Nei Vangeli di Marco, di Matteo, di Tommaso, si racconta che alcuni farisei per mettere in difficoltà Gesù, gli chiesero se era giusto che gli Ebrei pagassero le tasse agli occupanti Romani, dunque a Cesare. Si aspettavano che Gesù si sarebbe opposto al pagamento, e in tal caso lo avrebbero consegnato a Ponzio Pilato, governatore romano. Gesù, che comprese il loro intento, si fece consegnare una moneta e mostrando la raffigurazione di Cesare su di essa, disse: “ Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Dopo questa risposta, tutti si allontanarono contrariati. Oggi questa frase è entrata in uso con un altro significato, cioè come un invito a riconoscere i meriti di ognuno. Per questo io, pur non essendo renziana, non posso non riconoscere la grande preparazione politica di Renzi. Egli ha dimostrato che “ il banco” lo tiene sempre chi sa giocare le sue carte. Ha gettato le esche, si è fatto cacciare e deridere, ma poi ha fatto implodere il Parlamento, inducendo il Presidente alla nomina di un super partes come Draghi e portando all’implosione il movimento 5 Stelle. Credo che vada riconosciuto a Renzi il merito di aver risvegliato la nostra speranza, “sparigliando le carte”, dandoci così una via di fuga dall’immobilismo, dall’incompetenza e dalla litigiosità in cui era caduto il Paese.