Fonte: Alganews
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di Lucio Giordano – 3 aprile 2017
L’istantanea: la Stazione Marittima di Napoli era colma all’inverosimile. Basterebbe questo per far capire alla sinistra che la strada è quella giusta. Articolo 1 Mdp, il nuovo partito nato dalla scissione con i renziani, ha infatti riempito completamente la sala, per la prima assemblea nazionale dei comitati promotori. Molti erano pronti a scommettere il contrario. ” Abbiamo ritrovato la nostra gente”, è stato il commento di Massimo D’Alema voltando lo sguardo alla platea.
Era visibilmente soddisfatto, l’ex segretario Ds. Ancora di più dopo aver ascoltato l’intervento deciso e senza sconti di Roberto Speranza, che tra gli applausi ha parlato con veemenza di lavoro, Sud, giovani. Con affondo finale sul parlamento di nominati. Si, perché quella dell’abolizione dei capilista bloccati è una delle più urgenti battaglie che Articolo Uno MDP dovrà compiere nelle prossime settimane, per mettere fine all’indegna sceneggiata elettorale, che va avanti da troppi anni.
Certo, verrebbe da dire: ben svegliata sinistra. Meglio tardi che mai. Il passo compiuto di recente, Bersani e i suoi avrebbero dovuto farlo almeno un paio d’anni fa, quando era chiaro che il loro ex partito stava diventando un comitato elettorale renziano. Ci saremmo risparmiati l’osceno ed inutile Job act, la riforma della scuola e un anno di scriteriata campagna referendaria. Inutile però piangere sul latte versato. Quel che è fatto è fatto: per calcolo politico o mancanza di coraggio nel mollare gli ormeggi .
Per quanto valgano i sondaggi, Articolo 1 MDP, in poche settimane è già al 5 per cento. Tempo due mesi è salirà al dieci. Un altro 5 per cento almeno lo porterà in dote Sinistra italiana. Ciò vuol dire che in questi giorni è ufficialmente nato il quarto polo italiano. Insomma, al fianco di M5s, estrema destra ( FDI e Lega nord) e Renziani, c’è anche la sinistra. A parte Grillo, oltre il 30 per cento, gli altri tre schieramenti vengono accreditati di un 15 per cento a testa. 15 per cento, gli indecisi. Unica variabile: Forza Italia, attualmene tra l’8 e il 10 per cento. Bisognerà capire infatti se Berlusconi correrà con Salvini o sceglierà di rappresentare la destra moderata, alleandosi o fondendosi con il partito di Renzi. La prima breccia è caduta: in Sicilia Angelino Alfano, l’ex delfino del Cavaliere, si è già fuso con l’ex sindaco di Firenze in un’unica lista chiamata Dp, democratici e popolari, alla ricerca delle comuni radici democristiane. Si badi bene: è una Dc 2.0 molto più spregiudicata e di destra del partito di Andreotti e Forlani. Lo stesso Cuffaro, che quei tempi li ha vissuti, prima di scontare una condanna per Associazione Mafiosa, è convinto che l’unico modo per fermare l’avanzata del M5s sia una alleanza tra Renzi e Berlusconi. Meglio ancora una fusione. Rispettando in fondo quello che secondo molti rumors era uno dei punti chiave del Patto del Nazareno.
In fondo, unire le forze converrebbe ad entrambi. Tanto più che i risultati dei circoli del partito renziano sono inequivocabili. Matteo avrebbe vinto con percentuali schiaccianti: a spanne quasi il 70 per cento contro il 25 di Orlando e il 5 di Emiliano. Un verdetto che ha fatto dichiarare a molti: è già tutto deciso, inutile andare nei gazebo il 30 aprile per le primarie di partito. Ma il dato allarmante è il numero dei votanti. Solo in 200 mila sono andati alle urne nei circoli di tutta Italia. E’ quello lo zoccolo duro del partito di Renzi. E dunque non c’è proprio niente da festeggiare. Anzi. Vuol dire infatti che se alle primarie si presenteranno in un milione di elettori è grasso che cola. A naso, potrebbero essere addirittura molti meno. Segno che ormai il tramonto del partito renziano è iniziato.
In una normale domenica di inizio aprile, quindi, Articolo 1 Mpd ha già rubato la scena all’ex presidente del consiglio. La cui parabola è inesorabilmente destinata a chiudersi da qui ad un anno. In tanti addirittura ironizzano sul risultato delle elezioni del 2018. Renzi arriverà al 40, 8 per cento, dicono. Come alle Europee. Solo che la virgola, almeno quella, verrà spostata a sinistra: 4,08. Un pelo sopra l’eventuale soglia di sbarramento. Ironie, per ora. A pensarci bene, però, non c’è da scherzarci troppo: a conti fatti, il crollo Renziano è difficile ma non impossibile.