Capanna, tra privilegi e populismo

per Gabriella
Autore originale del testo: Matteo Pucciarelli
Fonte: MicroMega
Url fonte: http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2015/02/09/matteo-pucciarelli-il-populismo-gramsci-e-i-mario-capanna/

di Matteo Pucciarelli, 9 febbraio 2015

C’è questo video che da ieri gira dappertutto, e non è edificante. Premessa: Giletti nelle vesti di difensore della lavoratrice che muore per sfamare la prole non è credibile, ma penso lo sapessimo tutti da tempo. Oltretutto Giletti di lavoro fa (bene o male, non è questo il punto) il giornalista, né ha mai voluto incarnare alti ideali di progresso; e quindi, a parte stigmatizzare il gesto di gettare un libro per terra, che altro dire su di lui?

 Invece il ragionamento intorno a Mario Capanna, già leader del ’68 e di Democrazia Proletaria, merita qualche riflessione in più. Soprattutto molta autocritica a sinistra. Senza tirare in ballo le banalizzazioni sui rivoluzionari da salotto, sui radical chic, sui falsi profeti della sovversione, senza voler dire e peste e corna su battaglie e battaglieri di allora.

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Il punto in sé è di una semplicità unica: è giusto, per chi si dichiara ancor oggi di sinistra e vicino quindi alle “classi subalterne”, quelle che oggi pagano il prezzo della crisi, menare un quarantotto contro il taglio del 10 per cento (per tre anni) del proprio generosissimo vitalizio? È politicamente opportuno – di fronte ai tagli a scuola e università, di fronte all’innalzamento dell’età pensionabile, di fronte a una generazione che la pensione non la avrà forse mai – parlare di un “diritto acquisito” riferendosi a quello che, universalmente e oggettivamente, è considerato un privilegio riservato a pochi (ex) eletti?

Nessuno contesta a Capanna il ricevimento del vitalizio, ci mancherebbe. Se ne contesta però la battaglia ideologica contro una piccola riduzione – e in questo caso l’ideologia è quella del culto personale, del proprio particolarissimo tornaconto. Ma in realtà non si parla neanche di Capanna o di chi altro, in questi casi. Si parla dei danni incalcolabili che alcuni atteggiamenti, nel corso degli anni, hanno prodotto a sinistra. Danni che oggi non permettono a quella stessa sinistra di risultare credibile anche quando dice cose giuste e di buonsenso.

Parlando di Beppe Grillo, Pablo Iglesias di Podemos spiegò: «Ci dividono molte cose, ma gli riconosco un merito. Essere riuscito, come diceva Gramsci, a connettersi con lo stato d’animo del suo tempo». È esattamente quello che la sinistra italiana non riesce a fare da decenni: non capire, ad esempio, che nel 2015 all’italiano medio – sì, esatto, quello di Maccio Capatonda – fa più effetto un politico sobrio di un politico che passa due ore fuori da una fabbrica (semivuota). È triste? È amaro? Probabilmente sì, ma è così. Non voler vedere, non voler capire, accusare il popolo di becero populismo senza essere capaci di accondiscere di fronte a una richiesta – sconnessa ma sacrosanta – di trasparenza, di fine dei (piccoli) privilegi, chi aiuta? Di chi si fanno gli interessi girandosi dall’altra parte?

Non serve a niente urlare contro la “casta” finanziaria se i tuoi discorsi non vengono neanche presi in considerazione perché, a torto o a ragione, sei considerato parte di una “casta” politica o sindacale.

Era populismo lo “spirito francescano” di Democrazia Proletaria, che permetteva ai proprio deputati di trattenersi lo stipendio di un operaio metalmeccanico? È populismo lo stipendio di 1.700 euro che gli europarlamentari di Podemos trattengono per sé? È populismo il 20 per cento di stipendio che gli eletti di Syriza versano a “Solidariety for all”?

Contano le pratiche, prima delle parole. Le piccole cose, prima dei grandi enunciati. Il personale, come si diceva una volta, è politico.

Matteo Pucciarelli

(Nella foto sotto: un altro caso che vide coinvolto lo stesso Capanna, una ventina di anni fa. L’allora sindaco di Milano lo chiamò al telefono – racconta Capanna stesso – e gli diede in “affido” una casa comunale vista Duomo, da ristrutturare)

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(mai titolo fu più azzeccato…)

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