Alcuni componimenti di “Cuore improduttivo” (2019)

per Davide Morelli
Autore originale del testo: Davide morelli

Le cose

Le cose possono significare
sempre qualcosa di nuovo
o ricordarci qualcosa di vecchio.
Noi non possiamo significare
niente di niente per le cose.
Possono essere utili o inutili.
Possono funzionare o meno.
Noi possiamo anche romperle.
Noi possiamo addirittura distruggerle,
ma anche loro possono ferirci a morte.
Noi le usiamo, le ammiriamo.
Dopo poco spesso ci annoiano.
Siamo legati a loro dai gesti.
Talvolta usiamo gli altri come cose
o ci lasciamo usare come cose.
Loro non hanno alcuna colpa.
Non sono che materia inanimata.
L’io si illude di relazionarsi.
Tutto parte e finisce nell’io.
Un giorno ci congederemo da esse.
Loro sono indifferenti ed eterne.
Le cose continuano a esistere,
a sopportare tutto questo male:
a tollerare il male del mondo.
Dirò di più: loro sono il mondo.

                       

 Vivi e morti

Le parole dei poeti morti
sono scolpite nell’eternità.
e parole dei poeti morti
sono degli oboli dal cielo.
Cercate di voler bene anche
ai dilettanti e ai mestieranti,
che sono ancora vivi.
Scusateci se le nostre parole
sono approssimative e transitorie.
Le parole dei vivi
sono testimoni del mondo
e ricompongono il presente.

Frammenti

I trapassati distillano
il rosso dei tramonti.
Il ricavato lo offrono
a piccoli sorsi agli angeli.
Il sole non parla più
alle statue nei solai.
Ora i solai sono chiusi
e le statue distrutte.
I muri ascoltano in silenzio
i nostri battiti.
La lascio a te questa vita
così precisa.
Io ne voglio una più randagia.
Gli atomi della mia psiche
non sono che attimi
di vita vissuta e immaginata.
Non preoccuparti per me.
Sono atomi psichici
che godono di vita propria.
Le cose più belle
sono quelle che sto facendo
e che farò. Se penserò altro
te lo dirò.

Cuore improduttivo

Oggi bisogna essere presentabili,
avere esperienza e avere una funzione.
Questo chiede la società.
Questo chiede il mondo.
Il mio cuore improduttivo
assomiglia sempre più
ad una fabbrica dismessa,
fallita, abbandonata
nel cui cortile è cresciuta
l’erbaccia. La mia testa
è un guscio vuoto. Troppi sono
i cuori improduttivi. Troppe
le fabbriche abbandonate
e i negozi chiusi. Ma il mondo
continua imperterrito.
Miete altre vittime.
Celebra altri eroi.
Va avanti comunque
anche senza noi.


Fata Morgana

Vado avanti e indietro per la stanza.
Nella fattispecie mi appuntello
alle radiazioni delle stelle,
al profilo della luna.
Ogni punto di vista deforma
la verità e la tramuta in una realtà.
La mente più aguzza si lascia
ingannare da Fata Morgana.
Nell’immaginario prende corpo
il fantasmatico. Se il passato
ritorna a riva le parole faranno
da frangiflutti per il mio porto.

Aspettare

Ad una certa età
non si può certo
mettersi a piangere
o ad urlare. Bisogna
saper aspettare. Bisogna
saper tergiversare.
Perché dico noi e non dico io?
Ogni riferimento è puramente causale.
Bisogna armarsi di pazienza.
Bisogna solo aspettare
in silenzio. Bisogna aspettare
che passi la crisi,
che passi la tempesta,
che venga superata la bufera.
Insomma bisogna aspettare.
Aspettiamo anche una idea:
una idea piccola piccola
che ci cambi la vita.
Ma è tutta la vita che aspettiamo…
Sappiamo bene
che con Dio si gioca a carte scoperte.

Polvere

Il mormorio del fiume.
Il sibilo del vento
a cui gli steli si inchinano.
Siamo al guado dell’Era.
Siamo al ponte della ferrovia.
Un tempo camminavamo
in prossimità di un’ansa dell’Arno.
Se a volte cercate la comunione
tra vivi e morti non c’è bisogno
di un medium. Basta passeggiare
in campagna in un giorno di vento.
Basta che il vento vi faccia
respirare la polvere.
Niente altro che questo.

Le mie parole

Dicono che le mie parole
spesso abbiamo fatto male.
Ma era solo qualche espressione triviale,
che risultò preterintenzionale.
In fondo esco dal seminato
in via del tutto eccezionale.
La verità è che soffro
solo di incontinenza verbale.
Non c’è alcun rimedio.
Perciò non pensate male.

Qui

Cipressi, ulivi, canneti
sono ricorrenti qui.
Sulle colline vegliano
le nuvole. Gli stormi
si inabissano nel cielo

Tragedie sempre attuali (ironicamente)

Si fa quello solo ciò che si può:
me lo disse Sofocle sotto un bersò.
Nessun moralismo perciò.
Edipo canta in tutti i locali,
mentre Tiresia staziona sui viali.
Di Giocasta ne parlano i giornali.
Degli altri non so affatto la fine.
Ora si vive di più con le statine.
La catarsi è rilascio di endorfine.

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