Cuba: anatomia e continuità di una rivoluzione

per Maddalena Celano
Autore originale del testo: Convergenza Socialista
Fonte: Ideologia Socialista
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Cuba: anatomia e continuità di una rivoluzione

dalla redazione

Unità e continuità. Sono questi gli slogan principali dell’ottavo congresso del Partito Comunista di Cuba (PCC), che è iniziato questo 16 aprile all’Avana e si è concluso questo 19 aprile 2021. Congresso svoltosi in un momento chiave.

L’isola è coinvolta in una delle peggiori crisi della sua storia e, Raúl Castro, e con lui tutta la generazione storica, si sono ritirati lasciando spazio ai giovani. Raúl ha 89 anni. Ramón Machado Ventura, attuale secondo segretario del PCC, compirà 91 anni in ottobre. I comandanti veterani, Ramiro Valdés e Guillermo García, hanno rispettivamente 88 e 92 anni. Per ovvie ragioni si impone il cambio generazionale.

È stato lo stesso Raúl Castro, nell’ultimo congresso del PCC, a proporre la sostituzione, proponendo un limite di due mandati per occupare la posizione politica più elevata e un’età massima di 60 anni, per entrare nel comitato centrale del PCC, e 70 per occupare le più alte cariche di questa organizzazione politica. Lo stesso Raúl Castro una volta ha descritto questo rinnovamento come una questione “strategica”, poiché la posta in gioco è che la rivoluzione sopravviva ai suoi fondatori. Da qui il mantra della continuità.

La consegna del testimone a una nuova generazione è infatti già avvenuta in sede di Governo. Il presidente del paese, Miguel Díaz-Canel, che ha da poco compiuto 61 anni, e il primo ministro, Manuel Marrero, è nato nel 1963. È stato Raúl Castro a scegliere Díaz-Canel come suo successore alla presidenza, dopo averlo qualificato come “unico sopravvissuto”di una generazione di leader che, in tempi diversi, furono promossi dai capi storici per garantire la successione e la sopravvivenza della rivoluzione, ma che per lo più caddero in disgrazia.

Lo stesso Raúl Castro, nel consegnargli la presidenza nel 2018, ha affermato che se tutto andasse secondo i piani, Díaz-Canel sarebbe stato eletto anche primo segretario del PCC all’ottavo congresso. Se non ci sono sorprese, così sarà e il ciclo sarà completato. Ma i leader storici se ne andranno completamente? La continuità continuerà ad essere protetta? Come sono costituiti il ​​Comitato Centrale e l’ufficio politico? I nuovi leader avranno spazio per introdurre grandi cambiamenti, come la realtà impone e se questo è il loro desiderio?

A queste ed ha altre domande ha risposto la presidentessa dell’ Ass. italo-cubana “Para un Principe Enano”.

Dieci giorni dopo, precisamente il 29 aprile 2021, la nostra Responsabile Esteri, la compagna Maddalena Celano, ha organizzato una diretta Facebook per l’Ass. Para un Principe Enano, con la presidentessa (dell’ Associazione) Olga Lidia Priel Herrera che ha risposto ad una serie di interrogativi.

Attualmente, a Cuba, quasi tutti i leader di partito, a livello comunale e provinciale, sono nati dopo il 1959. Ma i membri della vecchia guardia hanno continuato a ricoprire incarichi rilevanti, condivisi con i leader di una generazione intermedia. Nel nocciolo duro del PCC, l’ufficio politico, il suo grado più alto, l’età media è di 69 anni e otto dei suoi 17 membri hanno più di 75 anni (cinque di loro sono militari).

Vi sono molte domande che fluttuano nell’aria, ma la maggior parte degli analisti concorda su una cosa: il risultato di questo congresso è la chiave per il futuro, dato che le sfide politiche ed economiche che Cuba deve affrontare sono immense. Olga sottolinea che la situazione del Paese è economicamente critica a causa dei mali strutturali trascinati dal sistema e una situazione aggravata dalla pandemia – il PIL è sceso del’11% lo scorso anno – a causa della dura recrudescenza dell’embargo, da parte dell’amministrazione Donald Trump.

Uno dei temi importanti del congresso è stato la riforma economica, vitale per la sopravvivenza. A ciò si aggiunge il nuovo scenario creato dall’irruzione dei social network. Sebbene le sfide politiche siano considerevoli – e da questa parte non ci si aspetta il minimo compromesso – vi è consenso sul fatto che la battaglia principale sia da giocarsi economicamente. Olga Priel Herrera crede che i nuovi leader, che emergono da questo ottavo congresso, possano guidare Cuba su un percorso più prospero. Olga ribadisce spesso che discutere di democrazia significa porre al centro di essa le questioni del potere e del dominio; potere e dominio di alcuni uomini su altri, gruppi e classi sociali che acquisiscono la capacità di imporsi su altri uomini, etc. Il sistema cubano garantisce equità, secondo l’opinione di Olga, e combatte per contrastare il potere di alcuni uomini su altri, di alcuni gruppi su altri, di una classe o di una frazione sopra il resto: questo è stato e continuerà ad essere Cuba.

Cuba è la forza trainante dietro la storia dell’umanità, fino al raggiungimento dell’utopia: la società senza classi e senza sfruttamento. Il Colonialismo e il suo figlio contemporaneo, il neocolonialismo, sono state le varianti del dominio attraverso il quale la borghesia è riuscita ad espandere universalmente il proprio potere controllando intere regioni e città, sfruttandole a proprio vantaggio. Uno dei miti costruiti dalla borghesia, per esercitare il proprio dominio, è stato il mito della democrazia; attraverso la prassi democratica perfezionata nel corso dei secoli, ha raggiunto l’universalizzazione della convinzione che lei, la borghesia dominante, rappresenti l’interesse generale dei cittadini.

Perciò solo i regimi borghesi sarebbero “democratici”. Cuba, essendo una “democrazia diretta e partecipativa”, dal basso, sarebbe, invece, una “dittatura”. Affrontare la soggettività borghese, da una soggettività alternativa in costruzione, è un compito gigantesco ed è ovviamente un compito rivoluzionario. Il popolo cubano ha realizzato la prima rivoluzione socialista di Liberazione Nazionale del 20° secolo, in un paese alla periferia del mondo occidentale, da cui il sistema sociale creato doveva andare oltre i limiti neocoloniali preesistenti, e raggiungere la libertà, la sovranità, la democrazia e la giustizia sociale registrate nel programma iniziale rivoluzionario. Olga afferma che, le questioni della libertà e della democrazia, erano state poste in primo piano della società cubana, sin dalla lotta contro la dittatura batistana; dalle forze rivoluzionarie che portarono al trionfo dell’insurrezione – popolarmente confuse come trionfo della rivoluzione – tutto era sinonimo di libertà, le libertà violate dal la tirannia furono ripristinata ipso facto con l’avvento del nuovo governo rivoluzionario e il salvataggio della costituzionalità perduta. L’anno 1959 è stato chiamato l’Anno della Liberazione, intesa dall’avanguardia rivoluzionaria come il ristabilimento delle libertà e dei diritti individuali, e come processo di cambiamento sociale a favore della maggioranza delle persone.

La storia di Cuba, in particolare le sue battaglie militari anticolonialiste e le lotte anti-neocolonialiste, mostra che l’unità dei diversi attori è fondamentale in ogni tentativo volto a raggiungere l’indipendenza, la sovranità nazionale e garantire l’esistenza stessa della nazione cubana. L’ignoranza di questo principio ha portato a successive frustrazioni popolari. E questo è stato proprio uno degli apprendimenti più significativi della prassi rivoluzionaria, sin dagli anni dell’insurrezione contro la dittatura batistana. Dopo il trionfo rivoluzionario, l’unità delle persone in funzione del processo di cambiamento sociale è stato costruito dai borghi e dai quartieri delle città, fino agli insediamenti rurali più remoti, dalle scuole, dalle università. Anche i bambini e i giovani hanno iniziato a praticare l’unità e la mobilitazione. Più in avanti, i compiti di solidarietà sono stati essenziali per la sua crescita organica. Olga ha ritratto una società intrinsecamente democratica e pluralista che costruisce dal basso la propria essenza.

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