Fonte: Corriere della Sera - Globalist - TPI
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Mauro Giordano per corriere.it (stralcio)
È piombata nel cuore della campagna elettorale dell’Emilia-Romagna. A pochi giorni dal voto anche lei, accompagnata dal leader della Lega, Matteo Salvini, si è presa i riflettori per una sera, guidando l’ex ministro dell’Interno nei meandri del Pilastro, quartiere alla periferia di Bologna.
Era con lui anche di fronte al citofono di una presunta famiglia di spacciatori stranieri diventato nelle ultime ore il nuovo caso con relative polemiche della propaganda salviniana.
Anna Rita Biagini, 61 anni, ammette di «non avere paura per essersi mostrata vicino a Salvini, anche perché tutti sanno che denuncio gli spacciatori e il degrado della zona, piuttosto ho paura certe sere a uscire». Davanti alle telecamere ha ammesso: «La sera quando porto il cane a fare una passeggiata mi porto una pistola in tasca, è regolarmente denunciata. Mi spiace ma è così».
La signora è stata portata al presidio annunciato da Salvini da alcuni esponenti della Lega, che l’hanno poi «scortata» quando l’evento elettorale è finito. Lei si è apertamente dichiarata fan del Capitano, ricevendo la promessa di Salvini di una nuova visita: «Tornerò».
Figlio morto di overdose
«Mio figlio è morto di overdose a trent’anni, per questo combatto lo spaccio – racconta la signora –. In realtà lui era malato di Sla e purtroppo era tossicodipendente. Quando le sue condizioni erano peggiorate tanto da ridurlo su una sedia rotelle ha deciso di farla finita e lo ha fatto nel modo che conosceva, facendosi una dose letale». La 61enne racconta di vivere al Pilastro da trent’anni e ha consegnato al segretario leghista un dossier con foto e segnalazioni fatte in zona contro i pusher. Il quartiere è da sempre etichettato come una delle zone più difficili di Bologna, noto anche per la strage del Pilastro ad opera della Uno Bianca: il 4 gennaio 1991 i carabinieri Otello Stefanini, Andrea Moneta e Mauro Mitilini rimasero vittime della scia di sangue dei fratelli Savi e dei loro complici.
I pusher
La Biagini ha parlato a Salvini dei pusher che infestano il quartiere. «Tutti sanno quello che fanno – ha sottolineato la signora all’ex capo del Viminale –. Ho più volte denunciato a polizia e carabinieri la situazione». Poi ha mostrato le aiuole e i muretti dove verrebbe nascosta la droga. Con lei hanno solidarizzato altri residenti ma le sono piovute addosso anche le critiche di altri abitanti del Pilastro perché «facendo in questo modo vuoi raccontare questa zona sempre allo stesso modo».
Lei si è difesa, spiegando anche di non essere mai stata un’elettrice di sinistra riconvertita alla Lega. «Ho visto questa zona peggiorare nel tempo – ha ammesso –. E quello che mi dispiace è che dal presidente di quartiere mi sento dire che invece qui le cose vanno bene, ma non vanno bene per niente. Per questo apprezzo Salvini, mi è sembrato che su questi problemi abbia le idee chiare e mi convince. Qui da tempo ci promettono una nuova caserma dei carabinieri, ma rimandano sempre. E la cosa non la sopporto».
Esclusivo TPI, parla la signora che ha portato Salvini dal tunisino: “È stata la Lega a contattarmi”
Intervista ad Anna Rita Biagini, la donna che ha indicato al Carroccio l’abitazione del presunto spacciatore
Dall’inviata di TPI a Bologna Marta Vigneri – Anna Rita Biagini è la donna bolognese del quartiere Pilastro che nella serata di ieri, martedì 21 gennaio, ha condotto il leader della Lega Matteo Salvini per mostrargli dove abita un presunto spacciatore di droga, un 17enne tunisino. Non vuole farsi filmare in video.
“Non ho portato io Salvini al citofono, alcuni esponenti della Lega ieri mattina mi hanno contattato chiedendomi di indicare loro dove abitano gli spacciatori della zona e io gliel’ho semplicemente detto”, spiega. “Sapevano che ho foto di queste persone che spacciano, che ho già fatto avere alla polizia e ai carabinieri”.
Il ragazzo dice che non è vero che spaccia? “Mi dica lei come fa un ragazzino che va a scuola e che ha un padre che lavora come corriere a vestire con abiti firmati e a indossare catene e orologio d’oro e a fare vacanze di un mese in Sardegna”, replica la donna.
Pentita? “Nemmeno un po’, lo rifarei”, dice. “E domenica voterò Lega”.
Dopo aver indicato a Salvini il citofono del presunto spacciatore, la signora Biagini racconta di aver ricevuto minacce e che, per questo oggi, è uscita di casa con la pistola. L’auto del suo compagno è stata danneggiata e lei dice di conoscere i responsabili. Che, dice, subiranno lo stesso trattamento. Dopo l’incidente esponenti della Lega hanno telefonato alla donna per esprimerle solidarietà.
Alcune fonti locali raccontano che pochi giorni fa proprio vicino a via Grazia Deledda, dove è stato organizzato il punto stampa di ieri di Salvini, una 15enne era stata derubata. Da lì l’iniziativa della Lega nella zona “malfamata”.
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Il sindaco di Bologna: “Salvini si deve vergognare, i cittadini del Pilastro non meritano di essere additati come persone che vivono in un luogo di spaccio e di degrado”

Siamo oltre l’indecenza: ieri Matteo Salvini, in pieno delirio propagandistico da campagna elettorale agli sgoccioli, si è recato nel quartiere Pilastro di Bologna e ha suonato al citofono di un palazzo, chiedendo se lì vivesse uno spacciatore. Il tutto in diretta, come sempre noncurante e menfreghista della privacy delle persone.
È un comportamento inaccettabile e soprattutto illegale: lo ‘spacciatore’ che Salvini ha messo alla berlina sulla base di indicazioni degli abitanti di quartiere è un ragazzo minorenne. In un colpo solo, Salvini ha gettato alle ortiche la tutela dei minori e quella della privacy. Peraltro, non è chiaro il suo obiettivo: voleva forse fare un’ispezione, sostituendosi definitivamente alla polizia?
Lui ovviamente fa spallucce, e anzi si improvvisa supereroe: “Lì non c’era la famigliola: babbo e figlio spacciano droga, ok? Con nome, cognome e indirizzo. Ed è normale che tutti nel quartiere sappiano, e anche le forze dell’ordine sappiano, che in quel palazzo padre e figlio spacciano e questi possano continuare a vendere morte? Abbiamo segnalato all’attenzione di chi di dovere, che agirà di conseguenza, che spacciare droga alla luce del sole significa vendere morte” ha detto Salvini.
“Io credo che si debba vergognare, caro Salvini. Lei non è un cittadino qualunque. Ha fatto il ministro dell’Interno, come mai in quel caso non ha avuto lo stesso interesse? Forse perché adesso è solo propaganda e si comporta da irresponsabile per qualche voto in più”. Così il sindaco di Bologna Virginio Merola, in un post su Facebook, commentando quanto fatto da leader della Lega che, nel corso della sua visita al quartiere Pilastro, ha suonato il citofono di un palazzo, domandando se lì abita uno spacciatore.
“I cittadini del Pilastro non meritano di essere additati come persone che vivono in un luogo di spaccio e di degrado – aggiunge Merola -. E Bologna non merita che uno che ha chiesto i pieni poteri si faccia passare come un cittadino: i cittadini segnalano alle forze dell’ordine le cose che non vanno e non si sostituiscono a loro. Salvini continua ad aizzare all’odio anche in situazioni delicate dov’è non c’è proprio bisogno di aumentare la tensione. Ci sono, al Pilastro, anche persone agli arresti domiciliari come deciso dalla magistratura”.






