svolgevano nel centro storico tra le due piazze principali, Corso D’Augusto, via Garibaldi….
La situazione cambierà con l’arrivo di quel boom di cui ancora si discute se vero o fittizio, che aumenterà la disponibilità economica ed accorcerà i tempi da dedicare ai lavori manuali richiesti dalla casa, aprendo la strada ai prodotti industriali, ai primi elettrodomestici. Nella nostra realtà poi, nel contesto più ampio dell’economia turistica, il lavoro estivo stagionale diverrà il jolly del bilancio famigliare: “ha faz la stason perché ho da tirè so la chesa….. fè studiè i fiol… i s’è mess in testa da cumprè e frigo e la television”…
Già il televisore, una specie di ara domestica che cambierà le abitudini degli italiani e che porterà la pubblicità direttamente nelle case. Un fenomeno quello della TV che meriterà un capitolo a sé.
E con la Tv arriva Carosello e le “scenette” girate da grandi attori di cinema e teatro, Gino Cervi, Vittorio Gassman, Ernesto Calindri, Virna Lisi, Carlo Dapporto, Amedeo Nazzari, Tino Scotti che anticiperanno Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Walter Chiari, Peppino De Filippo solo a citarne alcuni mentre spopolano le animazioni, prendono in via la prime campagne di raccolta punti e gli slogan entrano nel linguaggio corrente: “basta la parola…. con quella bocca può dire ciò che vuole… lo possiamo torturare?.. sembbbrrra facile… e che c’ho scritto Jo Condor?… e mo’ e mo’?.. chi non beve con me….”
E se la magrezza era dapprima considerata una vergogna, la testimonianza più evidente della miseria, ecco lo spot dell’olio con “la pancia non c’è più”, che anziché ingrassare assottiglia il giro vita e consente di saltellare agilmente sul letto. Il deodorante prenderà il posto del talco profumato usato per tamponare ascelle ed il solco del seno femminile e la crema depilatoria spazzerà via il mito della sensualità espressa dalla peluria che s’intravedeva nei costumi di spiaggia o sotto le ascelle. Mentre le calze di nylon organzino prenderanno il posto di quelle di seta che le donne infilavano usando i guanti per il timore di smagliarle.
E la pubblicità riuscirà in un’altra impresa, dopo la censura che negli anni 50 colpisce la canzone di Domenico Modugno, “Resta cummè” per il verso “, nun me ‘mporta ‘e chi t’avuto” e vieta la trasmissione in radio di “Tua” cantata da Yula de Palma, passa tranquillamente la saponetta “Camay” che “seduce tre volte”, il liquore Biancosarti che “mette il fuoco nelle vene.. ..le donne appaiano più svestite, le gambe nude si vedono per intero.

camay
Dove sia arrivata la pubblicità partendo da quel lontano Carosello…è fenomeno noto a tutti ma a me risuona il commento di mia mamma, 88 enne che, a tavola, sentendo gli slogan “salutisti” oggi in voga: la crema per il prurito intimo, l’acqua che fa fare plin plin, lo yogurt che libera l’intestino, le mutande che trattengono la pipì.. se ne esce con la sconfortata considerazione: “che schiv, sempre quand us magna”!

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