di Pina Fasciani – 12 giugno 2017
O si svolta ora o mai più.
Il risultato del voto amministrativo ci consegna un Paese sempre più lontano dalla politica. La perdita di voti del PD, di Grillo, di Forza Italia che si ripropone solo grazie all’alleanza con Salvini, ci dice che al momento nessuna forza politica intercetta il sentire profondo del Paese. Diminuiscono sempre più i votanti, le tendenze alla frantumazione crescono con il fiorire di molteplici e improbabili liste civiche.
Qualcuno ha scritto che nessuno può esultare circa il voto, io concordo. Anche laddove si è cercato di costruire il centro sinistra il risultato non è omogeneo, è scarno.
Insomma sembra che la crisi, e le mancate risposte ai bisogni reali del Paese, abbia bruciato tutti. Le ragioni le sappiamo, chi si è presentato come il nuovo, Renzi e Grillo, hanno sprecato il loro momento, Renzi con le sue arroganti e fallite forzature sulle riforme, Grillo con i suoi tatticismi da vecchia politica affascinato dal miraggio del potere.
Anche la parola “nuovo” non morde più.
Nell’offerta politica attuale non c’ è nessuno in grado di fare da catalizzatore e ricomporre l’attenzione e il consenso di milioni di elettori. Non è uno scenario che fa stare tranquilli, anzi, può essere lo sfondo per qualsiasi soluzione e questo mi spaventa.
Questo contesto però, a mio giudizio, offre delle inedite opportunità. Questo voto, che non consegna a nessuno la vittoria, ha in sé un forte tratto di novità.
Nella sostanza gli italiani stanno segnalando una esigenza di serietà, troppo seria è la crisi per essere giocata sul filo della legge elettorale e sulla spasmodica ricerca di nuove elezioni politiche. Agli italiani questo non è più sufficiente. Gli italiani hanno superato la protesta, ora vogliono credibilità, affidabilità, serietà. Non si scherza più, sembrano dire, ora si fa sul serio.
Credo che Articolo 1, nato da poco, deve porre la massima attenzione proprio su questo.
Raccogliere questa spinta, questa radicalità e tradurla in proposta politica convincente.
A partire dalle risposte alla crisi. Non è più il tempo di disquisire se uno è più liberale dell’altro, qui si tratta di dare pane per milioni di giovani, cure sanitarie per dodici milioni di italiani, prospettive per le piccole e medie imprese, futuro per interi territori morsi dai terremoti e dai gravi problemi ambientali, ecc. Qui siamo all’ABC, ai fondamentali.
La sinistra deve stare qui, nei fondamentali.
Come?
Bisogna connotare l’essere di sinistra, dirsi chiaramente di essere socialisti democratici e offrire agli italiani l’opportunità di potersi fidare. Eguaglianza, giustizia sociale, lavoro, ambiente, siano i cardini del suo programma. I fondamentali.
Bisogna dire basta ai personalismi, al culto del capo, ai federatori, perché si ha bisogno di una leadership diffusa, radicata nei territori e nel paese, perciò conosciuta e valutabile dai cittadini, puntare sui giovani, investire sui tanti che ogni giorno si impegnano per costruire una affidabile e autorevole classe dirigente ;
Tenere subito una Assemblea Costituente con tutti i leader della sinistra diffusa, sottoscrivere un Patto Pubblico in cui tutti si impegnano su un programma chiaro e condiviso.
Lavorare su una lista elettorale unica, autorevole, credibile, in cui ci siano i rappresentanti delle forze che hanno stipulato quel Patto e che si sono impegnati a realizzarlo.
Tempo scaduto per giochi e tatticismi. Per tutti.


