Fonte: Politica prima.it
Url fonte: http://www.politicaprima.com/2015/02/sergio-mattarella-un-viaggio-per-litalia.html
di Giangiuseppe Gattuso – 4 febbraio 2015
Ha giurato. Ha fatto il suo discorso al Parlamento e all’Italia. E da ieri, 3 Febbraio 2015, è il Presidente della Repubblica, e lo sarà, visto il precedente, per almeno sette anni. Sono soddisfatto.
Lo sono come cittadino italiano, lo sono come siciliano e palermitano. E lo sono ancor di più perché me lo ricordo quando, per alcune questioni procedurali riguardanti le elezioni universitarie, ‘lui’ da giovane professore diede a ‘noi’ giovani della DC qualche saggio consiglio. E poi, più avanti, quando gestì da ‘commissario’ la Democrazia Cristiana di Palermo. Seppe reggere quel ruolo guidando una struttura di partito enorme e complicata. Anni difficili, controversi, situazioni che oggi appaiono chiare ma che allora non lo erano affatto.
Come nel suo stile ha parlato senza enfasi, scandendo le parole, in frasi brevi e lineari, affrontando i temi più sentiti dai cittadini e le questioni più rilevanti per le forze politiche. Ha apprezzato la presenza dei giovani e delle donne di questo Parlamento sottolineando la sua funzione di arbitro imparziale e custode della costituzione.
Ha puntato il dito sulle questioni importanti come la scuola e il diritto allo studio; il diritto al lavoro. La promozione della cultura, e il superamento del divario digitale del nostro Paese. E poi i nostri tesori ambientali e artistici, la pace, i diritti dei malati, il sostegno alla famiglia.
Insomma, un buon discorso. Come era ampiamente previsto e giusto che fosse. Possiamo ben sperare.
Ovviamente stiamo parlando del Presidente della Repubblica, e non del sovrano illuminato con poteri di governo. Le troppe aspettative dei cittadini potrebbero essere infrante al cozzare della realtà. I poteri di governo sono altrove, il futuro del Paese è in altre mani. La potestà legislativa è, ancora, delle due Camere fin quando il bicameralismo non sarà effettivamente superato. Ma c’è tempo per questo.
Sarà già un grande successo, infatti, svolgere sul serio e senza tentennamenti quel ruolo di garante della democrazia, della Costituzione, e arbitro imparziale; tutto questo, insomma, se riuscirà a vigilare sulle nuove leggi, se riuscirà a limitare l’abuso della decretazione d’urgenza, se riuscirà a consentire a tutte le forze politiche, tutte, pari dignità nell’esplicazione della loro imprescindibile funzione politica.
Ma questa mia breve riflessione non può finire così. Voglio proporre al nuovo Presidente un viaggio per l’Italia, partendo dal Nord. In treno. Il modo più efficace per conoscere meglio territori e popolazione; incontrare le eccellenze che ci inorgogliscono; ascoltare da vicino le esigenze e le preoccupazioni di tanti cittadini, le difficoltà quotidiane di tantissime famiglie. Per avere, insomma, una maggiore consapevolezza di ciò di cui ha bisogno il Paese che rappresenta.
E in questo bellissimo viaggio avrà modo di apprezzare e constatare il livello delle nostre infrastrutture, la quantità, la qualità e la diffusione territoriale. I servizi di trasporto ferroviario, la velocità e gli orari, il confort delle carrozze, man mano che ci si avvicina al Sud Italia. Per arrivare, senza soluzione di continuità, alla punta estrema dello stivale e della Sicilia.
Ma il rischio, Presidente Mattarella, è che a Villa San Giovanni, Lei debba scendere dal treno, con il suo bagaglio, e non per visitare quei luoghi, ma per attraversare lo Stretto di Messina. Si, perché le Ferrovie dello Stato, a partire dal prossimo mese di giugno 2015, non assicureranno più la cosiddetta “continuità territoriale”. E purtroppo non c’è il ponte, e non è nemmeno nelle previsioni di governo. In buona sostanza i passeggeri dei treni da e per la Sicilia non potranno più attraversare lo Stretto restando sul treno. Non ci sono i fondi necessari per assicurare un adeguato servizio di traghetti.
Non si può interrompere un servizio così importante, un colpo terribile alla coesione economica e sociale, una disparità di trattamento che penalizza fortemente i cittadini siciliani ledendo quel “diritto alla mobilità” garantito dall’art. 16 della Costituzione. No, non si può accettare una simile ignominia. Uno schiaffo mortificante.
Ecco, caro Presidente, questa mi pare una delle prime emergenze da affrontare. Ci basta una Sua parola. La Sicilia e l’Italia non meritano tutto questo.
Giangiuseppe Gattuso
04 Febbraio 2015


