Dal 1992 la società passo dopo passo verso l’autodistruzione

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

1992 di Alfredo Morganti – 15 aprile 2015

Non so se seguite su Sky ‘1992’. Liberi di farlo, ovviamente. Era solo per dire che, ieri sera, a un certo punto sono balzato dal divano, come davanti a un deja vu. È stato quando ha iniziato a profilarsi la figura di Silvio Berlusconi, allora astro nascente. Era impersonato da un attore durante una convention di Publitalia a Montecarlo, ma compariva anche sugli schermi in alcuni filmati d’epoca (compresa l’intervista di un Mike Bongiorno adulante, dove il Capo di Mediaset dichiarava di essere un ‘uomo del fare’ e diceva che non sarebbe mai entrato in alcuno dei partiti allora esistenti). Be’, ogni volta che parlava (sia mediante il sembiante, sia nei filmati) ascoltavo parole e frasi stranote, che oggi Matteo Renzi ripete pari pari e con la stessa cadenza concettuale: l’uomo del ‘fare’, con questi partiti non c’entro nulla, la burocrazia, l’azienda Italia, datemi cinque anni e rivolto il Paese, serve ottimismo, serve fiducia, la crisi è psicologica, un milione di posti di lavoro, siete tutti belli, forti, tosti, ce la possiamo fare, facciamo ripartire l’economia, riparte l’Italia, ci vuole poco, ecc. ecc. ecc. Roba da restare basiti.

Ho pensato: vuoi vedere che tutto davvero cambia perché non cambi nulla? Vuoi vedere che gli italiani in fondo vogliono sempre la stessa cosa ma in forme appena un po’ diverse (e nemmeno molto)? Vuoi vedere che il filo è sempre quello, la solfa è sempre quella, le parole persino? “1992” racconta quegli anni con uno sguardo particolare. Di Pietro vuole soltanto catturare il ‘cinghialone’ e, soprattutto, vorrebbe “cambiare l’Italia”. Berlusconi prepara la discesa in campo nel deserto della politica, coi partiti rasi al suolo e le istituzioni ridotte a mero oggetto di ‘picconamento’. La destra è ormai sdoganata. Gli italiani, liberi dai vincoli partitici della Prima Repubblica, possono finalmente tornare a dare sfogo ai propri istinti belluini antipolitici, da adoratori del ‘Capo’ di turno (un po’ come oggi). Craxi (al di là del giudizio politico) appare quasi l’ultimo baluardo del sistema dei partiti (Moro e Berlinguer se ne sono già andati da tempo). Picconato (rottamato) lui, la strada si fece subito in discesa. È un’interpretazione questa, abbastanza vicina alla realtà. Perché il 1992 fu davvero lo spartiacque simbolico di una fase, ovviamente, ben più lunga, storica: la demolizione della realtà politica, partitica e istituzionale si concentra proprio in quell’anno. Il ‘vuoto’ successivo ha origine proprio in quella fase, durante la quale non ci si batté in primo luogo contro la corruzione, ma contro il sistema dei partiti. E Di Pietro fu il classico esempio di magistrato-politico, che volle ‘cambiare l’Italia’ sopra ogni cosa.

Oggi sembra di rivivere ancora quegli anni. La corruzione dilaga come un male endemico. Ed è una corruzione non di sole tangenti o mazzette, ma anche morale, etica, politica, del pensiero (come dice il compagno Claudio Bazzocchi). I partiti non ci sono più. L’unico in campo (il PD) ha il pulsante rosso di autodistruzione pronto a essere pigiato dal suo stesso Capo. Perché è un partito personale, anzi uno strumento personale, ad hoc, usa e getta. Il livore contro la politica è sempre più attivo, e le ‘potenze’ esterne a essa hanno il sopravvento: la tecnica, la comunicazione, la finanza. E foraggiano l’ideologia del ‘fare’, sempre più egemonica, la cui eterogenesi è stata quella di produrre un’infinità di chiacchiere a vuoto (spesso in inglesorum, come dice Michele Serra). Chiacchiere che nascondono il ‘fare’ vero, quello che prende corpo in stanze segrete, lontane da ogni streaming possibile, e che si concreta nella riscossa delle oligarchie, pronte a occupare egemonicamente il ‘vuoto’lasciato dalla fine della politica, e dalla deriva della sinistra. Il 1992 insomma è stato uno ‘snodo’ di potere, un potere che si è spostato dal sistema dei partiti verso un’area e una cultura politica che spregia i partiti stessi, la democrazia rappresentativa, il Parlamento, e spinge per ‘scorciatoie’ di varia natura. Tipo Patto del Nazareno o peggio. E anche il PD, purtroppo, oggi è divenuto un pezzo rilevante di questo ingranaggio perverso. Non è quello che volevamo, né quello che speravamo. Si tratterà, ad averne la forza, di ricominciare di nuovo.

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