Pippe e Pugnette

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 1 marzo 2018

Confesso che ci avevo sperato. Quando dopo il naufragio peregrinai come un esploratore nel diasporico arcipelago delle sinistre. Una ricongiunzione unitaria frutto di una doppia convergenza: la corrente in uscita dal Pd e le correntine alla deriva della sinistra radicale e altra umanità dolente. Quando andai a Fiuggi con gli ex-socialisti del Network di Turci e Lang fui contento. Una sintesi, un risucchio attorno a un nuovo continente, un’isola capoluogo, uno zatterone.

Con D’Alema avevo convenuto sulla premessa: pas d’ennemis a gauche. Per quanto certi segnali fossero imbarazzanti. Ero al Brancaccio quando i rifondaroli e gli agenti provocatori venuti da Napoli inscenarono quella fetida aggressione al mite Gotor. Ed ero a Rimini a osservare tutte quelle tricoteuses che si levavano in cori da stadio ogni volta che un oratore gli agitava il drappo di qualche dirigente storico. Sembrava d’essere a una corrida.

Cionondimeno ero fiducioso e avevo tratto dalle mie affabulazioni oniriche l’immagine del camelloporco: un animale composito uscito vivo dai disastri giurassici, empatico, tollerante, comprensivo e armato di tanta (auto)ironia per quanto sgraziato e apparentemente disfunzionato.

Ora traggo un bilancio, e vedo che con taluni non c’è proprio niente da fare. Era inevitabile, e prevedibile. Appena ingaggiata la lotta sul limitare del bosco per far rivivere nel paese una sinistra capace di fare il suo mestiere loro sarebbero venuti a far danno, come sempre. Non avendo altro scopo nella vita. Obbedendo al richiamo del loro boschetto. Sono sempre quelli. I borghesucci anti-comunisti che sfilavano al grido di beebeeberlinguer, che se parlavi di Gramsci, in quei tempi, loro citavano l’incolpevole Toro Seduto…..e che adesso si ripresentano come gatti neri zigzaganti davanti alla carovana, con i loro cattivi pensieri, col loro catramoso malanimo di papperancide. Misto di levità carnevalizia, di irresponsabilità godereccia e di truculento giustizialismo ammantato di pseudo-classismo, di spontaneismo senza scopo e di cupo settarismo, con loro non c’è materia di discorso.

Vogliono nuocere. E bisognerebbe tenerli a distanza come si fa coi cretini, che se li degni di una discussione sei fottuto. Se fai una manifestazione antifascista tosto te la rovinano inneggiando alle foibe o a qualche lugubre gogliardata, quel tanto che serve ai media per costruirci sopra un’aura malevola. Se al potere serve evocare lo spettro degli opposti estremismi mettendo in mostra qualche efferato atto di teppismo tosto si presentano all’appello. Non c’è neanche bisogno di istruirli. Se accenni a una manovra politica qualsiasi, a una mediazione tatticamente necessaria subito strepitano al tradimento…..Del resto, al fondo, son d’accordo con la dittatura neo-liberista, lo sono sempre stati: tutto direttismo, nessuna mediazione…..puristi, giustizialisti, manichei….infantili. Sempre pronti a far la litania della cd. incontaminata ‘autonomia del sociale’, da ribaltare contro le ‘istituzioni’, ma poi puntuali come la peristalsi a presentare una lista alle elezioni…

E non per caso questi di PaP hanno fatto una campagna elettorale agitando ‘da sinistra’ gli stessi stereotipi propagandistici agiti dai renziani. Convergendo sul medesimo obiettivo: tener basso LeU, evitare che la sinistra destinata alla rottamazione riprenda corpo, esista, eserciti di nuovo un ruolo. Riesumando lo spettacolo della sinistra litigiosa e ineffettuale per il comodo dei moderati. Rubando qualche marginale sul limitare del bosco, che comunque potrebbe fare la differenza fra un successo e una quasi sconfitta. Puntando sul nostro fallimento: l’unico premio che li renderebbe felici. Sono i cagnolini del renzismo declinante, un’arma di diversione attaccata ai pantaloni come una rogna.

Il nostro scopo, beninteso, non è far la guerra a PaP, perdendo tempo ed energie. Qui non si tratta di evocare il ragionevole e realistico moderatismo contro il radicalismo acchiappanuvole. Altro è lo scopo. Il camelloporco, tutto sommato, è in pista. Animale plurale, radicale e realista, di forte identità e determinato a durare. E crescerà. E’ una questione di servizio d’ordine e di autodifesa popolare dalle provocazioni. E se saremo forti a sufficienza provvederemo ad attrezzarlo.

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