Cronaca, Editoriali, Interno, Politica Israele: orrore quotidiano

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Gioacchino Musumeci
Fonte: InfoSannio

Israele: orrore quotidiano

La storia dei rapporti tra israeliani e palestinesi è costellata di atrocità. Politiche basate su opposti fondamentalismi religiosi, hanno cancellato il futuro di uomini, donne e bambini “incorniciati” in grottesche dichiarazioni protocollari occidentali.

Mai confondere governo con popolo nella “perla democratica” oscurata dalla cattiveria di Netanyahu. Attualmente gli israeliani vivono il regime imposto dall’ultradestra al governo. Nello scenario devastato dei territori occupati disobbedienza civile e opposizione sono puniti con aggressioni e carcere.

Leggo su Haretz che nella Cis Giordania occupata Hamdan Ballal, co-regista palestinese del film premio Oscar “No other Land” è stato linciato da coloni israeliani e arrestato dalle forze speciali che hanno invaso l’ambulanza chiamata dalla vittima. Da quando il regista è stato arrestato non si hanno più notizie di lui.

Non si contano le aggressioni con pietre e bastoni perpetrate da gruppi di coloni mascherati sostenuti dall’esercito contro attivisti ebrei presenti sul posto. Benjamin Netanyahu, sotto l’ombrello aperto prima dal narcolettico irresponsabile Biden e poi sorretto dal delirante Trump è il principale responsabile delle politiche razziste che legittimano orrori su orrori dal 7 Ottobre 2023.

Haretz rivela che decine di migliaia di persone in tutto il Paese sono impegnate in manifestazioni contro il premier che ha inferto un colpo durissimo alla già discutibile reputazione dello stato di Israele intorno a reiterate e gravissime violazioni dei diritti umani.

La malvagità di Netanyahu è senza limiti: un’inchiesta del giornalista Nahum Barnea – a cui faccio i complimenti per il coraggio – pubblicata su Ynet, versione online di Yedioth Ahronoth, tra i principali quotidiani in lingua ebraica di Israele punta un faro decisivo sulla pericolosità del premier israeliano. Durante una riunione del 9 ottobre 2023 l’ex capo di stato maggiore dell’IDF, Herzi Halevi, ha riferito a Netanyahu che l’esercito stava già bombardando 1.500 obiettivi al giorno. A quel punto, secondo la ricostruzione, Bibi, battuto il pugno sul tavolo, avrebbe replicato al “suo generale”: “Perché non 5.000?”.

Quando gli è stato riferito che l’IDF non disponeva dell’intelligence necessaria per un numero così elevato di attacchi, Netanyahu ha risposto: “Non mi interessano gli obiettivi. Buttate giù case, bombardate con tutto quello che avete”.

In un inchiesta precedente Il Giornale indipendente “+ 972 Magazine” rivela invece un altro aspetto della gestione killer della guerra da parte delle autorità israeliane: l’IDF utilizzava un programma di intelligenza artificiale, Lavender, per classificare palestinesi come membri di Hamas. Il sistema aumentava il numero di obiettivi generati, e una fonte ha spiegato come i risultati dell’AI venissero trattati “come fossero una decisione umana” che ha portato alle carneficine conosciute.

Tra i 37.000 obiettivi palestinesi indicati da Lavender molti sono stati arrestati o uccisi nelle loro case insieme a decine di familiari. Le fonti hanno raccontato di aver modificato i parametri del programma per aggiungere ulteriori nomi alla lista. “Un giorno, di mia iniziativa, ha raccontato una fonte al magazine, ho aggiunto circa 1.200 nuovi obiettivi al sistema di tracciamento, perché il numero di attacchi era diminuito”. “Mi sembrava sensato”. Qui si palesa il livello di follia: un individuo x, di propria iniziativa, aggiunge obiettivi al sistema di tracciamento perché si verificano meno attacchi e con meno morti…

Il paradosso è che mentre in Israele la comunità è indirizzata palesemente a condannare Netanyahu, in Italia la critica all’orrore quotidiano sia bollata dai rappresentanti delle comunità ebraiche come antisemitismo. E ciò con l’aggravante che alti rappresentanti delle istituzioni non ravvedono o più probabilmente devono negare l’intento genocida nell’impostazione strategica del governo israeliano.

 

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