di Luigi Altea – 4 marzo 2016
E’ inutile cercare un insulto congruo per qualificare Matteo Salvini.
E’ più facile riconoscergli un grande merito: quando parla rende evidente quanto sia grave in Italia il problema dell’istruzione, e come sia urgente affrontare l’emergenza (ri) educativa.
Nei proclami di Salvini vi è qualcosa di rozzo, di stupido e di barbaro, che dovrebbe ripugnare anche agli animi più insensibili.
Eppure è il più richiesto dalle TV, come se l’Italia intera si mettesse in silenzio, e il Po fermasse la sua corsa, per ascoltarlo…
A questo siamo arrivati: Bossi ha tracciato il solco, Calderoli vi ha urinato a lungo, e Salvini ora vi sguazza.
Le sparate di Bossi, nella loro follia, avevano qualcosa d’immaginifico, di popolaresco, che provocavano il rifiuto ma, a volte, strappavano un sorriso…
Le continue calunnie di Salvini, mostrano soltanto la volgarità del ciarlatano verboso, il più culturalmente inconsistente, il più sfrontato.
Bossi riuscì a farci intravedere una illusoria “costola della sinistra”…
Salvini ci ha liberati dall’abbaglio, e ci mostra, invece, l’orifizio profondo e nero dal quale, ogni giorno, sversa i liquami maleodoranti della destra omofaba e razzista.
La “summa” del pensatore padano è sintetizzata da una sola parola: ruspa.
Salvini sa toccare un solo tasto.
E’ lo specialista della monotonia: una vita gridata su una sola nota, soltanto su un tono.
Monotonia, come noia del vivere.
Monotonia, come cialtrone venuto a noia.


