Avevamo ragione noi

per Gabriella
Autore originale del testo: Fabio D’Angelo
Fonte: www.bandadicefali.it
Url fonte: http://www.bandadicefali.it/2016/07/19/avevamo-ragione-noi-domenico-mungo/

avevamo ragione noi - Domenico Mungo

AVEVAMO RAGIONE NOI. STORIE DI RAGAZZI A GENOVA 2001 – di DOMENICO MUNGO – ed. ERIS

 

recensione di  Fabio D’Angelo

Genova non sa ancora niente, lenta agonizza, fuoco e rumore, ma come quella vita giovane spenta, Genova muore. (Francesco Guccini)

Sono passati quindici anni ma per la mia generazione e non solo, il G8 di Genova rappresenta più di qualunque altra cosa quel fatto drammatico, quella lacerazione mai rimarginata, che ne ha determinato irrimediabilmente la perdita d’innocenza. La cronaca, dal canto suo, continua ancora a spargere sale sulle ferite. Basti pensare all’ultimo e recentissimo episodio della misera sanzione disciplinare di 47 euro virgola 57 centesimi comminata agli agenti e funzionari responsabili della macelleria messicana e delle false prove della scuola Diaz.

Avevamo ragione noi. Storie di ragazzi a Genova 2001 di Domenico Mungo, edito da Eris Edizioni e con le illustrazioni di Paolo Castaldi, ripercorre quei giorni (giovedì 19 luglio – domenica 22 luglio 2001) in maniera impeccabile.

La percezione che si ha sin dalle prime pagine è che tutta quell’angoscia, quello sgomento, quel senso di ingiustizia, appaiano ancora oggi, a distanza di tanti anni, attuali e in nessun modo esorcizzabili. E così il volto intriso di sangue del ragazzo con la testa spaccata (copertina di Diario del 3 agosto 2001), abbandonata, nel vano tentativo di dimenticare, in modo forzoso nel cassettino della memoria, torna e ti trascina di forza sul lungomare di Genova, proprio nell’istante in cui sotto gli occhi e le telecamere di tutto il mondo “la testa di quel giovane manifestante in bermuda e maglietta bianca viene spaccata in due da un colpo fendente di manganello impugnato al contrario”.

DIARIO 3 AGOSTO 2001 copertina

Qualche secondo dopo l’immagine drammatica del ragazzo, con il sangue che gli deforma il volto, diventerà foto copertina, simbolo di un pestaggio irragionevole, giustificato da un presunto comportamento violento dei manifestanti. I poliziotti in assetto antisommossa travolgeranno qualunque forma di esistenza umana. Qualunque individuo non in uniforme viene braccato, massacrato, colpito con manganelli, scudi , scarponi, fucili. Chiunque. Vecchi, giovani militanti, suore, disabili, sindacalisti, ex partigiani, volontari, lillipuziani, gay, lesbiche, operai.

Da questo momento in poi, Mungo trascinerà il lettore nel vortice dei ricordi di quei giorni. Ma la rabbia, l’ansia e l’angoscia raggiungeranno il punto di massimo con la vicenda della Bolzaneto. 222 persone detenute e sottoposte a un trattamento che in seguito sarà definito come un atto di “sospensione dello stato di diritto”.

Nella memoria dei pubblici ministeri di Bolzaneto, il termine Duce comparirà 48 volte. Mussolini, 8 volte. E 28 Pinochet, 9 Hitler, una Francisco Franco.

E come scrisse anni dopo Nick Davies su The Guardian citando la requisitoria del pm Zucca: “Non si tratta solo di qualche fascista esaltato. È un comportamento di massa della polizia. Nessuno ha detto no. Questa è la cultura del fascismo”.

E quel senso di malessere dell’infermiera chiamata a testimoniare (“Gli occhi bruciano. Come se ancora i lacrimogeni non si fossero dissolti. Quei lacrimogeni mi sono rimasti in gola. Sulle labbra. Sugli occhi. Sulle mani. Sulle braccia. Non riuscivo a togliermeli di dosso. Ho provato con la doccia. Il bagnoschiuma. Balsami e unguenti vari. Nulla di nulla, ho provato poi con i limoni. Solo i limoni riuscirono a lenire.”), rappresenta perfettamente il sentimento comune di una generazione, quella adolescente negli anni novanta, che fino a quel momento aveva vissuto come evento collettivo la morte di Kurt Cobain o lo stupore provocato dal primo ascolto di Ok Computer dei Radiohead. E questo, per un brevissimo periodo, fece la differenza tra questa generazione e quelle precedenti.

Genova cambiò tutto: come a portare una città, un Paese, una generazione intera verso quella “perdita d’innocenza”, a rompere quella tranquilla, allegra e lunghissima adolescenza fondata su Telefilm americani e la musica di TMC2.

Per questo motivo Genova 2001 appartiene di diritto alle ferite aperte di questo Paese e Avevamo ragione noi – storie di ragazzi a Genova 2001 di Domenico Murgo, con la sua forza narrativa, riesce nel duro compito di alimentare la memoria e riannodare tutti i fili di una vicenda dolorosissima. In questo viene supportata dalle incredibili illustrazioni in bianco e nero di Paolo Castaldi, che rendono concreti agli occhi del lettore il delirio e gli incubi collettivi vissuti in quei giorni.

avevamoragione1

Perché la forza nel racconto di una storia, per parole o per immagini, ci sarà finché si avrà sete di verità e bisogno di giustizia.

Fabio D’Angelo

p.s. Per ogni capitolo di Avevamo ragione noi – storie di ragazzi a Genova 2001 Domenico Mungo suggerisce una canzone come giusta colonna sonora. Alla fine del libro sono presenti anche delle b-side tracks. Ne vengono fuori due playlist che grazie alla pazienza di Carla De Felice potete ascoltare sul sito una banda di cefali.

 

 

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