Astensione o voto?

per Urlife
Autore originale del testo: Livio Ghersi

di Livio Ghersi, 1 marzo 2018

Lettera aperta all’avvocato Enzo Palumbo

 

Caro Enzo,

 

collegandomi al Sito di “Rete liberale per la democrazia liberale”, ho letto che, dopo un’assemblea tenuta a Messina, avete deciso, come Movimento,  di astenervi dal voto. A quanti proprio non sappiano sottrarsi all’attrazione della cabina elettorale, consigliate di annullare il voto, magari con scritte creative. Non so se la coincidenza è voluta, ma, nella sostanza, avete assunto la medesima linea proposta da Rita Bernardini e dal Partito radicale transnazionale: lo “sciopero del voto”. Permettimi di spiegarti perché sono in completo disaccordo.

So quanto Tu, personalmente, hai fatto per arrivare al giudizio di legittimità costituzionale delle due precedenti leggi elettorali: il cosiddetto “Porcellum” e il cosiddetto “Italicum” (legge peraltro rimasta sulla carta, perché mai attuata).

A prescindere dalla meritoria attività che, insieme ad altri, hai svolto per ricondurre le leggi elettorali allo spirito di una sana democrazia liberale, mi permetto di chiederti. La legge n. 270 del 2005, purtroppo, ha trovato applicazione più volte, fino alle elezioni politiche del 2013. In queste occasioni, il cittadino Palumbo ha votato, o non ha votato? Se hai votato, anche soltanto una volta, ti trovi ora in contraddizione con Te stesso. La legge elettorale vigente, infatti, al netto di tutte le sue magagne e di tutti i suoi difetti – inclusa l’approvazione mediante voti di fiducia – resta, comunque, molto meglio del “Porcellum”.

Ad esempio, perché contempla i collegi uninominali. Tutti i sondaggi che si sono letti continuano a riproporre l’argomento dell’elettorato  spaccato in tre parti, più o meno equivalenti; ciò significa che non hanno tenuto nel debito conto la rilevante novità del ritorno ai collegi uninominali per l’assegnazione di una considerevole quota parte dei seggi. Non sto a spiegarti come funziona il sistema maggioritario in un collegio uninominale, perché Tu, come giurista e soprattutto come persona che ha maturato una lunga esperienza politica sul campo, potresti insegnarlo a me.

La nuova legge elettorale doveva essere approvata dal Parlamento uscente, che era composto da certe forze politiche. Io penso che finché Berlusconi avrà potere e capacità di influenza, non sarà mai possibile approvare leggi elettorali ben fatte. Il cavaliere, infatti, non vuole le preferenze e, soprattutto, vuole predeterminare l’elezione dei parlamentari. Anche se, nel tempo, proprio tanti suoi ex fedelissimi lo hanno tradito. Mi dirai: perché, Renzi non vuole le stesse cose? Sì, ma forse Renzi, per “occhio di mondo”, deve fingere di essere più virtuoso di Berlusconi. Quest’ultimo rappresenta per lui l’alibi perfetto: o si fa una legge senza preferenze, senza possibilità di voto disgiunto, eccetera, o non sarà possibile approvare alcuna legge elettorale.

Tieni conto che Berlusconi era contrarissimo alla reintroduzione dei collegi uninominali ed il meccanismo artificioso che è stato trovato (la possibilità che il voto ad una lista collegata valga anche per il candidato nel collegio uninominale, se non si vota per quest’ultimo) è stato concepito appositamente per lui.

Possiamo scrivere leggi elettorali bellissime, sulla carta, ma poi c’è il piccolo problema che qualcuno le deve approvare nel Parlamento. In conclusione, nel caso della legge elettorale “Rosato”, non mi scandalizzo e non mi indigno, considerate le condizioni da cui si partiva, ossia i rapporti di forza nel Parlamento uscente. Da modesto cultore della materia elettorale, sono convinto che quanti hanno concepito questa legge stavolta non abbiano fatto bene i loro conti. Secondo me, hanno determinato un meccanismo che non saranno in grado di controllare fino in fondo. L’elemento di incertezza sta proprio nell’esito finale del voto in ciascun collegio uninominale.

Inoltre, penso – e spero – che il meccanismo della legge risulterà penalizzante per il Movimento 5 Stelle. A condizione, però, che le persone in grado di far funzionare la propria testa, vadano a votare.

Viviamo in tempi difficili. La classe politica è pessima. Il problema è che potrebbero venire anche tempi peggiori. Allora, se la situazione è questa, secondo me ciascuno, nel proprio piccolo, deve caricarsi sulle spalle una quota-parte della responsabilità del destino del nostro Paese, ossia del nostro destino. Si sceglie quello che risulta meno pericoloso, tra alternative tutte criticabili e mediocri. Non votare significa, invece, lavarsene le mani: succeda quel che succeda.

Nelle condizioni date, il voto più importante da esprimere è proprio quello per il candidato nel collegio uninominale, tanto per la Camera, quanto per il Senato. Dopodiché si può decidere di sbarrare anche il contrassegno di una lista collegata e pure questa seconda scelta può determinare non trascurabili effetti politici. Avvalendosi anche di questa seconda scelta, sarà possibile correggere anche l’altra stortura legislativa; mi riferisco alla previsione  che il voto attribuito al candidato per il collegio uninominale si traduca automaticamente in un voto anche per tutte le liste collegate che superano la soglia di sbarramento, da ripartire proporzionalmente fra loro.

Scusami davvero se l’ho fatta lunga. Non sapevo rassegnarmi a vedere un vecchio liberale come Te diventare paladino dell’astensione dal voto.

Cari saluti

Palermo, 1 marzo 2018

 

Livio Ghersi

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