Abruzzo la destra ha paura di perdere fa le promesse dell’ultima ora

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Dagoreport
Fonte: Dagospia

DAGOREPORT

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MARCO MARSILIOMATTEO SALVINI GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI MARCO MARSILIO

Visto come si sono scapicollati a Pescara i capoccioni della coalizione governativa, è lampante che il voto regionale in Abruzzo non è per nulla marginale, ma determinante per il pollaio di Palazzo Chigi.

Il vento della Sardegna, secondo le ultime rilevazioni pubblicabili, ha spinto il candidato del centrosinistra allargato Luciano D’Amico: la forchetta che divide il meloniano Marsilio e il rettore dell’Università di Teramo è fragilissima: 1,2%.

Ricordiamo che appena quattro mesi fa un sondaggio registrava un vantaggio di ben 20 punti di Marsilio che la Ducetta ha prelevato dai “gabbiani” di Colle Oppio e paracadutato in Abruzzo, pur essendo nato e cresciuto a Roma, dove continua a vivere e a lavorare (in smart working con L’Aquila).

giorgia meloni marco marsilio a pescara 3GIORGIA MELONI MARCO MARSILIO A PESCARA 3

Infatti, tra i Fratellini d’Abruzzo, a partire dal sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, per continuare con l’assessore regionale Guido Quintino Liris, c’è molta irritazione (eufemismo) nei confronti di colui che segue da cinque anni le sedute della Regione via Zoom dalla città di Totti e Andreotti.

Anche se a suo favore ha il vantaggio di non avere il voto disgiunto, che ha favorito il successo di stretta misura della Todde, fra i post-camerati l’entusiasmo per lo “Straniero” scarseggia. E in caso di sconfitta non ci sarebbero alibi come per Truzzu, perché Marsilio è il governatore uscente. Da una parte, dall’altra il mite e inclusivo D’Amico è ben conosciuto e stimato in Abruzzo.

Luciano D’AmicoLUCIANO D’AMICO

Insomma, domenica prossima tutto può succedere. E se per caso anche in Abruzzo andasse storta per il governo Ducioni, la vittoria del campo larghissimo avrebbe un peso politico nazionale. Oltre al fatto che le farmacie intorno a Palazzo Chigi e Via della Scrofa resterebbero senza un flacone di Xanax e Tavor.

Per contenere invece il friabile equilibrio mentale dell’attuale Matteo Salvini non si vede nessuno Basaglia in giro. La Lega, cinque anni fa, primeggiò in Abruzzo intascando il 25,96%.

giorgia meloni sotto l'acqua a pescara 3GIORGIA MELONI SOTTO L’ACQUA A PESCARA 3

Oggi, secondo l’ultimo sondaggio, è sprofondata all’8%. Eppure ieri sul palco pescarese il trionfatore di ieri è stato completamento oscurato dalla Melona “Fascio tutto io!”, tant’è che Salvini ha alzato i tacchi prima della fine della manifestazione.

Una disfatta, ma anche una vittoria di misura, porterebbe il capoccione leghista a riconsiderare la tenuta del governo. Una verifica che, in soldoni, vuol dire: voglio maggior potere per il Carroccio a Palazzo Chigi.

E così ripartirà la partita di poker tra i due galletti. Lui: se non ottengo posti nelle prossime nomine (Ferrovie, Cdp, Servizi, Rai), tolgo l’appoggio al governo. Lei: bene, accomodati: chiudo baracca e andiamo al voto.

giuseppe conte alessandra todde elly schleinGIUSEPPE CONTE ALESSANDRA TODDE ELLY SCHLEIN

Ovviamente se Meloni non vuole ripresentarsi alle urne, tantomeno Salvini vuole far cadere il governo. Anche perché l’ultimo sondaggio commissionato dal Pd, dopo il risultato sardo, sul voto europeo del 9 giugno squaderna i seguenti numeri: mentre il partito della Elly Schlein raggiunge il 21,5%, i post-fasci della Ducetta rinculano al 25,7%, mentre la Lega è boccheggiante al 7,8 sorpassata da Forza Italia con l’8%, i pentastellati si fermano al 14,5%.

Nella manica di “Io so’ Giorgia” è nascosta un carta per riportare la Lega all’ovile: il governatore del Friuli, Massimiliano Fedriga, con cui ha un ottimo rapporto. Tant’è che la Melona lo incontrerà l’8 marzo, in occasione della festa della donna, nel primo pomeriggio al Teatro Verdi di Pordenone.

matteo salvini e massimiliano fedrigaMATTEO SALVINI E MASSIMILIANO FEDRIGA

A Fedriga, per riuscire a far cacciare a colpi di scopa Salvini, come successe all’epoca a Bossi, è sufficiente una mossa: mollare la Lega per la Liga Veneta, portandosi appresso Zaia, cui interessa solo la riconferma di presidente del Veneto.

A quel punto, a un Capitone svuotato, senza leadership, potrebbe anche partire l’embolo di un Papeete2…

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