Fonte: ANSA, Globalist, La Repubblica
“La mafia ha ucciso il fratello sbagliato”: al corteo della destra insulti a Mattarella e saluti fascisti
In via del Corso a Roma il dialogo tra due ‘patrioti’ che erano stati scelti per portare il tricolore in piazza del Popolo alla manifestazione con Meloni, Salvini e Tajani
Le chiacchiere in libertà sono state casualmente registrate da una nostra collaboratrice che aveva telecamera e microfono aperto e che, come si vede, incredula di quello che aveva sentito si è fermata ed è tornata indietro.
E che si sente? Un sovranista o sedicente ‘patriota’ (l’estrema destra che non riconosce i valori fondanti della repubblica e parla di patriottismo farebbe ridere se non facesse orrore) che in libertà dice quello che tanti da quelle parti dicono, ma che poi ipocritamente in pubblico si negano: “La mafia ha sbagliato fratello”. E poi all’interlocutore che non aveva capito ha ripetuto: “La mafia sbagliò fratello, invece da ammazza’ Piersanti…”
A parlare un signore non meglio identificato ma che non era un passante o uno che stava lì per caso.
No: si trattava di uno dei tanti militanti scelti per portare (indegnamente) il lungo tricolore che vedeva uniti quelli che fino all’altro ieri ignoravano il 2 giugno e si proclamavano fieramente padani, con un miscuglio di estremisti di destra e fascisti, ossia gli eredi politici dei traditori della Patria che consegnarono gran parte dell’Italia all’invasore nazista.
Il tutto condito (come si vede brevemente nell’ultimo spezzone del filmato) dall’Inno di Mameli concluso con il saluto fascista.
La scena, come si può vedere, è stata ripresa questa mattina in via del Corso prima dell’arrivo a piazza del Popolo.
Inutile dire che si tratta dell’ennesima manifestazione della destra italiana con la presenza di persone che fanno il saluto romano perché – è noto – i gruppi fascisti infestano le piazze nelle quali parlano i nostri sovranisti. Piazza San Giovanni, il comizietto davanti al parlamento. Oggi via del Corso.
E complimenti ai ‘liberali’ di Forza Italia per dare copertura politica a queste schifezze politiche.
Ovviamente dispiaciuti perché la mafia “Ha ucciso il fratello sbagliato”.
Intervento del Presidente della Repubblica al Municipio di Codogno per commemorare i cittadini deceduti a causa della pandemia del covid-19
Il 2 giugno sia una giornata per riflettere ‘sui valori fondativi repubblicani’. ‘Crisi esige unità, responsabilità, coesione’
https://www.quirinale.it/elementi/49386
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2 giugno, Applausi per Mattarella a Codogno: ‘Riparte l’Italia del coraggio’
Cerimonia all’altare della Patria, ma senza la tradizionale parata, per le massime cariche dello Stato in occasione della Festa della Repubblica. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte, i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati si sono recati all’Altare della Patria per rendere omaggio alla festa del 2 giugno. Presente anche la presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia. A causa dell’emergenza Covid è stata una cerimonia con pochi presenti quella di quest’anno: decine di curiosi sono rimasti ad assistere al passaggio delle Frecce Tricolori all’inizio di piazza Venezia, all’incrocio con via del Corso, salutando Mattarella al passaggio del corteo di auto presidenziali.
La cerimonia e’ durata circa 15 minuti e si e’ conclusa, come da tradizione, con il secondo passaggio delle Frecce Tricolori, salutate dall’applauso dei cittadini, radunati ad una certa distanza dall’Altare della Patria ma, nonostante l’emergenza Covid e il divieto di assembramenti, comunque numerosissimi anche se tutti in mascherina. E, rigorosamente in mascherina, erano anche le massime autorita’ dello Stato che hanno partecipato alla cerimonia. Mattarella e Conte, al termine delle celebrazioni, hanno lasciato in auto Piazza Venezia. Tra i presenti anche il ministro della Difesa Lorenzo Guerini che, al termine della cerimonia, si e’ recato per un saluto al comando dei Carabinieri di Piazza Venezia.
Il 2 giugno sia una giornata per riflettere “sui valori fondativi repubblicani”. E’ quanto si auspica il presidente Sergio Mattarella in occasione del 2 giugno in un messaggio ai prefetti italiani. “Nell’anniversario della fondazione della Repubblica rivolgo a voi – e, per il vostro tramite, agli amministratori locali e a tutti coloro che ricoprono pubbliche funzioni – l’augurio più sincero affinché questa data sia occasione per una rinnovata riflessione sui valori fondativi repubblicani”, scrive Mattarella.
“Le dimensioni e la gravità della crisi, l’impatto che essa ha avuto su ogni aspetto della vita quotidiana, il dolore che ha pervaso le comunità colpite, hanno richiesto a tutti uno sforzo straordinario, anche sul piano emotivo. L’eccezionalità della situazione ha determinato difficoltà mai sperimentate nella storia della Repubblica, ponendo a tutti i livelli di governo una continua domanda di unità, responsabilità e coesione”.
“Il senso di responsabilità e le doti di resilienza che hanno animato le comunità nei momenti più drammatici della crisi vanno ora trasposti in un impegno comune verso gli obiettivi del definitivo superamento dell’emergenza e di una solida e duratura ripresa”, ha sottolineato il presidente Sergio Mattarella in un messaggio ai prefetti d’Italia in occasione del 2 giugno ricordando che “la crisi non è terminata e tanto le Istituzioni quanto i Cittadini dovranno ancora confrontarsi a lungo con le sue conseguenze”.
“Nella prima fase dell’emergenza, voi Prefetti siete stati fortemente impegnati a garantire da un lato l’attuazione delle misure di contenimento del contagio, dall’altro la continuità delle filiere produttive e dei servizi essenziali nonché, più in generale, la tenuta sociale ed economica dei territori. Affiancando e sostenendo, con generosità e abnegazione, l’azione dei Sindaci, delle Autorità sanitarie e di tutte le componenti del sistema di Protezione Civile, siete stati un sicuro punto di riferimento per le Istituzioni locali e i singoli Cittadini”, ha scritto Mattarella in un messaggio ai prefetti d’Italia sottolineando che “la ricorrenza del 2 giugno coincide quest’anno con un momento particolarmente difficile per il Paese, che si avvia alla ripresa dopo la fase più drammatica dell’emergenza sanitaria da Covid-19”.
MATTARELLA A CODOGNO – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è poi arrivato a Codogno, il comune del Lodigiano in cui è stato scoperto il primo caso italiano di Coronavirus nella notte fra il 20 e il 21 febbraio scorso, accolto dall’applauso caloroso e dalle grida di ‘grazie’ della gente che ha riempito la piazza principale per riuscire a vederlo e fargli una foto. Ad accoglierlo il sindaco Francesco Passerini, presidente della Provincia di Lodi, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, il prefetto Marcello Cardona. Nel cortile interno del Comune Mattarella incontro anche con i sindaci dei comuni della zona rossa del Lodigiano, il vescovo monsignor Maurizio Malvestiti e alcuni rappresentanti dei volontari. Poi al cimitero una corona di fiori sulla targa dedicata alle vittime del Coronavirus. “Da Codogno, dove è iniziato il nostro percorso di sofferenza, vogliamo ribadire i valori della Costituzione, ricordando nuovamente i tanti nostri concittadini morti per il coronavirus e rinnovando grande solidarietà ai loro familiari e alle loro comunità”. “Questo è tempo di un impegno che non lascia spazio a polemiche e distinzioni. Tutti siamo chiamati a lavorare per il Paese, facendo appieno il nostro dovere, ognuno per la sua parte”. “Qui nella casa comunale di Codogno oggi – come poche ore fa a Roma all’Altare della Patria – è presente l’Italia della solidarietà, della civiltà, del coraggio – ha aggiunto Mattarella -. In una continuità ideale in cui celebriamo ciò che tiene unito il nostro Paese: la sua forza morale. Da qui vogliamo ripartire. Con la più grande speranza per il futuro”. “Voglio dire grazie ai nostri concittadini, in questo momento in cui progettiamo la nostra ripartenza, per l’esempio che hanno dato all’Europa e al mondo”.
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2 Giugno, centrodestra in piazza senza regole: saltano i distanziamenti, il flash mob degenera in ressa
Doveva essere una manifestazione simbolica e “silenziosa” ma si è trasformata in un assembramento senza il rispetto delle misure di sicurezza, nonostante i richiami degli organizzatori. Srotolato in piazza del Popolo un tricolore di 500 metri. Salvini senza mascherina: “Ce l’ho, ma gli esperti dicono che il virus sta morendo”
di CARMELO LOPAPA
ROMA – Un assembramento che viola ogni regola di sicurezza. Che abbatte qualsiasi soglia di rischio. Che gioca d’azzardo con la sorte. Distanze azzerate. Alla fine, sono in migliaia. Matteo Salvini senza mascherina: “Ce l’ho, ma gli esperti dicono che il virus sta morendo”. Le frange più estreme della destra che si presentano puntuali in piazza. Pochi metri più in là rispetto ai promotori del centrodestra (Giorgia Meloni e l’azzurro Antonio Tajani, col leghista).
2 giugno, centrodestra in piazza a Roma: il corteo è senza regole
Frotte di militanti rispondono alla chiamata via social dell’ex ministro dell’Interno. La Polizia non può che osservare sgomenta. Poi si muove, riceve forse degli ordini dalla questura perché la scorta dello stesso Salvini chiama preoccupatissima la centrale. C’è la ressa di sempre, avvertono.
Eccola la piazza del 2 giugno. “L’Italia non si arrende”. La manifestazione che rompe L’Unità nazionale sotto un Tricolore che da Piazza del Popolo si snoda per trecento metri per via del Corso. Ma a tenere banco prima dei leader è il drappello tutto muscoli e tatuaggi di “Azione libera italia” frangia di Forza nuova.
2 giugno, centrodestra in piazza a Roma: il corteo visto dall’alto
C’è Danilo Cipressi che urla rabbia dal megafono. Contro Conte, contro le regole “che hanno limitato la libertà” e contro i giornalisti e la polizia “che ha creato l’assembramento”. Uno dei suoi scagnozzi minaccia i giornalisti con telecamere a non insistere con le domande.
Poi arriva Salvini, abbassa la mascherina e straparla come sempre circondato da centinaia di militanti con telefonini, giornalisti e telecamere. Scatta la corsa al selfie e lui non si sottrae, come sempre. “Se la sinistra era in piazza il 25 aprile, perché noi no? Vedete bandiere di partito? Solo Tricolori”.
2 giugno, manifestazione centrodestra a Roma: giù la mascherina, Salvini non rinuncia ai selfie
Poi inizia una vera e propria sfilata lungo via del corso. Dovevano essere “solo trecento tra amministratori locali e parlamentari”. C’è un fiume di gente.
rep

La più preoccupata è Giorgia Meloni, che alla vigilia aveva invitato i cittadini “a restare a casa e seguire via social”. Non le hanno dato ascolto. Hanno accolto l’invito di Salvini a esserci. Meloni non toglie mai la mascherina. Si guarda intorno preoccupata. Non era quel che avevano pensato. È una roulette russa.
Parte un coro “Conte, Conte vaffanc…”. Dai capi subito un cenno di stop. Viene subito convertito in “Libertà, libertà” e “Elezioni subito”. La capogruppo di Fi Annamaria Bernini e la senatrice braccio destro di Berlusconi Licia Ronzulli riparano in un vicolo, osservano sgomente la bolgia. Lasciano scorrere il corteo lontano su via del Corso. Lasciano il solo Tajani in mezzo alla folla. Parte l’inno nazionale. “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”. E stavolta suona assai sinistro.

il commento di Alfredo Morganti
L’ora del cialtrone virale
E finalmente è venuto il momento di quelli che, quando il contagio rallenta perché i comportamenti sono stati e sono più consoni e i numeri del virus calano, possono affermare con certezza apodittica che il Covid non esiste oppure non è letale. Sono gli stessi che fino a ieri erano rintanati in casa e che oggi vanno comunque in giro con le mascherine. Dovevano esternare queste loro certezze in un reparto di terapia intensiva un paio di mesi fa, tra i moribondi, la disperazione, l’isolamento, il lavoro enorme degli operatori sanitari. Dopo il terrapiattismo poteva mancare il negazionismo virale? No che non poteva.



