Fonte: facebook
di Pina Fasciani – 7 giugno 2017
Articolo uno e dintorni
Ieri sono stata a Roma alla riunione nazionale di Articolo 1 per discutere la fase politica che viviamo e che piega rapidamente verso le elezioni politiche.
Una discussione densa e piena di spunti di riflessione.
Uno tra questi è quello della necessità di costruire un nuovo fronte, con radici saldamente di sinistra, che sappia interpretare i bisogni di un Paese sfinito dalla crisi e impoverito dalle politiche sbagliate di questi ultimi anni. Un fronte che abbia, nelle sue formule, la capacità di parlare e rispondere ai bisogni di milioni di persone che chiedono lavoro, giustizia sociale, sicurezza circa il proprio destino. Articolo 1 è nato per questo, sulla base di una spinta di cambiamento esplicitata con il No al referendum del 4 dicembre e, ancor prima o con l’allontanamento di milioni di elettori alle precedenti competizioni Amministrative o con l’espressione di un voto di protesta convogliato verso l’affermazione dei M5S.
Al di là di tutto il Paese vuole un cambiamento, questo è il dato.
Renzi lo aveva promesso, ma alla prova delle sue riforme e della sua politica, la condizione del Paese non è cambiata, anzi è semmai peggiorata sul piano del debito pubblico, non è cresciuta l’occupazione, non sono cresciuti i consumi, con una legge finanziaria alle porte che dovrà affrontare il tema delle norme di salvaguardia, e dell’aumento dell’IVA, debitamente rinviato da tre anni dal governo Renzi, e che ora arriva al pettine.
Un contesto difficilissimo per milioni di italiani, sfiduciati, stanchi, arrabbiati, rassegnati. Questi sentimenti circolano, si muovono come un fiume carsico, che emerge alla superficie a tratti, ma c’è, esiste.
Di questo ne sono tutti consapevoli, lo sanno i quattro amici al bar, Renzi, Berlusconi, Salvini, Grillo, i quali, giocando ognuno la propria partita sperando di vincere sull’altro, cercano, tutti e quattro, di imbrigliare quei sentimenti carsici dentro una legge elettorale che assicuri a loro stessi un primato, da giocarsi successivamente con accordi spuri, depotenziando la pressione di quel fiume carsico e quindi la volontà del “popolo sovrano”. Le liste bloccate e i nominati servono a questo.
Nessuno dei quattro amici al bar che parli di quale Paese vogliono costruire, si oscilla solo tra chi vuole separarsi dal mondo e mettere il paese sotto una campana di vetro ( rischiando di rimanere senza ossigeno), chi fa demagogia e propaganda, chi pensa a salvarsi a dispetto di tutti. I quattro parlano da soli. Berlusconi abbiamo visto cosa ha combinato per un ventennio, Grillo controlla un movimento con una società privata, Salvini che emerge da una lega ladrona e guarda alla Le Pen. Renzi, anche con le sue pastoie Consip e Banca etruria, preso dal furore egocentrico neanche si accorge delle sonore sconfitte subite e si ripropone come se nulla fosse.
Insomma un bel quartetto.
Articolo 1 pensi al Paese. In questi prossimi giorni, preparatori della campagna elettorale, esprima e parli dei problemi dei giovani disoccupati del sud, delle condizioni di lavoro peggiorate, di un ceto medio impoverito, di diseguaglianze diffuse di precarietà insopportabile.
Parli al Paese che ne ha bisogno.
E poi lavori per includere, senza veti, pregiudizi ma con grande radicalita’ sui contenuti, sui programmi. Lavori per unire tutta la sinistra, unire il mondo cattolico democratico, le associazioni.
Messaggi chiari. Il 17 dobbiamo stare a Roma con il popolo della CGIL, il 18 sempre a Roma con la sinistra e gli altri aderenti, Il primo luglio con una grande iniziativa insieme a campo progressista.
Uniamo, uniamo il paese.
I leader verranno dopo.



